Più il fotovoltaico diventa economico, meno persone sembrano poterselo permettere. Sembra una battuta, ma è la realtà italiana: mentre i grandi impianti industriali crescono del 163%, le installazioni domestiche crollano del 25% tra chi è in affitto, chi ha un tetto inadatto e chi non vuole affrontare mesi di burocrazia resta fuori. Raya Power ha capito che il problema non è tecnologico: è amministrativo. Il suo sistema solare portatile triangolare non tocca l’impianto elettrico di casa, non immette corrente in rete, quindi non serve alcuna autorizzazione.
Lo colleghi al condizionatore o al frigorifero come faresti con un qualsiasi dispositivo. Due ore di montaggio e il gioco è fatto.
Il solare portatile nato da un uragano
Nicole Gonzalez lavorava al Mars Rover della NASA quando l’uragano Maria ha colpito Porto Rico nel 2017. Per giorni non è riuscita a contattare la famiglia. Meghan Wood, invece, viveva in affitto a Stanford. Il tetto non era suo, i permessi per un impianto solare richiedevano settimane. Le due ingegnere si sono incontrate a un matrimonio, hanno scoperto di avere lo stesso problema e hanno deciso di risolverlo.
Per questo hanno progettato un pod triangolare da giardino: un blocco unico che comprende 1,8 kW di pannelli solari e 5 kWh di batteria integrata. Pesa un po’, ma se cambi casa puoi portarlo con te.
Come funziona l’impianto solare portatile
Il triangolo (non l’avete considerato) misura 3,6 metri per 1,5 e pesa abbastanza da resistere a venti da uragano categoria 3. I pannelli solari sono inclinati tra 30 e 60 gradi, regolabili. La batteria al litio sta alla base, protetta da un involucro stagno. L’inverter converte 1,35-1,8 kW di corrente continua in alternata a 120 o 240 volt. L’impianto solare portatile si collega a una presa esterna standard: da lì preleva corrente per caricare la batteria quando il sole non c’è. Ma non restituisce mai energia alla rete domestica.
Questo dettaglio (l’assenza di “backfeed”) può sembrare un limite, e in parte lo è, ma elimina l’obbligo di permessi edilizi e interconnessione con la compagnia elettrica.
Negli USA, ad esempio, i sistemi che immettono energia in rete richiedono autorizzazioni complesse. Raya Power aggira il problema: il flusso di corrente va in una sola direzione, dalla presa agli elettrodomestici. Tecnicamente non è un impianto fotovoltaico. È un dispositivo, come un frullatore da 1.800 watt.
Solare portatile per chi non ha il tetto
In Italia ci sono 10 milioni di persone che vivono in affitto. Nessuno può installare pannelli solari sul tetto senza il permesso del proprietario, pratiche comunali e costi sopra i 6.000 euro. Il solare portatile di Raya Power costa 6.790 dollari (circa 6.200 euro). Si installa in giardino, cortile, terrazzo. Non serve elettricista, né geometra, e non serve attendere mesi.
Il sistema produce circa 80 dollari di risparmio mensile sulla bolletta (e dunque si ripaga in 7 anni). Di base, alimenta condizionatore, frigorifero, router, ricarica telefoni. In caso di blackout passa automaticamente a erogare l’energia immagazzinata in batteria.
La startup offre finanziamenti e punta a renderlo accessibile anche ai redditi bassi. I primi prototipi sono stati installati a Porto Rico da Grid Alternatives, una organizzazione non profit che si occupa di fornire energia solare nelle comunità disagiate.

Autonomia energetica senza aspettare lo Stato
Il mercato italiano del fotovoltaico domestico è crollato del 21% nel 2024. Come raccontavamo qui, la fine del Superbonus ha lasciato un vuoto. Le famiglie non possono più permettersi impianti da 10-15.000 euro. Intanto i grandi player utility-scale crescono del 163%. L’energia verde rischia di diventare un privilegio per pochi.
Dispositivi come questo Raya Power potrebbero aiutare ad invertire questa tendenza. Il sistema domestico solare portatile non richiede incentivi statali, non dipende da detrazioni fiscali. Wood e Gonzalez raccoglieranno un round di finanziamento nei prossimi mesi, e lanceranno un progetto pilota tra poche settimane in California e Porto Rico. L’espansione europea potrebbe arrivare nel 2027.
Vale la pena di dirlo? Ma si, c’è sempre qualcuno che non ci sente: questo “triangolo” in giardino ovviamente non risolverà la crisi energetica, né quella climatica. Ma offre un’alternativa concreta a chi è rimasto fuori dalla transizione verso fonti rinnovabili.
E dimostra che a volte il problema non è la tecnologia, è la burocrazia. Basta aggirarla (legalmente, mi raccomando).
