La turbina rallenta leggermente quando una raffica cambia direzione, poi riprende a girare senza bisogno di riorientarsi. Non ha sistemi di puntamento, non emette vibrazioni percettibili, non disturba il volo degli uccelli. È montata sul palo di un lampione autostradale, dove il traffico genera correnti d’aria continue ma irregolari. Philéole, mini turbina verticale belga da 300 watt, lavora così: cattura venti da qualsiasi direzione partendo da appena 2 metri al secondo. Un po’ come un collega affidabile che si presenta sempre, anche quando le condizioni non sono ottimali. La startup che l’ha progettata promette 30 anni di vita utile e materiali biodegradabili al 75%. L’eolico urbano prova a farsi strada tra i pali della luce.
Quando il vento urbano diventa energia
In Italia l’eolico ha raggiunto 13.356 MW di potenza installata ad agosto 2025, con una crescita del 32% rispetto all’anno precedente. Ma il 94% di questa energia viene prodotta al Sud, in grandi parchi eolici lontani dalle città. L’eolico urbano resta marginale: pale troppo grandi, rumore eccessivo, venti irregolari.
Le turbine tradizionali ad asse orizzontale richiedono raffiche sostenute e ampie superfici, condizioni rare negli ambienti urbani dove il vento arriva da direzioni imprevedibili.
La startup belga Philéole prova a cambiare prospettiva con mini turbine verticali tipo Savonius che funzionano da 2 metri al secondo. Design compatto, materiali biodegradabili al 75%, nessun sistema di orientamento necessario. Una turbina Savonius, inventata dall’ingegnere finlandese Sigurd Savonius nel 1922, sfrutta la resistenza aerodinamica con pale a forma di S che catturano il vento indipendentemente dalla direzione. Ricercatori dell’Università di Vaasa hanno studiato come migliorarne l’efficienza dell’8% in contesti urbani, dove la turbolenza è costante.

Barche, lampioni e autostrade: dove funziona
Philéole ha iniziato dal settore nautico. La versione “Grain Blanc” pesa 10 kg, misura 110 cm di altezza e 45 cm di diametro, resiste a venti fino a 130 km/h. Su una barca a vela da 12 metri che attraversa l’Atlantico europeo, copre il fabbisogno elettrico quotidiano di 626 wattora: luci, radar, VHF, GPS, computer di bordo. Senza generatori diesel. Secondo i dati della startup, questo si traduce in oltre 1.400 ore di navigazione all’anno a zero emissioni. Il coefficiente di potenza massimo raggiunge 0,30 con venti di 16 m/s.
Le applicazioni urbane includono lampioni intelligenti e illuminazione pubblica. Una turbina Philéole installata su un palo stradale garantisce alimentazione autonoma anche durante blackout.
Sulle autostrade, dove il traffico veicolare genera correnti d’aria costanti, la startup stima fino a 7.000 ore annue di vento sfruttabile. Il movimento dei veicoli crea flussi d’aria che turbine compatte come queste possono convertire in energia secondaria ma continua.
Eolico urbano: materiali sostenibili e manutenzione ridotta
Circa il 75% dei materiali usati da Philéole sono biodegradabili e il 100% risulta riciclabile. Le pale vengono realizzate con amido di mais, polipropilene riciclato o fibre naturali. Non generano rifiuti tossici e sono facilmente smontabili per manutenzione o sostituzione. La struttura in alluminio mantiene il peso contenuto facilitando l’installazione su strutture esistenti. Studi italiani sul mini eolico confermano che le turbine Savonius, pur avendo un’efficienza inferiore alle pale tradizionali (coefficiente di potenza intorno a 0,25), compensano con bassi costi di produzione e manutenzione ridotta.
La turbina è silenziosa e priva di vibrazioni. Secondo la startup, questo elimina l’impatto sugli uccelli, problema frequente con i parchi eolici convenzionali dove le pale rotanti alterano traiettorie di volo e abitudini della fauna. Il design modulare permette fissaggio rapido su qualsiasi struttura verticale: alberi di barche, pali stradali, tetti di edifici. Nessun sistema di ancoraggio complesso, nessuna fondazione speciale.

Ritorno economico e contesto italiano
Con una potenza media di 300 watt in condizioni ottimali e durata stimata oltre 30 anni, Philéole promette un ritorno dell’investimento in circa 10 anni. Il calcolo si basa su una media di 4.000 ore annue di vento utile. Per confronto, altre soluzioni di eolico urbano come le recinzioni Wind Fence del designer Joe Doucet generano 2.200 kWh annui con otto pale elicoidali, sufficienti per coprire parte del fabbisogno domestico ma richiedendo comunque installazioni multiple.
In Italia il settore rinnovabili affronta ritardi autorizzativi significativi: su 2.109 progetti avviati dal 2015, l’80% resta in istruttoria tecnica. Legambiente evidenzia che regioni come Valle d’Aosta, Molise, Calabria e Sardegna rischiano ritardi tra 20 e 45 anni rispetto agli obiettivi 2030. Le mini turbine urbane potrebbero aggirare parte della burocrazia installandosi su infrastrutture esistenti senza richiedere nuove autorizzazioni complesse per parchi eolici.
L’eolico urbano verticale non sostituirà i grandi parchi eolici che forniscono gigawatt alla rete nazionale. Ma può diventare componente diffusa della produzione energetica distribuita: ogni lampione, ogni barca, ogni edificio che produce parte della propria energia riduce il carico sulla rete. Città rigenerative che integrano energia rinnovabile nell’architettura urbana diventano più resilienti e meno dipendenti da infrastrutture centralizzate.
Eolico urbano: poca pretesa, massima resa
Philéole ha ottenuto il riconoscimento Solar Impulse Efficient Solution, marchio che certifica soluzioni innovative con impatto ambientale positivo e fattibilità economica. Il team belga guidato da Jean-Luc Bodart, Maxime Halot e Maurine Diercxsens punta su un modello di economia circolare: produzione in Belgio con materiali esclusivamente riciclati e riciclabili, tasso di riciclabilità del 95%.
Le turbine verticali urbane non hanno l’efficienza delle pale orizzontali da 100 metri installate in cima alle colline. Ma funzionano dove quelle non possono stare. Trasformano il vento debole e irregolare delle città in risorsa anziché ignorarlo.
Finché una turbina da 300 watt mantiene carica la batteria di una barca o alimenta un lampione senza bruciare diesel, fa il suo lavoro. Senza pretendere di salvare il mondo, solo di usare meglio il vento che già soffia.