AWS è down. Amazon Web Services è crollato stamattina, trascinando con sé decine di app, giochi e piattaforme digitali. Il blackout è partito alle 9 del mattino ora italiana dai data center di Nord Virginia, la regione us-east-1 che rappresenta il cuore pulsante del cloud computing globale. Amazon ha confermato problemi a DynamoDB e EC2, i due servizi fondamentali che forniscono database e potenza di calcolo a migliaia di aziende. In pochi minuti Downdetector ha registrato picchi simultanei di segnalazioni per Snapchat, Roblox, Fortnite, Duolingo, Ring, Coinbase, Robinhood e molti altri. Non un caso isolato: quando l’infrastruttura AWS va giù, l’effetto domino è immediato e planetario.
AWS Down: cosa è successo nei data center di Nord Virginia
Amazon ha riconosciuto ufficialmente il problema sulla sua pagina di stato, confermando “error rates aumentati” e ritardi che hanno colpito diversi servizi nella regione US-EAST-1. Il problema ha origine in DynamoDB, il database NoSQL distribuito di AWS, e in EC2 (Elastic Compute Cloud), il servizio di calcolo che alimenta milioni di applicazioni. Questi due pilastri dell’infrastruttura cloud forniscono rispettivamente storage dei dati e potenza computazionale a migliaia di aziende che affittano risorse AWS per far girare le proprie applicazioni.
Il fatto che servizi completamente diversi tra loro siano caduti simultaneamente indica un problema infrastrutturale profondo, non un guasto isolato. Nord Virginia non è una regione qualsiasi: è il data center più grande e trafficato di AWS, quello che gestisce una porzione significativa del traffico internet globale. Quando us-east-1 ha problemi, l’impatto si sente ovunque.

L’elenco dei servizi ko
La lista dei servizi colpiti è lunga e variegata. Tra i più noti: Snapchat per i social, Roblox, Fortnite, Epic Games Store e PlayStation Network per il gaming, Duolingo e Canvas per l’educazione. Anche i servizi dello stesso ecosistema Amazon sono andati offline: Ring (le videocamere di sicurezza), Amazon Alexa e Amazon Prime Video. Sul fronte finanziario, problemi per Venmo, Robinhood, Chime e Coinbase. Persino Crunchyroll, la piattaforma di streaming anime, ha smesso di funzionare.
Secondo uno studio dell’Uptime Institute pubblicato ad aprile 2025, nel 2024 si sono verificati 31 incidenti cloud di questo tipo. La ricerca evidenzia come le applicazioni costruite su architetture multi-zona abbiano registrato solo 19 minuti di downtime in meno rispetto a quelle single-zone, dimostrando che la ridondanza geografica spesso non basta quando il problema è sistemico.
AWS Down, la fragilità del gigante
Nord Virginia ha un problema ricorrente. Secondo i dati di StatusGator, nel 2022 us-east-1 ha registrato 23 interruzioni parziali per un totale di 61 ore, rappresentando il 51% di tutti gli outage AWS e il 68% della durata complessiva dei disservizi. Non è un caso: questa regione offre 215 servizi diversi ed è la più utilizzata al mondo, il che significa più traffico, più complessità, più punti di rottura.
Il paradosso è evidente. Costruiamo architetture cloud “distribuite” e “resilienti”, ma poi mettiamo tutto nello stesso data center perché è comodo, veloce ed economico. Finché non lo è più. Un sondaggio PagerDuty condotto su 1.000 dirigenti IT e business ha rivelato che l’88% si aspetta un altro grande outage globale nei prossimi 12 mesi. Non è pessimismo: è statistica.
Il vero problema non è che AWS cada. Il vero problema è che quando AWS cade, cade anche tutto il resto. Come già discusso qui su Futuro Prossimo, la concentrazione dell’infrastruttura digitale nelle mani di pochi giganti crea vulnerabilità sistemiche che nessuna ridondanza può davvero risolvere.
Amazon sta lavorando per ripristinare i servizi, ma non ha fornito una stima sui tempi di risoluzione completa. Nel frattempo, milioni di utenti aspettano che Nord Virginia torni online. E si chiedono, forse per la prima volta davvero, quanto sia fragile l’infrastruttura invisibile che regge le loro vite digitali.