Alessandra osservava suo nonno bloccarsi davanti alla tastiera, a causa del Parkinson. Le dita tremavano sospese sui tasti, la frustrazione cresceva a ogni errore. Non era la prima volta: digitare un’email era diventato un calvario quotidiano. Invece di girarsi dall’altra parte, quella studentessa di design alla Delft University ha fatto qualcosa di concreto. Ha costruito OnCue, una tastiera per il Parkinson che vibra, che prevede, che guida. Non si limita ad avere semplicemente tasti più grandi o colori diversi: integra feedback aptici, illuminazione AI, braccialetti sensoriali. E funziona talmente bene che ha appena vinto il James Dyson Award 2025 nella categoria medica, portando a casa 36.000 euro e l’attenzione del mondo intero.
Come funziona la tastiera Parkinson di Alessandra Galli
La differenza rispetto alle tastiere “assistive” tradizionali si sente. Letteralmente. Ogni tasto premuto genera una vibrazione delicata che mantiene il ritmo costante, aiutando il cervello a percepire meglio il gesto. Il problema del Parkinson non è solo il tremore: è il “freezing”, quel momento in cui le dita si bloccano su un tasto senza riuscire a rilasciarlo. OnCue lo riconosce e intensifica gradualmente la vibrazione, suggerendo all’utente che è ora di passare al carattere successivo. Un po’ come un metronomo tattile che non ti dice cosa fare, ma ti ricorda che puoi farlo.
Poi c’è l’intelligenza artificiale. Mentre digiti, l’algoritmo predittivo analizza il contesto e illumina sulla tastiera la lettera più probabile. È più di un autocompletamento: è una guida visiva che riduce esitazioni ed errori. Se stai scrivendo “domani” e hai appena premuto “dom”, la “a” si accende. Piccolo dettaglio, grande impatto sulla fluidità.
In Italia ci sono circa 300.000 persone con diagnosi di Parkinson, secondo i dati più recenti. Nel mondo sono oltre 10 milioni. La prevalenza è di 300 casi ogni 100.000 abitanti, con una fascia critica tra i 10-15% di pazienti sotto i 50 anni (Parkinson giovanile). E per tutti loro, scrivere al computer è diventato progressivamente più complicato negli ultimi anni.
Tastiera per parkinson: design ergonomico e braccialetti wireless
La tastiera si divide in due sezioni separate, una scelta che non è estetica ma funzionale. Durante i test con pazienti ed ergoterapisti, Alessandra Galli ha scoperto che una configurazione split riduce la tensione su braccia e polsi, rendendo la digitazione meno faticosa. I tasti hanno bordi rialzati per evitare che le dita scivolino sul carattere sbagliato. Sembra banale, ma quando le mani tremano, questi millimetri in più fanno la differenza tra scrivere e dover ricominciare.
I braccialetti wireless completano il sistema. Si sincronizzano via Bluetooth con la tastiera e amplificano le vibrazioni, creando un feedback sensoriale più distribuito. Il risultato è che il corpo “sente” meglio il ritmo, anche quando i tremori disturbano la percezione tattile delle dita. L’autonomia dichiarata è di una settimana con una singola carica. Il software permette di personalizzare intensità delle vibrazioni e luminosità in base all’evoluzione dei sintomi durante la giornata.
Oltre il Parkinson: Alzheimer e distonia
Il James Dyson Award non è solo un riconoscimento. È un acceleratore concreto. Galli sta ora collaborando con la Confederazione Parkinson Italia e l’Associazione Parkinsoniani di Treviso per avviare i test clinici entro tre mesi. L’obiettivo è raccogliere dati qualitativi sul feedback degli utenti prima di pensare alla commercializzazione. Ma c’è un piano più ambizioso: estendere l’uso di OnCue ad altre patologie neurodegenerative come Alzheimer e distonia, dove i disturbi motori fini compromettono l’autonomia digitale.
Quello che colpisce di questa invenzione è la sua semplicità operativa. Non promette miracoli, non sostituisce terapie. Fa una cosa sola: restituisce la possibilità di scrivere senza assistenza. Per chi ha passato anni a chiedere aiuto per rispondere a una mail, questo non è un dettaglio tecnico. È dignità recuperata, un pezzo di autonomia che sembrava perso per sempre.
La tastiera Parkinson di Alessandra Galli non risolve la malattia. Ma forse, tra tutte le tecnologie assistive in sviluppo, è quella che ha capito meglio cosa significa conviverci ogni giorno. Restituire il controllo su un gesto semplice come premere un tasto. Senza enfasi, senza retorica. Solo vibrazione, luce e un algoritmo che ti segue. Finché serve.