I bambini criticamente pretermine affrontano sempre un futuro molto incerto. Anche se un feto è considerato praticabile a 24 settimane di gestazione, solo circa il 60% dei bambini nati così piccoli sopravvive, e molti tra quelli che ce la fanno subiscono complicazioni per tutta la vita.
Per i nati pretermine che vengono alla luce un paio di settimane prima, le statistiche sono ancora più terribili: solo il 10% dei bambini nati a 22 settimane probabilmente sopravviverà. Costruire una sorta di grembo artificiale potrebbe potenzialmente salvarli. Tutti.
Grembo artificiale, l'Olanda fa passi avanti
Lo scorso ottobre, un team di ricercatori dell'Università di Tecnologia di Eindhoven, nei Paesi Bassi, ha annunciato di aver ricevuto una sovvenzione per 2,9 milioni di euro. L'obiettivo è sviluppare entro i prossimi 5 anni un prototipo funzionante di grembo artificiale dove far crescere un bimbo prima di farlo nascere.
La biobag
Il progetto avviato in Olanda non è l'unico grembo artificiale all'orizzonte.
Nel 2017 i ricercatori di Philadelphia hanno trasferito feti di agnello di età compresa tra 105 e 115 giorni di gestazione (equivalenti a circa 28-30 settimane di gestazione umana), in una cosiddetta "biobag" riempita con liquido amniotico artificiale. Dopo diverse settimane nella borsa, gli agnelli si sono sviluppati normalmente.
A marzo 2019 la tecnologia è stata ulteriormente perfezionata: un gruppo di ricerca misto australiano e giapponese ha tenuto in vita agnelli ancora più giovani, circa 95 giorni di età gestazionale, in un sistema più ottimizzato del precedente.
Il dott. Matthew Kemp, che ha guidato quest'ultimo lavoro, ammette che i ricercatori non comprendono appieno i meccanismi che guidano la crescita di un feto all'interno di un utero. E questo rende davvero complessa la realizzazione di un surrogato artificiale. Per questo Kemp è scettico di fronte ai piani del team olandese, e afferma che probabilmente ci vorrà molto più tempo dei 5 anni previsti.
E poiché la tecnologia sarà presumibilmente molto costosa, è improbabile che sia ampiamente diffusa in tempi brevi, quand'anche disponibile.

Grembo artificiale: i problemi etici
Finora, ciò che i ricercatori chiamano "grembo artificiale" è essenzialmente una incubatrice potenziata. Fornisce uno spazio pieno di liquidi in cui un feto può ricevere nutrienti e ossigeno attraverso una "placenta". Da lì all'ectogenesi completa (l'incubazione dei feti all'esterno di un essere umano per tutta la durata della gravidanza) passa ancora una enorme distanza.
Molti bioeticisti notano però che la tecnologia si muove rapidamente e suggeriscono di iniziare a pensare in modo proattivo per evitare di essere impreparati all'arrivo di una tecnologia simile.
Per la dott.ssa Elizabeth Yuko, bioetica della Fordham University di New York, il grembo artificiale avrà anche una grande utilità. Potrebbe consentire gravidanze a persone che non possono averne (per malattia, infertilità, sesso o età, anche se quest'ultimo caso sta parecchio scemando).
Ma solleva anche preoccupazioni. Ad esempio, la gestazione fuori dall'utero umano probabilmente cambierebbe la percezione di diritti e doveri, afferma Elizabeth Chloe Romanis, avvocato e bioeticista dell'Università di Manchester. Se un feto può crescere al di fuori del corpo di una donna, la scelta se avere o meno il bambino potrebbe essere portata fuori dal suo controllo.
Un altro problema è che i nostri diritti legali sono basati sul fatto che siamo nati vivi. "Non credo che un soggetto gestante in un grembo artificiale soddisfi necessariamente tale requisito", afferma Romanis. "Questo solleva alcune domande che non ci siamo mai posti."