La degenerazione maculare legata all’età colpisce un milione di italiani. È la prima causa di cecità nei paesi occidentali dopo i 55 anni. Fino ad oggi si pensava fosse irreversibile. I ricercatori dell’UC Irvine hanno dimostrato il contrario: iniettando acidi grassi polinsaturi a catena molto lunga (VLC-PUFA) in topi anziani, la loro vista è migliorata significativamente. Non parliamo di rallentare il declino, ma di invertirlo davvero.
Il segreto sta nell’aggirare l’enzima ELOVL2, che con l’invecchiamento perde efficienza. Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, apre scenari concreti per una terapia preventiva e curativa della perdita di vista senile.
L’enzima che ci tradisce col tempo
L’ELOVL2 è un biomarcatore consolidato dell’invecchiamento. Un enzima che produce acidi grassi a catena molto lunga, essenziali per la salute della retina. Con gli anni, la sua attività rallenta. Il risultato è prevedibile: meno VLC-PUFA, meno DHA nella retina, vista che peggiora. Come già dimostrato in altre ricerche, il DHA (acido docosaesaenoico) è fondamentale per la funzione cerebrale, la vista e la regolazione dei fenomeni infiammatori. Ma da solo non basta.
Dorota Skowronska-Krawczyk, professoressa associata nei Dipartimenti di Fisiologia e Biofisica e Oftalmologia dell’UC Irvine, ha spiegato:
“Abbiamo dimostrato che abbiamo una vista peggiore quando questo enzima ELOVL2 non è attivo”.
In uno studio precedente, potenziare l’espressione del gene ELOVL2 nei topi anziani aveva aumentato i livelli di DHA nell’occhio e migliorato la vista. La nuova ricerca cercava un modo per ottenere gli stessi benefici senza dipendere dall’enzima.
Bypassare l’orologio biologico con gli acidi grassi?
Con l’invecchiamento, i cambiamenti nel metabolismo lipidico portano a un declino degli acidi grassi polinsaturi a catena molto lunga nella retina. Questo calo compromette la vista e contribuisce alla degenerazione maculare. Il gene ELOVL2 gioca un ruolo cruciale nella produzione sia dei VLC-PUFA che del DHA. Quando i ricercatori hanno iniettato nei topi anziani un acido grasso polinsaturo specifico, le loro prestazioni visive sono migliorate.
“È una prova di concetto per trasformare l’iniezione lipidica in una possibile terapia”, dice Skowronska-Krawczyk.
“Ciò che è importante è che non abbiamo visto lo stesso effetto con il DHA. Altri hanno anche messo in discussione la capacità del DHA di rallentare la progressione della degenerazione maculare legata all’età.
Il nostro lavoro conferma davvero il fatto che il DHA da solo non può fare il lavoro, ma abbiamo questo altro acido grasso che apparentemente funziona e migliora la vista negli animali anziani.
Abbiamo anche dimostrato a livello molecolare che inverte effettivamente le caratteristiche dell’invecchiamento.”

La genetica della vista che svanisce
I ricercatori hanno trovato anche varianti genetiche nell’enzima ELOVL2 che correlano con una progressione più rapida della degenerazione maculare. “Ora abbiamo effettivamente una connessione genetica con la malattia e il suo aspetto legato all’invecchiamento”, afferma Skowronska-Krawczyk. “Quindi potremmo potenzialmente identificare le persone a rischio più elevato di progressione della perdita della vista”. Questo potrebbe portare non solo a opzioni di trattamento terapeutico, ma anche a interventi mirati per la prevenzione.
La scoperta si inserisce in un quadro più ampio. In Italia, circa 800.000-1.000.000 di persone presentano segni iniziali di maculopatia senile. Si stima che vi siano circa 100.000 nuovi casi all’anno, più specificatamente circa 15.000 nuovi casi di degenerazione maculare neovascolare ogni anno.
L’incidenza aumenta con l’età: 1% oltre i 50 anni, 5% oltre i 75, 13% oltre gli 85. Sono più colpite le donne rispetto agli uomini.
Oltre la retina: il sistema immunitario invecchia anche lui
Skowronska-Krawczyk è convinta: “Sono abbastanza sicura che sia uno dei principali geni dell’invecchiamento che dovremmo osservare quando pensiamo a terapie anti-invecchiamento”. In collaborazione con ricercatori dell’UC San Diego, ha iniziato a esplorare il ruolo del metabolismo lipidico nell’invecchiamento del sistema immunitario.
Quello studio ha scoperto che la mancanza dell’enzima ELOVL2 induce un invecchiamento accelerato delle cellule immunitarie, suggerendo che l’integrazione lipidica sistemica potrebbe potenzialmente contrastare gli effetti dell’età sul sistema immunitario. Ha anche suggerito che il metabolismo lipidico potrebbe svolgere un ruolo nei tumori del sangue.
“Il nostro primo studio ha esplorato una potenziale terapia per affrontare la perdita della vista”, dice Skowronska-Krawczyk, “ma con le informazioni che abbiamo appreso sull’invecchiamento immunitario, siamo fiduciosi che la terapia di integrazione potenzierà anche il sistema immunitario”.

Acidi grassi, a volte la soluzione è aggirare il problema
Lo studio ha coinvolto ricercatori dell’Università di Manchester e della Health and Medical University di Potsdam, in Germania. Il team ha utilizzato topi anziani per testare se fornire direttamente gli acidi grassi VLC-PUFA potesse migliorare la funzione visiva senza dover riattivare l’enzima ELOVL2. I risultati sono stati chiari: la vista è migliorata. A livello molecolare, i segni dell’invecchiamento sono stati invertiti.
Questo approccio è un cambio di paradigma. Non si tratta più di cercare di “riparare” l’enzima o di rallentare il suo declino. Si tratta di fornire direttamente al corpo ciò di cui ha bisogno. È tipo un collega che fa fatica a lavorare: invece di chiedergli di fare di più, gli dai già il lavoro finito. Funziona.
La ricerca si concentra ora sulla traduzione di questi risultati negli esseri umani. Le iniezioni di acidi grassi VLC-PUFA potrebbero diventare una terapia preventiva per chi presenta varianti genetiche a rischio, o un trattamento per chi ha già sviluppato i primi segni di degenerazione maculare.
Finché l’enzima ELOVL2 continua a essere studiato come uno dei principali biomarcatori dell’invecchiamento, la strada per terapie lipidiche mirate si fa sempre più concreta.
La vista che svanisce con l’età potrebbe non essere più una condanna inevitabile. Basta sapere quale grasso dare, e quando.