Due enormi masse di roccia grandi come continenti “galleggiano” isolate nel mantello terrestre fin dalla formazione del nostro pianeta.

Ad oggi si sa poco delle due gigantesche, misteriose strutture rocciose chiamate Superplume, altrimenti dette grandi province a bassa velocità di taglio. Sappiamo che sono lì, e che influenzano il pianeta in strani modi.
Un nuovo studio fornisce più elementi che possano aiutare a comprendere la struttura di questi corpi rocciosi.
“La natura primitiva delle Superplume indica che la loro composizione risale al periodo dell’accrezione della Terra, e che sono sopravvissuti all’impatto con un altro corpo celeste dal quale è nata la Luna, e sono rimasti inalterati per i successivi 4,5 miliardi di anni”, scrivono i ricercatori.
Così grossi eppure difficili da vedere
Non è facile studiare questi “continenti sommersi” perchè sono davvero in profondità: più di 2900 chilometri sotto la superfice terrestre. Molto di ciò che conosciamo su loro due (uno situato sotto l’Africa, l’altro sotto l’Oceano Pacifico) vengono dall’analisi dei dati sismici. Incrociando questi dati con la composizione della roccia espulsa durante gli eventi vulcanici il team ha messo a fuoco il fenomeno.
“Le nostre simulazioni geodinamiche coincidono con il comportamento delle superplume, e mostrano un loro lento spostamento verso l’alto,” spiega il geologo Curtis Williams della University of California all’interno del suo paper. Il team riconosce che, a causa della natura della loro ricerca, le Superplume previste nel loro modello hanno un comportamento ancora imprevedibile. Modelli più avanzati di tomografia del mantello saranno in grado di rafforzare le loro scoperte.
Il modello elaborato dal team (che comprende le dinamiche di “galleggiamento” delle rocce) suggerisce la presenza di una forma estremamente primitiva di elio (Elio-3) trovata nei campioni di basalto probabilmente originati dalle Superplume.
I ritrovamenti sono pubblicati sulla rivista Geochemistry, Geophysics, Geosystems.