Il 21 ottobre 2025, mentre 3I/ATLAS raggiungeva la congiunzione solare rispetto alla Terra, l’International Asteroid Warning Network (IAWN) pubblicava un bollettino tecnico. Poche righe, linguaggio asettico, un PDF caricato alle 21:08 UTC senza comunicato stampa. Eppure quelle righe hanno scatenato una tempesta online: campagna di monitoraggio globale, telescopi coordinati da tre continenti, protocolli di “difesa planetaria” attivati per la prima volta su un oggetto interstellare.
Sui social è esploso l’inevitabile (?) dibattito: NASA che attiva reti segrete, teorie su minacce nascoste, persino speculazioni su tecnologia aliena. La realtà è come sempre più prosaica e, per certi versi, più frustrante. Ma qualcuno deve pur raccontarla, perché tra i lettori c’è ancora qualcuno cui interessa.
Quando un bollettino diventa un thriller
La campagna annunciata dall’IAWN, che durerà da fine novembre a fine gennaio 2026, ha un obiettivo dichiarato piuttosto banale: migliorare la raccolta di dati astrometrici sulle comete. Il problema tecnico esiste davvero. Le comete hanno una chioma diffusa, una coda, morfologie che “spostano sistematicamente le misurazioni del centroide lontano dal picco di luminosità centrale”. Tradotto: è difficile capire dove si trova esattamente il nucleo quando tutto intorno c’è una nuvola di gas e polveri. Niente di nuovo, tecniche consolidate da decenni.
Eppure diversi siti hanno trasformato il tutto in una “esercitazione di difesa planetaria”. Altri hanno parlato di “attivazione silenziosa della NASA” (che tra l’altro è in shutdown dal primo ottobre). Altri ancora hanno evocato minacce nascoste, embargo di 74 anni sui dati ESA, riclassificazione della NASA come agenzia di intelligence. Un crescendo che ha poco a che fare con l’astronomia e molto con la necessità di titoli acchiappa-clic.
L’IAWN è una collaborazione internazionale di organizzazioni e astronomi raccomandata da una risoluzione delle Nazioni Unite per rilevare, monitorare e caratterizzare asteroidi potenzialmente pericolosi.
3I/ATLAS è il primo oggetto interstellare preso di mira dalle sue campagne, ma questo non significa che rappresenti una minaccia. Significa che è un bersaglio interessante per testare procedure su un corpo celeste con caratteristiche insolite.
La cometa che non minaccia nessuno
3I/ATLAS, lo ricordo, è stata scoperta il primo luglio 2025 dal sistema ATLAS in Cile. Terzo oggetto interstellare confermato dopo Oumuamua e 2I/Borisov. Orbita iperbolica con eccentricità di 6.137, la più alta mai registrata per un visitatore interstellare. Velocità di 68 km/s al perielio, raggiunto il 29 ottobre a 203 milioni di chilometri dal Sole. Composizione anomala: rapporto CO₂/acqua di 8 a 1, il più alto mai osservato in una cometa. Attività precoce, con rilascio di acqua già a 450 milioni di chilometri dal Sole, distanza nella quale comete del Sistema Solare restano solitamente silenti.
Tutto affascinante. Niente di pericoloso. La traiettoria è ben definita, passerà a 270 milioni di chilometri dalla Terra il 19 dicembre, molto oltre qualsiasi soglia di rischio. Eppure il ciclo mediatico ha trasformato una campagna di calibrazione in un evento da fine del mondo.
Il fisico Avi Loeb di Harvard, noto per le sue teorie controverse sugli oggetti interstellari, ha suggerito che 3I/ATLAS potrebbe essere tecnologia aliena. La comunità scientifica ha risposto con scetticismo, sottolineando che tutte le osservazioni indicano attività cometaria classica.
Ma le dichiarazioni di Loeb hanno alimentato ulteriormente il rumore mediatico, trasformando una discussione scientifica in spettacolo.
3I/ATLAS, il vero problema si chiama timing
La questione non è se 3I/ATLAS sia una minaccia. Ve lo ripeto, e cercate di contribuire a fermare questa isteria. Non lo è. La questione è che stiamo assistendo a uno degli eventi astronomici più rari della storia con la NASA completamente fuori servizio. Lo shutdown federale statunitense è iniziato il primo ottobre 2025, proprio mentre la cometa si avvicinava a Marte. Due giorni dopo l’inizio del blocco, 3I/ATLAS ha fatto il suo massimo avvicinamento al Pianeta Rosso. La camera HiRISE del Mars Reconnaissance Orbiter avrebbe potuto catturare immagini ad alta risoluzione. Non sappiamo se ci sia riuscita. E non sappiamo se vedremo mai quelle immagini.
Peggio ancora: uno studio di Samuel Grant e Geraint Jones dell’Agenzia Spaziale Europea ha calcolato che la sonda Europa Clipper della NASA potrebbe attraversare la coda di ioni di 3I/ATLAS tra fine ottobre e inizio novembre. Sarebbe la prima volta nella storia che una sonda intercetta particelle interstellari. Servirebbe attivare gli strumenti scientifici al momento giusto. Lo shutdown rende tutto incerto.
La disinformazione travestita da divulgazione
Il caso 3I/ATLAS ha messo in luce un problema più ampio: la facilità con cui anche testate che si professano di divulgazione scientifica scivolano nel clickbait senza ritegno. Titoli che parlano di “minacce nascoste”, “esercitazioni segrete”, “attivazione di protocolli planetari”. Il tutto mentre la NASA, che coordina l’IAWN, è letteralmente spenta da oltre tre settimane e non aggiorna nemmeno i propri siti web.
La campagna dell’IAWN è pubblica, documentata, con iscrizioni aperte fino al 7 novembre e workshop obbligatorio il 10 novembre. Niente di segreto. Niente di allarmante. È un esercizio di calibrazione su un bersaglio complesso. Ma quando la narrazione diventa più importante dei fatti, anche un bollettino tecnico può trasformarsi in teorema del complotto.

3I/ATLAS, l’occasione che sta scivolando via
Ogni oggetto interstellare scoperto finora ha rivelato caratteristiche diverse. Oumuamua sembrava secco, senza attività cometaria visibile. 2I/Borisov era ricca di monossido di carbonio. 3I/ATLAS rilascia acqua a distanze insolite e mostra un rapporto CO₂/acqua mai visto prima. Potrebbe provenire dal disco spesso della Via Lattea, regione popolata da stelle antichissime, con un’età stimata oltre i sette miliardi di anni.
Sono informazioni preziose. Frammenti di altri sistemi stellari che ci raggiungono una volta ogni pochi anni. E noi, nel momento cruciale, abbiamo la principale agenzia spaziale mondiale bloccata da una crisi di bilancio federale.
La campagna dell’IAWN andrà avanti. I telescopi terrestri raccoglieranno dati. Ma alcune opportunità, come le osservazioni da Marte o l’intercettazione della coda di ioni, potrebbero essere perse per sempre. Non per colpa di una cometa misteriosa o di protocolli segreti. Per una questione di tempistiche sfortunate e priorità sbagliate.
3I/ATLAS tornerà visibile dalla Terra a dicembre, quando si troverà al punto di massimo avvicinamento. Forse a quel punto la NASA sarà tornata operativa. Forse avremo recuperato parte del tempo perduto.
O forse continueremo a parlare di complotti inesistenti mentre le vere occasioni scientifiche scivolano via, una dopo l’altra, in silenzio. Ma a chi importa, giusto? Vuoi mettere il fascino del complotto e gli incassi delle visualizzazioni?
