Un team di scienziati ha esteso enormemente la finestra temporale in cui un fegato da trapiantare può essere conservato in attesa di raggiungere un paziente.
Modificando un protocollo necessario a conservare il fegato dei roditori, gli scienziati hanno osservato risultati tanto promettenti da essere testati su un fegato umano da trapiantare.
Il fegato di un donatore aveva una "vita" media di 9 ore, il nuovo metodo porta a 27 ore questo tempo. Un mare di tempo in più per organizzare l'operazione, per aumentare il raggio di trasporto dell'organo, per preparare il ricevente.
Una grande, grande scoperta.
La ricerca è supportata dall'Istituto Nazionale USA di Bioingegneria (NIBIB) e da altri enti dell'istituto Nazionale di Sanità americano.
Cosa accade a un fegato da trapiantare
Come un bicchiere che si rompe quando diventa troppo freddo, le cellule ricevono spesso un danno irreparabile dal processo di congelamento. La sensibilità delle cellule umane comporta la necessità di congelare il fegato di un donatore sotto i 4°C. Questo porta il tempo utile a un trapianto a 9 ore, oltre le quali i danni del freddo diventano irreversibili.
È per questo che spesso è molto difficile, e talvolta impossibile, fare in modo che organi compatibili raggiungano persone in attesa di un trapianto.
"Recapitare organi sani nella finestra di tempo utile è uno degli aspetti più complessi di un trapianto di organi," dice Seila Selimovic, Ph.D, direttore del programma di ingegneria dei tessuti del NIBIB. "Dare più tempo a dottori e pazienti significa salvare moltissime persone in attesa di trapianto".
La prima ricerca
Uno studio del Massachusetts General Hospital (MGH) di Boston, ha portato ad una nuova tecnica per estendere la conservazione sotto zero del tessuto epatico di roditori.
Il risultato è stato ottenuto aggiungendo alla soluzione per conservare i tessuti un composto di glucosio, il 3-OMG, ed un ingrediente, il PEG-35kD, alla base di alcuni antigelo.
La sostanza PEG abbassa la temperatura di congelamento delle cellule e il 3-OMG agisce come protezione. Questo ha permesso di conservare i fegati di ratto a -6°C senza congelarli. Un processo chiamato "super raffreddamento".
Disgraziatamente il processo non ha funzionato con i fegati umani, che essendo 200 volte più grandi presentavano più rischio di formazione di cristalli di ghiaccio, rendendo inutilizzabile l'organo.

La soluzione del problema
Nel paper pubblicato oggi su Nature Biotechnology, un team di ricerca alla Harvard Medical School ha illustrato tre correttivi che hanno risolto il problema.
Primo, limitare il contatto del liquido refrigerante con l'aria. Il team ha rimosso l'ossigeno dal contenitore prima di versare il liquido, eliminando ogni rischio di cristalli sulla superficie esterna dell'organo.
Secondo, alla soluzione originaria sono stati aggiunti due ingredienti per proteggere specificamente gli epatociti: il trealosio aiuta a proteggere le cellule e stabilizza le loro membrane. Il glicerolo sostiene le proprietà del glucosio contenuto nella soluzione originaria.
Terzo, sviluppato un nuovo metodo di trasporto dell'organo. Quello precedente comportava il versamento manuale del liquido sull'organo. Il liquido attuale è più viscoso e per versarlo hanno utilizzato la perfusione, un metodo per distribuirlo in modo più uniforme e capillare.
Questo metodo permetterà agli organi di viaggiare anche per lunghe distanze, raggiungendo molti più pazienti in attesa.