La scarpa si allaccia. La batteria si aggancia al polpaccio. Il motore ronza appena, come se stesse aspettando. Poi parte: un piccolo braccio robotico collega la caviglia alla suola e, quando cammini, senti una spinta dal tallone. Non è drammatica, non ti catapulta in avanti tipo Marty McFly. È sottile, quasi educata. Un po’ come se qualcuno ti avesse dato un secondo paio di polpacci e te lo avesse fatto notare solo dopo il terzo passo. Nike la chiama Project Amplify ed è, tecnicamente, la prima scarpa motorizzata al mondo pensata per la gente normale.
Non per atleti olimpici, non per maratoneti che vogliono limare i secondi. Diciamo per chi cammina al ritmo di un chilometro ogni 10-12 minuti e vorrebbe solo arrivare un po’ prima senza sentirsi distrutto.
Come funziona un esoscheletro per i piedi
Il sistema è composto da tre elementi: un motore leggero ma potente, una cinghia di trasmissione e una batteria ricaricabile che si fissa al polpaccio come una cavigliera sportiva. Il tutto si integra con una scarpa da corsa con piastra in fibra di carbonio che può essere indossata anche senza la parte robotica. Il motore lavora sui movimenti naturali della parte inferiore della gamba e della caviglia, amplificandoli. Nike spiega che l’idea è rendere più semplice per le persone comuni camminare o correre più spesso, per periodi più lunghi e divertendosi di più. Tradotto: aggiungere movimento alla vita quotidiana, estendere il tragitto a piedi per andare al lavoro o semplicemente godersi la corsa per un chilometro o due in più.
La tecnologia alla base di Amplify arriva dal Nike Sport Research Lab e si basa su algoritmi di movimento sviluppati studiando migliaia di atleti. Ma la vera differenza la fa la partnership con Dephy, startup di robotica fondata nel 2016 e nata come spin-off del MIT. Dephy ha una storia particolare: i suoi fondatori hanno sviluppato i primi prototipi di esoscheletro per caviglia in collaborazione con l’esercito americano. L’ExoBoot, il loro prodotto di punta, è stato testato dai militari per ridurre la fatica durante lunghe marce con zaini da 50-140 libbre. Ora quella tecnologia passa dal campo di battaglia alla strada.
Amplify: un’e-bike per i piedi, più o meno
Michael Donaghu, vicepresidente di Create The Future, Emerging Sport and Innovation di Nike, la mette così:
“Il nostro lavoro è sognare in grande tenendo gli atleti al centro. Project Amplify è partito da una singola domanda: e se potessimo aiutare le persone a muoversi più velocemente e più lontano con meno energia e molto più divertimento?”.
Il paragone che Nike usa insistentemente è quello con le e-bike. Nessuno pensa che le biciclette elettriche siano “trucchi” o rendano pigri: semplicemente aprono possibilità. Permettono a chi non ha più vent’anni di tenere il passo con chi li ha. Consentono tragitti più lunghi senza arrivare sudati in ufficio. Amplify promette lo stesso, ma per la camminata.
Un giornalista di Runner’s World ha provato un prototipo sulla pista da 200 metri del Nike Sport Research Lab. Prima impressione: “È come indossare un tapis roulant di quelli in aeroporto. Solo che si adatta a come cammino”. Quando il sistema è disattivato, cammini normalmente. Quando viene acceso, senti il tallone sollevarsi e la geometria della scarpa spingerti in avanti. La sensazione, dice, è “davvero fantastica”.
Passando dalla camminata alla corsa leggera, la potenza erogata aumenta proporzionalmente al ritmo. Non è un tapis roulant passivo: sei tu che controlli, il motore si limita ad accompagnare.
Nike ha testato Amplify con oltre 400 persone negli ultimi anni, sia in ambienti interni che esterni. Il sistema è ancora in fase di sviluppo, ma l’azienda punta a un lancio consumer “nei prossimi anni”.
Non ci sono prezzi ufficiali, ma considerando che gli esoscheletri di Dephy per uso militare partono da decine di migliaia di dollari, è lecito aspettarsi che la versione consumer sarà più accessibile. Forse non economica, ma nemmeno fuori portata.
L’era della pigrizia assistita
Qui arriva la parte interessante. Nike è chiarissima, lo ribadisco: Amplify non è pensato per runner competitivi o per chi vuole battere record. È per tutti gli altri. Per chi ha smesso di correre perché “tanto non ce la faccio più”. Per chi vorrebbe camminare di più ma dopo due chilometri è già stanco. Per chi ha problemi articolari, mobilità ridotta o semplicemente meno energia di prima.
È un prodotto democratico, almeno nelle intenzioni. Ma è anche un prodotto che solleva domande. Se possiamo camminare con meno sforzo, lo faremo davvero più spesso? O ci abitueremo alla spinta e smetteremo di muoverci senza?
La storia della tecnologia è piena di paradossi simili. Le auto ci hanno reso più veloci, ma anche più sedentari. Gli ascensori ci hanno liberato dalla fatica delle scale, ma ci hanno tolto un’occasione quotidiana di esercizio. Gli esoscheletri, nella loro versione medicale, hanno cambiato la vita a persone con disabilità motorie. Ma quando diventano consumer? Quando non servono più per camminare, ma per camminare meglio? La linea è sottile. E Nike lo sa.
Quando le scarpe diventano cyborg
Project Amplify fa parte di una serie di innovazioni che Nike ha presentato questo mese. C’è Nike Mind, calzature basate su neuroscienze con nodi in schiuma che stimolano i recettori sensoriali dei piedi per migliorare focus e concentrazione.
C’è Aero-FIT, un sistema di raffreddamento per abbigliamento sportivo due volte più efficace dei materiali precedenti.
E c’è Therma-FIT Air, una giacca con tecnologia AIR (Adapt. Inflate. Regulate.) che regola dinamicamente il calore corporeo. Tutte tecnologie che vanno nella stessa direzione: fare del corpo un sistema ottimizzabile, misurabile, potenziabile.
Ma Amplify è diverso. Non migliora solo le prestazioni: cambia letteralmente il modo in cui ti muovi. Non è più solo una scarpa che protegge il piede o restituisce energia. È una scarpa che fa qualcosa al posto tuo. E questo, per quanto affascinante, è anche un po’ inquietante. Finché si tratta di aiutare chi ha problemi di mobilità, il discorso fila. Ma quando diventa uno standard? Quando diventa normale non camminare più, ma essere “assistiti nel camminare”?
Amplify: il futuro migliorato
Phil McCartney, Chief Innovation Officer di Nike, lo dice esplicitamente: “Unendo le nostre organizzazioni creative di Nike, Jordan e Converse, stiamo accelerando il progresso e sfruttando appieno le nostre forze per offrire prodotti epici che rendono gli atleti migliori”. L’enfasi è su “rendere migliori”. Non “aiutare”, non “supportare”. Migliorare. È una distinzione piccola, ma significativa. E forse è proprio lì che si gioca il futuro di Amplify: capire se è uno strumento o un sostituto.
Per ora, il dibattito è teorico. Amplify è ancora un prototipo, i prezzi non ci sono, la disponibilità è lontana. Ma la domanda resta. Se potessimo camminare senza fatica, lo faremmo? O ci limiteremmo a camminare di meno, sapendo che quando serve, c’è sempre un motore pronto ad aiutarci? La tecnologia offre possibilità.
Poi tocca a noi decidere cosa farcene.