È lunedì mattina. Hai una videochiamata tra dieci minuti e lo specchio ti sta guardando con molta, molta pietà. Potresti correre in bagno, cercare il fondotinta, provare a sembrare presentabile. Oppure potresti semplicemente aprire Google Meet e lasciare che sia l’intelligenza artificiale a occuparsene. Google ha appena introdotto il makeup virtuale alimentato da Gemini AI: dodici preset che vanno dal “professionale discreto” al “pronto per l’aperitivo post-lavoro”. Il sistema applica fondotinta, rossetto ed eyeliner virtuali che si adattano ai movimenti del viso in tempo reale. Bevi il caffè? Il trucco resta al suo posto. Ti tocchi la guancia? Nessuna sbavatura. L’illusione regge. E forse è proprio questo il punto: non si tratta più di trucco. Si tratta di controllo totale sulla propria immagine digitale.
Dodici stili, un algoritmo, zero pennelli: Google Meet ora “ha il trucco”
Google Meet ha lanciato la funzione l’8 ottobre 2025, espandendo il tool “Touch-up” introdotto l’anno scorso. La differenza? Prima potevi solo ammorbidire la pelle. Adesso l’AI ti trucca davvero. Fondotinta che si adatta al tono della pelle, rossetto che non sbava quando parli, eyeliner che segue i movimenti degli occhi. Il sistema usa Gemini, il modello di intelligenza artificiale di Google, per analizzare le caratteristiche del viso in tempo reale e applicare il makeup in modo naturale.
I dodici preset includono opzioni per ogni occasione. Vuoi sembrare fresco e riposato per la riunione delle 9? C’è un preset per quello. Devi fare una presentazione importante e vuoi apparire più definito? Ce n’è un altro. L’interfaccia è semplice: apri il pannello “Aspetto” durante la chiamata, scegli il look, e il gioco è fatto. Le preferenze vengono salvate per le chiamate successive. Non devi rifare tutto ogni volta.
La funzione è disponibile su web e mobile per abbonati Business Standard/Plus, Enterprise, Education Plus, Google One e Workspace Individual. Il rollout è graduale e dovrebbe completarsi entro metà ottobre. Di default la funzione è disattivata: devi attivarla tu quando serve.
La tecnologia che segue il tuo viso
Il vero salto tecnologico non sta nei preset, ma in come l’AI li applica. Il sistema utilizza reti neurali per mappare i punti di riferimento del viso e applicare effetti che rispondono dinamicamente ai movimenti. Non è un filtro statico sovrapposto all’immagine. È un makeup che si comporta tipo quello vero, o almeno ci prova.
Daniela Trony, product manager di Google, ha mostrato come funziona in un video dimostrativo. Si muove, beve dalla tazza, gesticola. Il makeup resta al suo posto. Non si stacca, non scivola, non si pixela. L’algoritmo tiene traccia della posizione del viso, della luce ambientale, persino delle espressioni. Sorridi? Il rossetto si adatta. Aggrotti la fronte? L’eyeliner segue le sopracciglia. È inquietante, per quanto è preciso.
La stessa tecnologia alla base di questa funzione deriva da anni di ricerca su computer vision e machine learning applicati alla bellezza digitale. Uno studio pubblicato su Frontiers in Virtual Reality nel gennaio 2025 ha analizzato come gli utenti percepiscono e utilizzano le app di virtual try-on per cosmetici. I risultati mostrano che il fattore chiave per l’adozione è la percezione di divertimento (Perceived Enjoyment) combinata con la facilità d’uso. Gli utenti vogliono strumenti che funzionino senza sforzo e che rendano l’esperienza piacevole.
Perché ora, e perché Google
Il makeup virtuale non è una novità assoluta. Una ricerca pubblicata su ScienceDirect nell’aprile 2024 ha esaminato l’adozione di tecnologie AI nel settore beauty e cosmetico in India, con un campione di 866 utenti. I risultati hanno evidenziato come la compatibilità dell’AI, la facilità d’uso percepita e l’affidabilità del sistema siano fattori determinanti per l’accettazione. Gli utenti vogliono tecnologie che si integrino nella loro routine senza complicazioni.
Google non è la prima azienda a muoversi in questo territorio. Microsoft Teams ha collaborato con Maybelline per offrire makeup digitale già nel 2023. Zoom ha i suoi filtri bellezza da anni. Ma Google ha un vantaggio: Gemini. Un modello AI che può analizzare, adattare e rendere naturale il makeup virtuale in modi che i filtri precedenti non riuscivano a fare.
La tempistica non è casuale. Siamo nell’era del lavoro ibrido permanente. Le videochiamate non sono più l’eccezione, sono la norma. E con esse arriva la pressione di apparire sempre presentabili, sempre “on”. Come vi raccontavo qui, alcune startup stanno già sviluppando avatar AI che partecipano alle riunioni al posto nostro. Il makeup virtuale è solo il passo successivo di questo processo: non sostituire la presenza, ma ottimizzarla.
Secondo Android Authority, il sistema è progettato per sembrare naturale. L’obiettivo non è trasformare gli utenti in versioni filtrate di sé stessi, ma dare loro il controllo su come vogliono apparire durante le chiamate professionali.
Il lato oscuro dello specchio digitale
C’è un problema, come potete immaginare. Anzi, più di uno. Quando il makeup virtuale diventa così accessibile e preciso, cosa succede alla percezione che abbiamo di noi stessi? Se ogni mattina possiamo apparire perfetti con un click, cosa diventa la nostra faccia “vera”? La versione senza filtri inizia a sembrare difettosa per confronto.
Gli esperti di etica digitale hanno sollevato preoccupazioni simili già con i filtri di Instagram e Snapchat. Ma quelli erano per il tempo libero. Questo è per il lavoro. Cambia tutto. Se tutti i tuoi colleghi usano il makeup AI e tu no, stai comunicando qualcosa senza volerlo? E se il tuo capo si aspetta che tu lo usi per sembrare più professionale?
C’è poi la questione degli standard di bellezza. Alcuni ricercatori citati da WebProNews sottolineano come questi strumenti possano perpetuare stereotipi estetici, favorendo determinati canoni di bellezza rispetto ad altri. L’AI è addestrata su dataset che riflettono bias culturali. Se il sistema considera “professionale” un certo tipo di makeup, sta implicitamente dicendo che altri look non lo sono.
Cosa succede dopo Google Meet
Google ha già fatto capire che questa è solo la prima fase. Il makeup virtuale è un test. Un modo per vedere come reagiscono gli utenti, quanto lo usano, come lo integrano nelle loro routine. XDA Developers riporta che l’azienda sta valutando di espandere le opzioni, aggiungere più preset personalizzabili, forse anche permettere agli utenti di creare i propri look.
Il vero salto sarà quando questa tecnologia uscirà dalle videochiamate di Google Meet. Immaginate occhiali AR che applicano makeup virtuale in tempo reale mentre camminate per strada. O specchi intelligenti che vi mostrano come apparireste con diversi prodotti prima di comprarli. Il confine tra reale e virtuale continua ad assottigliarsi.
Per ora, Google Meet ti trucca. Domani, forse, non avrai più bisogno di truccarti davvero. Resta da capire se questa è una liberazione o una trappola. Probabilmente entrambe le cose, a seconda di come la usi. Il punto non è la tecnologia in sé. È come scegliamo di relazionarci con essa.
Lunedì prossimo, quando ti sveglierai per quella videochiamata delle 9, avrai una scelta in più. Usarla o no, beh, quello dipende solo da te. E da quanto ti importa che i colleghi vedano le tue occhiaie.