I ricercatori dell’Università di Chalmers in Svezia hanno pubblicato uno studio sulla food tax che suona come un’eresia fiscale: si possono salvare 700 vite l’anno spostando le tasse sul cibo, senza che nessuno paghi un euro in più. La bistecca diventa più cara, i pomodori più economici. Il carrello della spesa rimane neutro, ma la dieta cambia. E con essa la mortalità.
Pubblicato su Ecological Economics, lo studio dimostra che una food tax shift (rimozione dell’IVA sui cibi sani, nuove tasse su carne rossa e bibite gassate) può prevenire più morti delle cinture di sicurezza. In un paese dove le diete sbagliate uccidono quanto il fumo, i ricercatori hanno trovato il modo di far cambiare abitudini senza toccare il portafoglio.
La domanda per l’Italia, dove l’obesità infantile è al secondo posto in Europa, è semplice: perché non lo facciamo anche noi?
Come funziona la food tax: un esperimento a costo zero
Il team guidato da Jörgen Larsson della Chalmers University of Technology, insieme a ricercatori del Karolinska Institutet e della Swedish University of Agricultural Sciences, ha sviluppato un modello sofisticato per calcolare gli effetti di una riforma fiscale alimentare. L’idea è semplice: eliminare la MOMS (l’equivalente svedese dell’IVA) da frutta, verdura, legumi e cereali integrali, e introdurre tasse su carne rossa, salumi e bevande zuccherate. Il risultato? La spesa media al supermercato rimane identica, ma le scelte cambiano.
I numeri dello studio sono sorprendenti. La rimozione dell’IVA svedese ridurrebbe il prezzo di verdure e cereali integrali dell’11%, portando a un aumento dei consumi del 4% per frutta e verdura, e del 10% per il pane integrale. Dall’altra parte, le tasse sulle bevande zuccherate ne aumenterebbero il prezzo del 17%, riducendo i consumi di un quarto. Ma il dato più significativo riguarda la carne: un aumento del 25% del prezzo di manzo e agnello (circa 3 euro al chilo) porterebbe a una riduzione dei consumi del 19%.
“Le diete odierne ci stanno facendo ammalare e stanno danneggiando il clima. Se vogliamo fare qualcosa collettivamente, tasse e sussidi sono una buona strada da percorrere. La nostra ricerca dimostra anche che questo può essere fatto senza che la spesa media al supermercato diventi più costosa, quando le tasse selettive su alcuni gruppi alimentari vengono compensate rimuovendo l’IVA su altri”.
Jörgen Larsson, Chalmers University of Technology
Settecento morti in meno: il conto della food tax
I cambiamenti nella dieta indotti dalla food tax potrebbero prevenire circa 700 decessi prematuri all’anno tra le persone sotto i 70 anni in Svezia. Per fare un paragone: sono più di tre volte i morti per incidenti stradali nel paese scandinavo (circa 200 all’anno). “Questa cifra elevata ci ha sorpresi, eppure si tratta di una stima conservativa”, dice Larsson. “C’è anche molta sofferenza associata a diete non salutari che non è evidente in questa cifra, come vivere con obesità o diabete di tipo 2”.
La food tax avrebbe anche effetti sul clima. La riduzione dell’impronta carbonica del consumo alimentare svedese sarebbe di circa 700.000 tonnellate di CO2 equivalente all’anno. È come se l’8% delle auto del paese sparisse dalle strade. In Svezia, l’impatto climatico del consumo alimentare è circa il doppio delle emissioni dirette di tutto il traffico di auto passeggeri. Lo studio si è concentrato su quattro gruppi alimentari con evidenze scientifiche solide: frutta, verdura e legumi; prodotti integrali; manzo, agnello, maiale e carni lavorate; bevande zuccherate.
E in Italia? I numeri che fanno riflettere
La situazione italiana rende l’esperimento svedese ancora più rilevante. Secondo Il Sole 24 Ore, tra il 1990 e il 2022 la prevalenza dell’obesità è raddoppiata negli adulti e quadruplicata tra i bambini e gli adolescenti. La Fondazione Valter Longo stima che il 27% dei bambini e ragazzi italiani tra i 3 e i 19 anni sia in eccesso di peso, circa 2,4 milioni di persone. L’Italia, come dicevo, è al secondo posto in Europa per prevalenza di obesità infantile.
Il costo sanitario è enorme. Il 12% degli adulti italiani è obeso, con conseguenze dirette su diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e tumori. Uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità ha documentato un aumento della mortalità per obesità di circa 18 volte negli ultimi 30 anni. Le cause iniziali di morte più frequenti nei soggetti con obesità sono il diabete, le malattie cardiache e le malattie del sistema respiratorio.
Il dato più preoccupante riguarda il declino della dieta mediterranea. Il consumo quotidiano di frutta e verdura è crollato dal 94% della popolazione nel 1994 al 78% nel 2024, secondo il rapporto ISTAT 2025.
La tendenza è più evidente tra le nuove generazioni, che a parità di età adottano regimi alimentari meno sani dei loro predecessori e consumano molta meno frutta.
Food tax: perché in Italia non se ne parla
L’Italia ha discusso più volte di una “fat tax” o di una “sugar tax“, una tassa sulle bevande zuccherate, ma ogni tentativo si è arenato. Le lobby alimentari hanno sempre opposto resistenza, sostenendo che tassare alcuni alimenti distorcerebbe il mercato. Federalimentare, l’associazione delle industrie alimentari italiane, ha sempre respinto l’idea sostenendo che i consumatori dirotterebbero le scelte verso prodotti analoghi più economici e di qualità peggiore.
Ma lo studio svedese dimostra che questa obiezione non regge. La food tax non è una tassa aggiuntiva: è uno spostamento fiscale a costo zero per lo Stato e per i cittadini. Come spiega Larsson:
“Il fatto che la riforma sia anche a costo zero per il governo centrale migliora le possibilità di implementazione. A lungo termine, una food tax fornirebbe molti benefici economici al governo attraverso una migliore salute pubblica, riduzione delle assenze per malattia e minori costi sanitari”.
Il prezzo fa la differenza: l’esempio della carne
Lo studio conferma che il prezzo del cibo ha un impatto enorme sui consumi. Un esempio storico: il consumo di manzo in Svezia è aumentato del 50% negli anni ’90, in gran parte attribuibile al dimezzamento del prezzo della carne dopo l’ingresso della Svezia nell’Unione Europea. Come abbiamo raccontato, alcuni paesi hanno già sperimentato tasse sulle bevande zuccherate con risultati modesti ma significativi.
Il Messico ha introdotto una tassa nel 2014, riducendo le vendite soprattutto tra le famiglie a basso reddito. Il Regno Unito ha seguito nel 2018. Il Cile ha implementato nel 2016 alcune delle regolamentazioni più severe al mondo: restrizioni sulla pubblicità di alimenti ultra-processati, etichette di avvertimento obbligatorie sui prodotti ad alto contenuto di calorie, sodio, grassi saturi e zucchero. Notate bene, però: nessuno di questi paesi ha tentato una food tax completa come quella proposta dai ricercatori svedesi.
Food tax: neutrale per tutti, ricchi e poveri
Gli aumenti del prezzo del cibo colpiscono normalmente più duramente le famiglie a basso reddito, che spendono una quota maggiore del loro reddito per il cibo. Ma con la food tax proposta, alcuni alimenti diventerebbero più costosi e altri più economici. I ricercatori vedono questo come un vantaggio per ottenere l’accettazione pubblica del cambiamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato linee guida che raccomandano l’uso di leve fiscali per incentivare diete più sane, sottolineando che aumentare i prezzi delle bevande zuccherate di almeno il 20% porta a una riduzione proporzionale del consumo.
La domanda per l’Italia è politica, non tecnica. Il governo ha istituito un Fondo per la prevenzione e cura dell’obesità 2025-2027 con 1,2 milioni di euro. Una cifra ridicola se confrontata con i costi sanitari dell’obesità. La proposta di legge dell’onorevole Roberto Pella per riconoscere l’obesità come malattia cronica è ferma in Parlamento. Nel frattempo, un terzo dei nostri bambini continua a ingrassare, e la dieta mediterranea diventa un ricordo per turisti.
La Svezia sta dimostrando che si può cambiare senza chiedere sacrifici economici. Basta spostare le tasse dai broccoli alle bistecche. Il carrello costa uguale, la salute migliora, il clima ringrazia.
Sul serio: quando inizieremo anche noi?