Nell’ormai lontano 1990 un contadino cinese ha trovato quello che sembrava un cranio schiacciato come una frittata. Per 30 anni e più gli scienziati l’hanno scrutato cercando di capire a chi appartenesse. Troppo piatto per essere interessante, troppo rotto per essere utile. Poi è arrivata la scansione CT e la ricostruzione digitale, e quel cranio appiattito ha smesso di essere un mistero per diventare un problema. Yunxian 2, così si chiama, ha un milione di anni: appartiene a Homo longi, il “Dragon Man”. E dice una cosa semplice: ci siamo sbagliati sulla nostra storia. Di parecchio.
La separazione tra noi, i Neanderthal e i Denisovani non è avvenuta 600mila anni fa. È successo un milione di anni fa, forse in Asia e non in Africa. Il che significa che la nostra origine è doppiamente più antica di quanto pensavamo. E questo cambia tutto.
Homo longi, il cranio schiacciato che nessuno voleva studiare
Yunxian 2 è stato dissotterrato in un tratto del fiume Hanjiang, nella provincia di Hubei, Cina centrale. Insieme a lui c’era Yunxian 1, ancora più danneggiato. Entrambi erano talmente deformati dalla fossilizzazione che classificarli era un esercizio di fantasia. Gli studiosi avevano optato per la soluzione più comoda: Homo erectus, il tuttofare dell’evoluzione umana. Un’etichetta generica che copriva tutto ciò che non si capiva bene. Il problema è che Yunxian 2 aveva qualcosa che non tornava. Troppo grande il cervello, troppo moderna la faccia. Ma troppo schiacciato il cranio per dirlo con certezza.
Poi è arrivato il team guidato da Xiaobo Feng dell’Università di Shanxi. Hanno pubblicato lo studio su Science a settembre 2025, e hanno fatto quello che nessuno aveva mai tentato: ricostruire digitalmente il cranio, togliendo un milione di anni di compressione geologica. Scansione CT ad alta risoluzione, segmentazione dell’osso dal sedimento, riassemblaggio dei frammenti spostati. Hanno usato pezzi di Yunxian 1 dove serviva, poi hanno piazzato 533 punti anatomici sul modello e lo hanno confrontato con oltre 100 altri fossili. Il risultato? Un cranio che non assomiglia a quello che ci aspettavamo.

Un po’ come un parente che non sapevi di avere
Il cranio ricostruito mostra un mix strano. Ha caratteristiche arcaiche: scatola cranica lunga e bassa, arcate sopraccigliari massicce, faccia larga. Roba da umano antico. Ma ha anche un cervello grande, circa 1.143 centimetri cubici, vicino ai primi Homo sapiens. E una faccia piatta con zigomi larghi e un ponte nasale alto. Senza la prominenza facciale dei Neanderthal. Secondo Chris Stringer del Natural History Museum di Londra, coautore dello studio, queste caratteristiche lo collegano a Homo longi, il “Dragon Man” trovato nel 2021 in Cina nordorientale.
Ed è qui che tutto diventa più strano. I Denisovani, quegli umani misteriosi conosciuti soprattutto dal DNA e da pochi frammenti fossili (un osso di dito, un molare, la mandibola di Xiahe dal Tibet), rientrano nella famiglia di Homo longi. Il che significa che sono più vicini a noi di quanto lo fossero i Neanderthal. Uno studio del giugno 2025 su Cell ha confermato che il cranio di Dragon Man è denisovano, analizzando DNA e proteine dal tartaro dei suoi denti. Yunxian 2, con un milione di anni, sarebbe un antenato di quella linea.
La nuova analisi suggerisce che i Neanderthal si sono separati circa 1,38 milioni di anni fa, mentre gli antenati di Homo sapiens e Denisovani sono rimasti insieme fino a 1,32 milioni di anni fa. Confronta questi numeri con il modello genetico standard, che poneva la separazione intorno a 600mila anni fa. La differenza? Circa 400mila anni. Praticamente il doppio del tempo.
Tre salti evolutivi invece di uno
Il nuovo albero genealogico rivela tre grandi salti evolutivi. Primo: i Neanderthal si staccano circa 1,38 milioni di anni fa. Secondo: le linee longi e sapiens si dividono intorno a 1,32 milioni di anni fa. Terzo: la linea sapiens stessa inizia circa 1,02 milioni di anni fa. “Questo fossile è il più vicino che abbiamo all’antenato di tutti questi gruppi”, ha detto Stringer al Guardian.
Il quadro convenzionale basato sul DNA diceva che una popolazione ancestrale si è divisa in (1) umani moderni e (2) un ramo che poi si è suddiviso in Neanderthal e Denisovani. Il nuovo albero invece stacca prima i Neanderthal, con umani moderni e Denisovani che si separano dopo. Oltre un milione di anni fa. Il che solleva una possibilità scomoda: forse il luogo di nascita della nostra linea non era in Africa, dove i fossili umani moderni più antichi risalgono a circa 300mila anni fa. Forse l’antenato di Homo sapiens viveva in Asia occidentale, e solo dopo alcune popolazioni sono tornate in Africa per evolversi in noi. “Sembra più probabile che l’antenato fosse fuori dall’Africa, forse in Asia occidentale”, ha detto Stringer a New Scientist.
Il pasticcio di mezzo si complica
Se tutto questo regge, riscrive quello che i paleoantropologi chiamano il “muddle in the middle”, il pasticcio di mezzo. Quel periodo confuso tra un milione e 300mila anni fa, dove i fossili umani non si classificano bene. Troppo moderni per essere Homo erectus, troppo arcaici per essere noi. La nuova analisi suggerisce che quel pasticcio era fatto di almeno tre linee distinte: Neanderthal, Homo longi/Denisovani, e Homo sapiens arcaici. Tutte nate da una separazione avvenuta un milione di anni fa.
Ma non tutti sono convinti. Il genetista Aylwyn Scally ha avvertito che la storia umana sembra meno un albero e più una “rete aggrovigliata”. Ha aggiunto: “La genetica è una guida migliore di queste relazioni rispetto alla morfologia, specialmente quando hai solo scheletri parziali”. Altri vedono promesse ma vogliono più prove. “Se confermato da fossili aggiuntivi ed evidenze genetiche, la datazione della divergenza sarebbe davvero sorprendente”, ha detto Frido Welker dell’Università di Copenhagen. La paleoantropóloga Sheela Athreya è stata più diretta: “L’evoluzione del Pleistocene medio rappresenta un mistero persistente”.
Cosa significa Homo longi per noi
Yunxian 2 forse non darà l’ultima parola su dove veniamo. Ma dà un promemoria potente: il nostro passato non è una linea retta. È un caleidoscopio di popolazioni antiche che si sono separate e riconnesse attraverso i continenti. Se Yunxian 2 si trova vicino alle origini sia della linea Homo longi/Denisovani che di quella di Homo sapiens, “potrebbe rappresentare una delle finestre più importanti finora sui processi evolutivi che hanno plasmato il nostro genere circa un milione di anni fa”, secondo Stringer.
E c’è un dettaglio che fa pensare. Come abbiamo raccontato in questo articolo, meno di un milione di anni fa l’umanità è passata attraverso un collo di bottiglia che l’ha ridotta a circa 1.300 individui per oltre 100mila anni. Forse non è un caso che questi eventi siano così vicini nel tempo. Forse il periodo critico che ha quasi spazzato via i nostri antenati è lo stesso che ha catalizzato le separazioni evolutive tra le linee umane. Clima estremo, popolazioni isolate, adattamenti rapidi. La ricetta per creare nuove specie.
Meglio capire oggi che domani. Perché più studiamo il passato, più scopriamo che eravamo meno soli di quanto pensassimo. E forse meno speciali.