Il microeolico italiano sta per fare il salto. GEVI Wind, la startup fondata da tre giovani ingegneri pisani, ha raccolto 2,7 milioni di euro per portare sul mercato turbine eoliche verticali con intelligenza artificiale integrata.
Non è solo una questione di dimensioni compatte (altezza 3 metri, diametro 5,4 metri): qui le pale si autoregolano ogni centesimo di secondo analizzando il vento in tempo reale. Il sistema produce fino al 60% di energia in più rispetto alle migliori turbine verticali tradizionali, riducendo dell’80% lo stress strutturale. Funziona da 2,5 metri al secondo di vento, è silenzioso come un sussurro a 10 metri di distanza, e può essere installato su tetti, capannoni industriali o microreti locali.
Quando la turbina diventa intelligente
La maggior parte delle turbine eoliche verticali sul mercato ha un problema strutturale: funzionano bene con vento moderato e costante, ma collassano con le raffiche. Il motivo è semplice: le pale hanno un’angolazione fissa che non può adattarsi alle variazioni improvvise del flusso d’aria. Quando arriva una raffica forte, l’angolo tra il flusso e la pala aumenta bruscamente, creando vortici e carichi strutturali che le pale non reggono. Il risultato è perdita di efficienza, usura accelerata, e in alcuni casi rottura.
GEVI Wind ha ribaltato il problema. La loro turbina monta un sistema di controllo basato su intelligenza artificiale che regola l’inclinazione delle pale in tempo reale, ogni pochi millisecondi. Il software analizza continuamente direzione del vento, velocità, turbolenze e interazioni aerodinamiche tra le pale. Poi decide: cambia l’angolo, ottimizza la resa, protegge la struttura. Non è un meccanismo preprogrammato. È un sistema che impara.
Come ha spiegato Emanuele Luzzati, fondatore e CEO di GEVI Wind, in un’intervista a HDblog:
“Grazie all’AI la turbina si comporta come un organismo vivente: percepisce il vento, reagisce e si adatta, trasformando in energia ciò che prima era dispersione”.
Il vantaggio è duplice: più energia catturata quando il vento è favorevole, meno danni quando diventa ostile.
Microeolico italiano, i numeri che contano
Le prestazioni dichiarate da GEVI Wind non sono marginali. Stiamo parlando di un incremento del 60% nella produzione annua di energia rispetto alle migliori turbine verticali (VAWT) attualmente in commercio. Parallelamente, il controllo attivo delle pale riduce fino all’80% i carichi strutturali durante i venti forti. Tradotto: la turbina dura di più, si rompe di meno, costa meno da mantenere.
La turbina è compatta: tre metri di altezza, rotore da 5,4 metri di diametro. Si avvia con venti da 2,5 metri al secondo (circa 9 km/h), una velocità che in molte aree urbane è la norma. A velocità di crociera produce tra 3 e 5 kilowatt di potenza elettrica, sufficiente per coprire il fabbisogno di un’abitazione o per integrare l’energia di un capannone industriale. E fa tutto questo in silenzio: a dieci metri di distanza emette meno di 38 decibel, più o meno il rumore che potete sentire in una cara, vecchia biblioteca.

Da Pisa all’Europa
La storia di GEVI Wind comincia nel 2021, quando tre studenti di ingegneria aerospaziale e robotica dell’Università di Pisa costruiscono un prototipo di turbina eolica ad asse verticale da 30 watt con controllo attivo del passo delle pale. Il progetto vince il primo premio dello Human Knowledge Lab, organizzato da Eni joule nel febbraio 2022. Da lì partono i programmi di accelerazione: Eni Energizer, PoliHub, e infine ZERO, l’acceleratore cleantech della Rete Nazionale Acceleratori di CDP Venture Capital.
Nel 2022 fondano ufficialmente la startup. Oggi GEVI Wind ha un team di circa dieci persone, con sede di ricerca e sviluppo a Pisa e uffici commerciali a Roma. Il round seed da 2,7 milioni di euro appena chiuso è stato guidato da 360 Capital (attraverso il fondo Poli360) e CDP Venture Capital, con il coinvolgimento del Fondo Acceleratori, del Fondo Co-Investimento MiSE e del Fondo ToscanaNext. Ha partecipato anche la società d’investimento britannica NextSTEP One.
I fondi serviranno per l’industrializzazione del prodotto: avvio della produzione in serie delle turbine, potenziamento dell’AI di controllo, sviluppo di nuove versioni adattate a contesti specifici. L’obiettivo è portare il microeolico intelligente dove il fotovoltaico e l’eolico tradizionale non arrivano: aree urbane, zone con venti irregolari, installazioni su edifici esistenti.
Il microeolico che mancava
Il settore del microeolico in Italia è sempre stato un po’ il parente povero delle rinnovabili. Normative poco chiare, pregiudizi culturali (molti considerano le turbine “un pugno nell’occhio”), costi elevati e prestazioni altalenanti hanno frenato l’adozione. Le turbine orizzontali tradizionali sono ingombranti, rumorose, richiedono venti forti e costanti. Le turbine verticali esistenti erano più compatte ma meno efficienti.
GEVI Wind propone una soluzione diversa. La turbina è modulare, distribuita, silenziosa. Può essere installata senza gru, richiede poca manutenzione, si integra con impianti fotovoltaici esistenti (sfruttando inverter e batterie già presenti). Funziona anche di notte, quando il fotovoltaico è spento, e in giornate nuvolose quando i pannelli producono poco. È complementare, non alternativa.
Un recente studio della Scuola Politecnica Federale di Losanna ha dimostrato che l’applicazione di algoritmi di machine learning alle turbine verticali può migliorarne l’efficienza fino al 200%, riducendo le vibrazioni del 70%. Il lavoro, pubblicato su Nature Communications, conferma che la direzione intrapresa da GEVI Wind non è solo promettente: è scientificamente solida.
Cosa cambia davvero
Il mercato delle rinnovabili in Italia è dominato dal fotovoltaico. L’eolico tradizionale funziona bene nel Sud e nelle isole, ma richiede spazi ampi e autorizzazioni complesse. Il microeolico intelligente apre uno spazio nuovo: energia distribuita, prodotta localmente, integrabile in contesti urbani e industriali. Non serve costruire parchi eolici da centinaia di megawatt. Basta un tetto, un capannone, una microrete di quartiere.
Giuseppe Imburgia, general manager di GEVI Wind, lo ha detto chiaramente:
“Grazie a questo round, GEVI potrà strutturarsi per aumentare i volumi di produzione e soddisfare il crescente interesse del mercato verso la sua tecnologia, in un contesto dove la produzione di energia distribuita è sempre più una valida alternativa alla produzione energetica in scala”.
La sfida ora è passare dalla fase di validazione tecnologica alla produzione industriale. I primi impianti pilota sono in fase di test. L’obiettivo per il 2025-2026 è arrivare a una produzione in serie stabile e iniziare la commercializzazione su scala europea. Se i numeri dichiarati verranno confermati sul campo, il microeolico intelligente potrebbe finalmente uscire dalla nicchia e diventare una scelta praticabile per aziende, condomini e comunità energetiche.
Le turbine che imparano dal vento sono qui, sono italiane, e stanno per entrare in produzione. Il resto lo farà il mercato.