Il 4 novembre 2025, Zohran Mamdani è diventato sindaco di New York con una promessa: rendere la città più giusta, meno ostile ai poveri, più umana. A 34 anni, primo musulmano e socialista dichiarato alla guida della Grande Mela, l’uomo del momento ha vinto contro Andrew Cuomo e le previsioni di tutti i sondaggi.
Poi, fresco di vittoria, ha fatto una cosa che ha sorpreso persino i suoi elettori: ha confermato Jessica Tisch come capo della polizia. Sapete chi è? È l’artefice del Domain Awareness System, la rete di sorveglianza più estesa e invasiva mai implementata da una città americana. Un sistema da 3 miliardi di dollari che collega 17.000 telecamere, lettori di targhe, sensori radiologici e algoritmi di riconoscimento facciale. Un sistema che Microsoft ha venduto come software antiterrorismo e che oggi funziona come strumento di controllo quotidiano su 8 milioni di abitanti.
Mamdani è l’uomo del momento, già preso a modello globale per il “riscatto” del popolo: ha il sorriso giusto, l’energia giusta, le parole giuste. Ha corso una campagna basata sul costo della vita, sulla necessità di fermare la gentrificazione, sull’impegno a proteggere gli immigrati. Ha battuto un ex governatore sostenuto da Wall Street e da Donald Trump. Promette un Dipartimento di Sicurezza Comunitaria che sostituisca le auto della polizia per le chiamate non urgenti. Ha parlato di diritti civili, di fine della repressione. Poi ha guardato una come Jessica Tisch e ha detto: tu resti.
Il sistema che non dorme mai
Il Domain Awareness System è nato nel 2008, pochi anni dopo l’11 settembre, quando l’NYPD ha stretto una partnership con Microsoft per costruire un sistema che avrebbe resistito al sindaco repubblicano Michael Bloomberg e ai 3 sindaci democratici venuti dopo: Bill De Blasio, Eric Adams e adesso Zohran Mamdani. L’idea era semplice: collegare ogni telecamera, ogni sensore, ogni database in un’unica interfaccia accessibile da qualsiasi smartphone in dotazione agli agenti.
Antiterrorismo, dissero allora. Sicurezza pubblica, aggiunsero. Oggi il DAS però è qualcosa di diverso. È una rete che registra ogni auto che attraversa Manhattan, ogni volto ripreso dalle telecamere della metropolitana, ogni transazione OMNY alle tornelli. Può tracciare i movimenti di un singolo individuo per settimane o mesi semplicemente inserendo una targa o il colore di una maglietta. I lettori automatici di targhe generano 3 milioni di registrazioni al giorno. I dati vengono conservati per cinque anni, indipendentemente dal fatto che il veicolo sia su una lista di sorveglianza o meno. Com’era la storia della Cina e del Grande Fratello?
Il riconoscimento facciale scansiona database di foto delle patenti, archivi di arresti e immagini pubbliche. Gli algoritmi identificano pattern, prevedono crimini, segnalano “anomalie”.
Secondo il Surveillance Technology Oversight Project, un’organizzazione che monitora le tecnologie di sorveglianza, il sistema permette agli agenti di
“trasformare ogni pattuglia in un’unità mobile di intelligence, capace di condurre sorveglianza senza mandato a volontà”.
Microsoft ha fatto soldi. Anche l’NYPD, che riceve il 30% dei ricavi ogni volta che il software viene venduto ad altre città. Il DAS è stato acquistato da dipartimenti di polizia in tutto il mondo, usato per proteggere eventi come i Mondiali di calcio e le Olimpiadi. Un affare pubblico-privato che ha trasformato la sorveglianza urbana in un prodotto esportabile.
Zohran Mamdani, Jessica Tisch e l’intelligence che non si ferma
Jessica Tisch non è solo la commissaria della polizia. È l’erede di una fortuna da 10 miliardi di dollari legata alla Loews Corporation. Sua madre è stata a capo del Board of Regents dello stato di New York. Suo padre ha donato milioni a cause israeliane e a candidati repubblicani. La sua famiglia ha finanziato con 900.000 dollari la campagna di Andrew Cuomo contro Mamdani. Di certe logiche, di certe parole, di certi valori sembra essere una nemica giurata.
Proprio nel 2008, Tisch è entrata nell’NYPD come analista dell’intelligence durante la campagna di sorveglianza di massa delle comunità musulmane orchestrata dal commissario Raymond Kelly. L’unità demografica mappava moschee, ristoranti, negozi e associazioni studentesche. Agenti sotto copertura infiltravano congregazioni religiose senza mandato. Oltre il 95% delle indagini dell’intelligence dell’NYPD prendeva di mira musulmani. Il programma è stato poi smantellato dopo battaglie legali e proteste, ma la Tisch è rimasta anche in quell’occasione.
Ha scalato i ranghi, supervisionato l’implementazione delle bodycam (il più grande programma del genere negli Stati Uniti), ha guidato lo sviluppo del DAS. Nel 2019 è diventata commissaria del Dipartimento per la tecnologia e le telecomunicazioni, poi commissaria dei servizi igienici (dove è diventata virale per le sue dichiarazioni contro i topi), infine, nel novembre 2024, commissaria della polizia.
Il paradosso progressista
Mamdani e Tisch sono, sulla carta, incompatibili. Lui si dichiara socialista, sostiene apertamente la causa palestinese, ha basato la campagna anche sulle critiche alla brutalità della polizia. Lei proviene da una famiglia legata alle lobby israeliane, e ha costruito sistemi di sorveglianza che prendono di mira le stesse comunità che Mamdani dice di voler proteggere. Eppure, eccoli qui. Insieme.
Non pensate che io faccia critica a prescindere, e il mio non è un giornalismo per tesi. La verità è che seguivo da mesi questa circostanza come una cartina di tornasole, e questa scelta di Mamdani mi dice molto più di quanto possa dire a chi non conosce la storia di questa vicenda.
Ma lui, Zohran Mamdani, il prossimo beatificato (o demonizzato) dal dibattito politico, come giustifica la scelta? La spiegazione ufficiale è pragmatica: Tisch conosce il sistema, ha esperienza, sta ottenendo risultati nella riduzione della criminalità. Ma come vi ho già raccontato per altri casi di sorveglianza di massa, il vero problema non è mai tecnico. MAI. È sempre politico. Un sindaco progressista che promette di smantellare le strutture di oppressione sta mantenendo intatta la più potente di tutte: la capacità dello stato di vedere, registrare e prevedere ogni movimento dei suoi cittadini.
Albert Fox Cahn, fondatore di Surveillance Technology Oversight Project, ha posto la domanda giusta:
“Quando i sindaci hanno così paura di licenziare commissari di polizia che contraddicono la loro agenda, abbiamo davvero un controllo democratico della polizia? O lo stanno supervisionando solo di nome?”
L’incubo degli immigrati
Il momento della verità per Zohran Mamdani arriverà con le retate dell’agenzia federale per l’immigrazione: l’ICE ha già dimostrato di utilizzare dati raccolti da dipartimenti di polizia locali per rintracciare immigrati senza documenti. Riconoscimento facciale, letture di targhe, dati biometrici: tutto può diventare un’arma nelle mani di un’amministrazione federale ostile.
New York si definisce “città santuario”, ma le protezioni sono fragili. Il NYPD è esentato dalle politiche di privacy più rigorose che regolano altri enti municipali. Le telecamere nelle case popolari sono state collegate al DAS proprio lo scorso anno.
I droni della polizia sono stati già usati per monitorare manifestazioni e quartieri a maggioranza immigrata durante il Labor Day 2023. Allora?
È molto semplice: non puoi essere una città santuario e uno stato di sorveglianza allo stesso tempo. E non puoi promettere di proteggere i vicini senza documenti e allo stesso tempo fornire la base dati a chi gli dà la caccia.
Mamdani ha promesso di opporsi a Trump, di resistere alle deportazioni di massa. Ha detto che New York sarà “la luce” in un momento buio della politica americana. Ma la luce proietta già ombre belle grosse. Ombre sono registrate da 17.000 telecamere collegate a un sistema che non dimentica nulla.
Zohran Mamdani: volto nuovo, stesso sistema?
C’è una certa ironia nel fatto che Zohran Mamdani, il più giovane sindaco di New York da oltre un secolo, il primo musulmano, il socialista che ha sconfitto l’establishment, si ritrovi a gestire esattamente la stessa macchina che i suoi predecessori hanno costruito. Una macchina che è cresciuta sotto ogni amministrazione, democratica o repubblicana, progressista o conservatrice.
Il Domain Awareness System non è un’anomalia, è un prodotto logico. Per essere precisi, è il prodotto logico di due decenni di paranoia post-11 settembre, di partnership pubblico-private che trasformano la sicurezza in profitto, di una classe politica che ha deciso che la privacy è un prezzo accettabile per l’illusione del controllo.
Mamdani può cambiare qualcosa? Forse. Vuole davvero farlo? Questa è la domanda più interessante.
Per ora, i fatti parlano chiaro. Il sindaco più progressista della storia di New York ha scelto di mantenere al suo posto la persona che ha architettato la più grande infrastruttura di sorveglianza urbana degli Stati Uniti. Ha promesso un Dipartimento di Sicurezza Comunitaria, ma ha lasciato intatto il cuore pulsante del sistema che vuole riformare. Ha parlato di proteggere gli immigrati, ma non ha toccato gli strumenti che permettono a ICE di tracciarli.
È il volto nuovo di un cambiamento reale, o l’ennesimo santino di un sistema che, progressisti o conservatori, continuerà comunque a funzionare come ha sempre fatto? La risposta arriverà nei prossimi mesi, quando le promesse si scontreranno con la realtà operativa di una città che ormai non sa più vivere senza il suo occhio elettronico.
New York ti osserva. Mamdani lo sa. E ha deciso che, per ora, va bene così.