Immagina una mattina del 2035: ti svegli dopo quattro ore di sonno, fresco come se ne avessi dormite otto. Una piccola pillola, assunta prima di coricarti, ha ottimizzato ogni minuto di riposo, eliminando gli sprechi e concentrando il recupero neuronale. Impossibile? Forse, ma la ricerca ci sta lavorando. Nel frattempo, però, siamo ancora nel 2025 e la realtà è diversa.
I nuovi farmaci come daridorexant migliorano la qualità del sonno profondo, modafinil prolunga la veglia, ma nessuno dei due riduce il bisogno di dormire. Il corpo continua a richiedere le sue sette-nove ore, e chi cerca scorciatoie scopre che la biologia non accetta trucchi.
Il sogno di dormire meno (e il risveglio della realtà)
L’idea di una pillola che sostituisce il sonno non è nuova. Negli anni Sessanta si pensava che le anfetamine potessero tenere svegli i soldati per giorni. Poi sono arrivate le benzodiazepine per l’insonnia, i farmaci Z come zolpidem, e più di recente gli antagonisti dell’orexina. Ogni generazione promette una soluzione. Ogni generazione scopre che il corpo ha altre idee.
Il daridorexant, approvato dall’Agenzia Europea del Farmaco nel 2022, è l’ultimo arrivato. Blocca i recettori dell’orexina, un neuropeptide che regola veglia e sonno. Gli studi clinici mostrano che migliora la qualità del sonno profondo e riduce i risvegli notturni. Ma non abbrevia le ore necessarie. Dormi meglio, non meno.
Dall’altra parte dello spettro c’è il modafinil, un farmaco che prolunga la veglia. Usato dai militari, dai piloti e da chiunque debba restare sveglio per missioni critiche, può mantenere le funzioni cognitive per 24 ore consecutive. Il solriamfetol, approvato nel 2020, fa qualcosa di simile per chi soffre di narcolessia. Entrambi funzionano. Ma non sostituiscono il sonno. Lo rimandano.
Perché il corpo dice no
Il problema non è tecnico. È biologico. Durante il sonno profondo, il cervello elimina tossine accumulate nella giornata, consolida la memoria, regola il sistema immunitario. La fase REM processa le emozioni e rinforza le connessioni neurali. Uno studio della Vanderbilt University pubblicato a marzo 2025 su quasi 47mila persone ha dimostrato che chi dorme stabilmente tra sette e nove ore ha un rischio di mortalità inferiore del 29% rispetto a chi alterna periodi di sonno breve e lungo.
Non è questione di ore totali, ma di continuità. Il sonno frammentato o ridotto cronicamente aumenta il rischio di malattie cardiovascolari, diabete, obesità, declino cognitivo. E il debito di sonno si accumula: dormire quattro ore per cinque notti consecutive equivale, a livello di deficit cognitivo, a restare svegli per due notti intere. Ma il cervello stanco non se ne accorge. Come dice Russell Foster, neuroscienziato dell’Università di Oxford: il cervello affaticato non è in grado di rendersi conto di quanto è affaticato.
Gli anziani rispondono meno ai farmaci per dormire rispetto ai giovani. Una revisione sistematica di 70 studi pubblicata a gennaio 2025 ha mostrato che la qualità del sonno negli over-65 migliora meno con gli ipnotici. Il fenomeno è legato a cambiamenti nella farmacodinamica e nei ritmi circadiani. Anche qui, il corpo detta le regole.
I farmaci che migliorano (ma non sostituiscono) il sonno
La farmacologia del sonno ha fatto passi avanti notevoli. Il daridorexant, come detto, è un passo avanti rispetto alle benzodiazepine: non crea dipendenza, ha effetti residui minimi il giorno dopo, e agisce in modo più selettivo sui meccanismi del sonno. Ma resta un farmaco per l’insonnia, non per ridurre il bisogno di dormire.
I farmaci per prolungare la veglia come modafinil o solriamfetol sono efficaci in contesti specifici: turni notturni, operazioni militari, narcolessia. Ma hanno un prezzo. L’uso prolungato può causare irritabilità, ansia, tachicardia. E comunque, prima o poi, il sonno si prende quello che gli spetta. Con gli interessi.
Alcuni ricercatori stanno esplorando approcci diversi. Al MIT hanno sviluppato Dormio, un dispositivo che manipola i sogni per aumentare la creatività durante il sonno. Altri laboratori studiano la stimolazione transcranica per intensificare il sonno profondo. Ma siamo lontani da una pillola che comprima otto ore in quattro.
Il paradosso della società sempre sveglia
Il mercato dei farmaci per l’insonnia vale miliardi. Le startup del biohacking promettono routine per dormire quattro ore. Gli integratori naturali si moltiplicano sugli scaffali. Eppure le linee guida internazionali continuano a raccomandare la terapia cognitivo-comportamentale e l’igiene del sonno come prima scelta. Coricarsi sempre alla stessa ora. Evitare schermi prima di dormire. Niente caffeina dopo le 15. Consigli semplici, spesso ignorati.
La verità scomoda è che la società moderna è costruita contro il sonno. Turni di lavoro notturni, voli intercontinentali, streaming fino alle tre di notte. Cerchiamo una soluzione farmacologica a un problema strutturale. È come cercare una pillola per respirare meno ossigeno perché l’aria è inquinata. Certo, puoi mettere delle toppe. Ma il problema resta.
La pillola che rimpiazza il sonno: cosa ci aspetta (realisticamente)
Nei prossimi anni vedremo nuovi farmaci che ottimizzeranno ulteriormente la qualità del sonno. Forse arriveranno terapie geniche che modificano i circuiti del sonno. Magari dispositivi indossabili che sincronizzano il riposo con i ritmi circadiani personali. Ma ridurre drasticamente le ore necessarie senza conseguenze? Improbabile.
Il sonno non è un bug del sistema operativo umano che va corretto. È una funzione essenziale, plasmata da milioni di anni di evoluzione. Certo, ci sono outlier: persone con mutazioni genetiche che dormono quattro ore e stanno bene. Ma sono rarissime. Per il restante 99,9% della popolazione, la formula resta invariata: sette-nove ore, possibilmente di fila, possibilmente al buio.
Nel frattempo, forse la domanda da farsi non è “come posso dormire meno?” ma “perché voglio dormire meno?”. Se la risposta è “perché non ho tempo”, il problema non è il sonno. È tutto il resto.
La pillola che sostituisce otto ore di sonno resta, per ora, nel regno delle promesse non mantenute. Insieme alla macchina volante di massa e al teletrasporto, per intenderci. Alcune cose, a quanto pare, richiedono semplicemente il loro tempo. Compreso il dormire.