Per la prima volta nella storia dell’astronomia, un telescopio spaziale ha rilevato vapore acqueo proveniente da una cometa interstellare a una distanza dal Sole in cui normalmente questi oggetti celesti rimangono inattivi. Il Neil Gehrels Swift Observatory della NASA ha catturato il segnale ultravioletto dell’idrossile (OH) emesso da 3I/ATLAS quando la cometa si trovava a quasi tre volte la distanza tra la Terra e il Sole. La scoperta, pubblicata il 30 settembre su The Astrophysical Journal Letters dal team guidato da Dennis Bodewits dell’Auburn University, rivoluziona ciò che sappiamo sull’attività cometaria e apre nuove domande sulla natura degli oggetti interstellari.
L’acqua dove non dovrebbe esserci
Swift ha rilevato l’idrossile quando 3I/ATLAS si trovava a quasi 450 milioni di chilometri dal Sole, ben oltre la regione in cui il ghiaccio superficiale delle comete può sublimare facilmente. A quella distanza, la maggior parte delle comete del Sistema Solare resta silenziosa. La misurazione ha registrato un tasso di perdita d’acqua di circa 40 chilogrammi al secondo, un valore significativo per un oggetto così lontano dalla nostra stella. È tipo un freezer che perde acqua in Antartide: tecnicamente possibile, ma decisamente strano.
Il segnale ultravioletto catturato da Swift suggerisce che qualcos’altro stia alimentando l’attività della cometa. Forse la radiazione solare sta riscaldando piccoli granelli di ghiaccio rilasciati dal nucleo, permettendo loro di vaporizzare e alimentare la nube di gas circostante. Queste sorgenti estese di acqua sono state osservate solo in una manciata di comete distanti e indicano la presenza di ghiacci complessi e stratificati che preservano indizi su come questi oggetti si sono formati.

et al ., doi: 10.3847/2041-8213/ae08ab.
Ogni cometa interstellare è una sorpresa: 3I/Atlas non fa eccezione
Ogni oggetto interstellare scoperto finora ha rivelato un lato diverso della chimica planetaria oltre il nostro Sole. 1I/’Oumuamua, il primo visitatore interstellare confermato nel 2017, appariva secco e privo di attività cometaria visibile. 2I/Borisov, scoperta nel 2019, era ricca di monossido di carbonio. E ora 3I/ATLAS rilascia acqua a una distanza in cui non dovrebbe farlo. Come spiega Zexi Xing, ricercatore post-dottorato all’Auburn University: “Ogni cometa interstellare finora è stata una sorpresa. ‘Oumuamua era secco, Borisov era ricco di monossido di carbonio, e ora ATLAS rilascia acqua a una distanza dove non ce l’aspettavamo”.
Rilevare l’acqua, o anche solo la sua debole eco ultravioletta (OH), da una cometa interstellare significa leggere un messaggio da un altro sistema planetario. Questi oggetti dimostrano che i mattoni fondamentali delle comete, e i ghiacci volatili che le plasmano, possono variare drasticamente da un sistema stellare all’altro. Queste differenze offrono indizi su quanto possano essere diversi gli ambienti di formazione planetaria e su come processi quali temperatura, radiazione e composizione modellino i materiali che alla fine seminano pianeti e, potenzialmente, la vita.
Un telescopio piccolo ma potente
Catturare quel sussurro di luce ultravioletta da 3I/ATLAS è stato un trionfo tecnico. Swift trasporta un modesto telescopio da 30 centimetri, ma in orbita sopra l’atmosfera terrestre può vedere lunghezze d’onda ultraviolette che vengono quasi completamente assorbite prima di raggiungere il suolo. Libero dal bagliore del cielo e dalle interferenze dell’aria, il Ultraviolet/Optical Telescope di Swift raggiunge la sensibilità di un telescopio terrestre da 4 metri per queste lunghezze d’onda. La sua capacità di puntamento rapido ha permesso agli astronomi di osservare la cometa entro poche settimane dalla scoperta, molto prima che diventasse troppo debole o troppo vicina al Sole per essere studiata dallo spazio.
3I/ATLAS & i messaggi da altri mondi
Come sottolinea Dennis Bodewits: “Quando rileviamo acqua, o anche solo la sua debole eco ultravioletta (OH), da una cometa interstellare, stiamo leggendo una nota da un altro sistema planetario. Ci dice che gli ingredienti per la chimica della vita non sono unici del nostro”. La scoperta pubblicata su The Astrophysical Journal Letters conferma che 3I/ATLAS può essere confrontata direttamente con le comete native del Sistema Solare usando lo stesso metro di misura: l’acqua. Come avevamo raccontato in precedenza, questa cometa presenta un rapporto CO₂/acqua anomalo di 8:1, tra i più alti mai registrati.
Gli oggetti interstellari rappresentano le uniche cose che abbiamo mai ottenuto osservazioni fisiche all’interno del Sistema Solare che hanno avuto origine al di fuori di esso. Ogni nuova scoperta riscrive ciò che pensavamo di sapere su come pianeti e comete si formano attorno alle stelle. 3I/ATLAS continuerà il suo viaggio attraverso il Sistema Solare, passando dietro il Sole alla fine di ottobre e avventurandosi oltre Giove a marzo 2026, prima di tornare nello spazio interstellare da cui è venuta. Ma ha già lasciato un segno: l’acqua può esistere dove non dovrebbe, e le regole che conosciamo valgono solo per casa nostra.
Wheww… sono riuscito a parlare di un oggetto interstellare senza parlare di Avi Loeb e degli alieni! Mi dò da solo una pacca sulla spalla.