Un dispositivo collegato all’orecchio che invia leggeri stimoli elettrici riequilibra il sistema nervoso automatico e rallenta l’invecchiamento.
L’ultimo rimedio antietà? “Solleticare” l’orecchio con l’elettricità. Una sorta di pacemaker per il sistema nervoso che produce effetti benefici negli ultracinquantenni.
La nuova ricerca dell’università di Leeds svela che una brevissima terapia di due settimane porta a miglioramenti fisici e psicologici, con benefici anche per umore e sonno.
La terapia è chiamata stimolazione transcutanea del nervo vago ed è totalmente indolore.
I trattamenti potrebbero aiutare le persone più anziane a proteggersi dai disturbi cronici come pressione alta, squilibri cardiaci e fibrillazione atriale.
La ricerca è stata pubblicarla sul giornale scientifico Aging, e costituisce un vero e proprio riequilibratore dei sistemi di controllo interno del corpo.
La dottoressa Beatrice Bretherton, prima autrice, dice: “L’orecchio è come un portale attraverso il quale possiamo dialogare col bilancio metabolico del corpo senza necessità di procedure invasive. Questi primi studi sono solo la punta dell’iceberg. Siamo entusiasti di esplorare gli effetti e il potenziale antietà a lungo termine della stimolazione dell’orecchio, dati i primi risultati davvero incoraggianti”.
Cos’è il sistema nervoso autonomo?
Il sistema nervoso autonomo controlla molte delle funzioni corporee che non richiedono pensiero cosciente. Ad esempio la digestione, o la pressione sanguigna, o la frequenza cardiaca.
È costituito da diverse porzioni che agiscono in sinergia: il sistema cd. “simpatico”, quello cd. “parasimpatico” e quello cd. “metasimpatico”. Il primo adotta il criterio ‘attacco/fuga’, preparando il corpo ad attività intense. Il secondo provvede a funzioni più lente, viscero-sensitive. Il terzo è di fatto un sistema nervoso specifico per la digestione.
Con l’avanzare degli anni, e quando ci ammaliamo, il lato ‘simpatico’ del sistema nervoso inizia a dominare la situazione. Questa è la parte antipatica del discorso, perché produce sempre più caos nelle funzioni del corpo esponendoci ad un’escalation di disturbi.
Il nervo vago, portavoce del corpo
Da tempo la scienza medica è interessata al nervo vago, il maggiore tra quelli che costituiscono il sistema parasimpatico, e hanno spesso indagato gli effetti della sua stimolazione su depressione, epilessia, obesità, tinnito ed altri disturbi.
Questo tipo di stimolazione, però, comportava sempre una procedura chirurgica. Serviva un impianto di elettrodi nella regione del collo, con rischi di effetti collaterali, spese maggiori e disagi per il paziente.
C’è una parte più piccola del nervo vago, quella posizionata in un punto preciso all’esterno dell’orecchio, che è sensibile alla stimolazione senza richiedere chirurgia (o procedure di frontiera come quelle di Neuralink, la startup di Elon Musk).
Le prime applicazioni, sempre all’Università di Leeds, hanno prodotto effetti positivi anche in 30enni sani. Il massimo risultato si è però ottenuto dai 55 anni in su. Diane Crossley è una 70enne che ha preso parte ai test con una terapia di due settimane. In un’intervista dice: “Sono felice di aver fatto parte di questa ricerca. Mi ha aiutato a capire meglio il mio corpo e ad avere più consapevolezza del mio stato di salute”.
Lo studio
I ricercatori hanno coinvolto 29 volontari in salute dai 55 anni in su e hanno somministrato loro una stimolazione di 15 minuti per due settimane.
Il trattamento ha portato ad un aumento dell’attività parasimpatica a discapito di quella simpatica. Ha insomma bilanciato le funzioni autonome del corpo con effetto antietà, migliorando la qualità di vita e le risposte fisiche e mentali.
Un corpo in maggiore armonia riduce i rischi individuali e la necessità di sottoporsi a continue visite o cure dovute ai disturbi cronici legati all’età avanzata.
La ricerca suggerisce che in futuro questa terapia sarà dosata in base alle caratteristiche individuali per ottenere il risultato migliore su ciascuno. Lo studio in questione ha riguardato ancora troppi pochi soggetti per poter “pacchettizzare” una cura. I prossimi si occuperanno proprio di trasformare una scoperta in un trattamento di massa.