Negli ultimi anni il tema della sostenibilità ha assunto un ruolo centrale anche nel settore dell’arredo di lusso, dove ricerca estetica e responsabilità ambientale stanno finalmente convergendo. Brand storicamente legati al design italiano stanno ripensando processi produttivi, filiere e materiali alla luce delle sfide climatiche, adottando criteri più rigorosi di tracciabilità e riduzione dell’impatto a favore di un’economia più pulita, circolare e consapevole.
Poliform, così come Henge, Molteni&C, B&B Italia e Flexform, sono solo alcuni dei marchi d’eccellenza che stanno guidando questa trasformazione, tutti accomunati dalla volontà di coniugare lusso e responsabilità. Questo gruppo di aziende sta costruendo un approccio nuovo al design, in cui il valore non dipende soltanto dal prestigio del prodotto, ma dal modo in cui viene progettato, testato, assemblato e mantenuto nel tempo. Questo articolo esplora alcune delle strategie adottate da queste aziende di design italiane per realizzare i loro capolavori nel rispetto della sostenibilità ambientale.
1. Materiali naturali e componeneti riciclabili
Poliform utilizza nei suoi prodotti materiali naturali scelti per tracciabilità, riciclabilità e sostenibilità, come ad esempio nel caso del divano Poliform Saint Germain che integra materiali naturali come cotone, legno e rivestimenti sfoderabili in pelle. Il legno costituisce il materiale principale nella composizione della maggior parte dei prodotti Poliform, pertanto il brand si assicura di utilizzare legno proveniente da filiere controllate, pannelli a basse emissioni di formaldeide e componenti progettati per essere smontati e riciclati al termine del loro ciclo di vita. Un approccio che coniuga estetica e responsabilità senza forzature, seguendo una logica industriale verificabile e documentata nei suoi report ambientali.
Anche Molteni&C nella fase progettuale dei suoi prodotti evita di impiegare materiali non riciclabili o provenienti da cicli produttivi altamente inquinanti, utilizza vernici a base acquosa per le componenti laccate oltre a componenti in legno ed impiallacciature provenienti da piantagioni certificate FSC (Forest Stewardship Certificate) a salvaguardia del patrimonio forestale mondiale. Queste aziende spingono verso un design che parte dalla materia prima e si concentrano sulla trasparenza della sua provenienza, un aspetto cruciale per la salvaguardia dell’ambiente.
2. Ricerca tecnologica e durabilità del prodotto
La durabilità è uno dei criteri più forti quando si parla di sostenibilità. Progettare un mobile che duri decenni riduce drasticamente il consumo di risorse e l’impronta ambientale associata alla sostituzione frequente degli arredi. In questo senso, diversi brand italiani stanno investendo in soluzioni tecnologiche avanzate.
B&B Italia ad esempio, ha un lungo percorso di sperimentazione nell’uso della schiuma di poliuretano stampata a freddo, generalmente usata nelle imbottiture dei divani, ma anche nelle basi dei tavolini Allure O’Dot firmati Monica Armani, che impiegano poliuretano rigido laccato. Questa tecnologia innovativa non solo garantisce un migliore relax sui divani B&B Italia, ma garantisce una maggiore stabilità nel tempo, riducendo distorsioni e cedimenti. La sostenibilità è quindi anche un risultato della ricerca: più avanzato è il laboratorio e la sperimentazione, più lunga è la vita del prodotto.
3. Filiera corta e produzione a km zero
Molte aziende italiane stanno riscoprendo il valore della filiera corta, che non è solo un concetto etico, ma una strategia concreta per ridurre emissioni e inefficienze. Flexform ad esempio possiede un’unica sede produttiva a Meda, nella Brianza, riducendo il trasporto tra fornitori e stabilimenti. Questa strategia di prossimità e produzione a km zero permette di ridurre in modo significativo il trasporto tra fornitori, laboratori e stabilimenti, con un impatto diretto sulla riduzione delle emissioni di CO₂ associate alla logistica. La produzione centralizzata nel territorio lombardo, unita alla scelta di collaborare con fornitori locali di metallo, legno, imbottiture e tessuti, consente anche un controllo più accurato sulla qualità dei materiali e sulle pratiche ambientali lungo tutta la filiera.
4. Artigianalità e riduzione degli sprechi
Henge adotta un interessante approccio alla sostenibilità basato sull’artigianalità, sulla selezione accurata dei materiali e sulla riduzione sistematica degli sprechi. A differenza dei brand più industrializzati, Henge lavora su lotti più limitati, producendo solo ciò che è realmente necessario e riducendo al minimo il rischio di sovrapproduzione. Ogni pezzo viene realizzato da maestranze specializzate che operano con lavorazioni manuali, spesso su materiali naturali come legno massello, pietra, ottone e acciaio. Questa produzione permette di valorizzare ogni materia prima, selezionata una ad una in base alle caratteristiche fisiche ed estetiche, riducendo scarti e massimizzando la durata del prodotto finale. La filosofia di Paolo Tormena, il fondatore di Henge, si basa sulla personalizzazione: ogni pezzo può essere adattato, restaurato o rigenerato negli anni, favorendo il ciclo di vita esteso e riducendo il ricorso alla sostituzione.
5. Progettazione e design circolare
Un altro tema cruciale è la progettazione per il fine vita di un prodotto, tema su cui si concentrano tutti i brand precedentemente citati. La capacità di smontare e recuperare materiali è di fatto diventata un criterio progettuale centrale: Poliform, nei suoi imbottiti e nelle sue strutture metalliche, progetta i componenti affinché possano essere separati e riciclati più facilmente, mentre invece Flexform permette la sostituzione dei loro rivestimenti e delle loro imbottiture. B&B Italia ha aumentato la riciclabilità delle strutture e ottimizzato gli imballaggi per ridurre plastica e materiali monouso; Molteni&C lavora sulla possibilità di sostituire singoli elementi dei mobili senza dover rigenerare l’intero prodotto. La progettazione orientata alla circolarità è il passo che trasforma un mobile da oggetto di consumo a una vera e propria infrastruttura durevole nell’abitazione.
Il design italiano di fascia alta sta diventando un laboratorio di innovazione ambientale, dove materiali naturali, ricerca tecnologica e strategie produttive intelligenti convergono verso soluzioni concrete. La sostenibilità non è più un codice estetico o una parola chiave, ma una pratica industriale misurabile, che coinvolge scienza dei materiali, ingegneria, organizzazione della filiera e progettazione circolare.
Il passo successivo, che già altri brand internazionali stanno muovendo da qualche anno, potrebbe essere quello di integrare strumenti come il monitoraggio digitale dell’impronta ambientale o algoritmi predittivi per ridurre sprechi produttivi e materiali bio-based ad alte prestazioni. La sfida dei prossimi anni non sarà solo produrre in modo più pulito, ma progettare ambienti in cui ogni oggetto, dal più iconico al più tecnico, diventi parte di un ecosistema abitativo responsabile, verificabile e solido.