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14 Febbraio 2020
in Ambiente, Architettura

Crisi climatica, contro il livello degli oceani una barriera nel Mare del Nord

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Crisi climatica, contro il livello degli oceani una barriera nel Mare del Nord
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Tags: cambiamenti climaticiDigaLivello dei mariNord Europa

Clima estremo, estremi rimedi: anche se rispettiamo gli accordi di Parigi il mare si alzerà di 2 metri. 3 metri se non li rispettiamo. Spunta il piano shock di arginare il Mare del Nord.

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
5 minuti di lettura

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I livelli del mare aumentano più rapidamente che mai. Il recente distacco in Antartide di un iceberg grande come Malta è solo il più recente dei segnali. Il livello delle acque può gonfiarsi da uno a tre metri nei prossimi decenni se non riduciamo le emissioni. A dirlo è una recente ricerca delle Nazioni Unite.

Lo dico senza mezzi termini: molte persone in vita oggi vedranno diverse tra le principali città del mondo (tra cui Londra, New York, Shanghai, Los Angeles) sommerse in tutto o in parte. Il mondo perderebbe 1,79 milioni di chilometri quadrati di terra: un’area di poco superiore alle dimensioni della Libia. In Europa è l’Olanda a correre il rischio di sparire: un terzo del paese è già sotto il livello del mare, e il Mare del Nord farebbe il resto.

Quindi cosa si può fare?

Uno schema di mega infrastrutture proposto da uno scienziato del governo olandese suggerisce di affrontare la questione nel nord Europa con una barriera che protegga l’intero Mare del Nord.

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Questo richiederebbe la costruzione di due dighe di dimensioni senza precedenti. La più piccola sarebbe lunga circa 160 chilometri, e proteggerebbe l’intera estremità occidentale della Manica, tra la Bretagna in Francia e la Cornovaglia in Inghilterra.

La seconda diga sarebbe un mostro lungo quasi 500 chilometri andando dalla Scozia fino alla Norvegia.

Il Mar Baltico, di fatto, perderebbe l’accesso diretto al resto degli oceani del mondo.

Il Mare del Nord diventerebbe un lago

Il risultato produrrebbe un enorme lago dal sud all’est della Gran Bretagna, intorno alla Norvegia occidentale, a nord della Francia, e rappresenterebbe l’intera costa di Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Paesi Bassi e Germania.

Gli scienziati prevedono che il completamento del progetto potrebbe proteggere 25 milioni di europei dall’innalzamento del livello del mare nei prossimi secoli.

Il costo stimato è tra i 250 e i 500 miliardi di euro, o “semplicemente” lo 0,1% del prodotto nazionale lordo di tutti i paesi che sarebbero protetti.

Il tracciato delle due dighe (le linee in nero)

“La costruzione di una diga simile per proteggere il Nord Europa è tecnicamente fattibile”, dice il dott. Sjoerd Groeskamp, ​​oceanografo presso il Royal Netherlands Institute for Sea e (NIOZ).

“La profondità massima del Mare del Nord tra Francia e Inghilterra è appena di cento metri. La profondità media tra Scozia e Norvegia è di 127 metri, con un massimo di 321 metri appena al largo della costa della Norvegia. Al momento siamo in grado di costruire piattaforme fisse a profondità superiori a 500 metri, quindi una diga del genere sembra fattibile”.

Le conseguenze sulla fauna? Catastrofiche

Fino ad ora ho parlato solo dei “benefici” per gli uomini. Per la fauna le conseguenze di questa barriera sarebbero ben diverse.

“La marea scomparirebbe in gran parte del Mare del Nord, e con essa il trasporto di limo e sostanze nutritive. Il mare alla fine diventerebbe un lago d’acqua dolce. Questo cambierebbe drasticamente l’ecosistema e avrebbe un impatto anche sul settore della pesca “, ha affermato il dott. Groeskamp.

Il calcolo dei costi

Col suo collega tedesco Joakim Kjellson dell’Helmholtz Center for Ocean Research di Kiel (GEOMAR), Groeskamp ha calcolato i costi finanziari del progetto studiando grandi dighe costruite in Corea del Sud.

I loro calcoli hanno tenuto conto di fattori economici come la perdita di reddito derivante dalla pesca nel Mare del Nord, l’aumento dei costi per la navigazione attraverso il Mare del Nord e i costi delle enormi pompe necessarie a trasportare dall’altra parte della diga tutta l’acqua del fiume che attualmente confluisce nel Mare del Nord.

La loro ricerca sarà pubblicata questo mese sulla rivista scientifica dell’American Meteorological Society.

Barriera nel Mare del Nord, ipotesi estrema

Nonostante affrontino gli aspetti pratici di un progetto così colossale, gli autori hanno affermato che la loro proposta dovrebbe essere interpretata “più come un avvertimento che come una soluzione”.

Perché i costi e le conseguenze di una tale diga sono davvero enormi, ma inferiori al costo di non fare nulla contro le emissioni di CO2 e l’innalzamento del livello del mare.

“Questa diga rende quasi tangibili quali saranno le conseguenze dell’innalzamento del livello del mare: un innalzamento di 10 metri entro il 2500 secondo gli scenari peggiori”

Questa diga, insomma, è principalmente un appello a fare qualcosa per il cambiamento climatico ora. Se non facciamo nulla, questa barriera estrema potrebbe essere l’unica soluzione.

Una barriera anche per New York

Il suggerimento di una grande diga per il Mare del Nord arriva giorni dopo che un simile schema è stato proposto per proteggere New York.

Una diga da 110 miliardi di euro, lunga 9 chilometri, è il più grande progetto preso in considerazione dal Corpo degli Ingegneri dell’Esercito, che sta esaminando piani progettati per proteggere la città quando le tempeste dannose diventeranno più frequenti a causa del disastro climatico.

Molto scetticismo

Il piano ha scatenato un acceso dibattito sul modo in cui preservare al meglio la città e il muro marino ha già i suoi notevoli detrattori, tra i quali lo stesso Presidente USA.

Donald Trump ha twittato il 18 gennaio: “Un enorme muro marino costruito intorno a New York per proteggerlo da tempeste rare, è un’idea costosa, folle e dannosa per l’ambiente. E probabilmente non funzionerà comunque.”

E se lo dice uno che si intende di muri ed è particolarmente “ottimista” sui cambiamenti climatici viene da riflettere.

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L’autore

Gianluca Riccio, copywriter e giornalista - Classe 1975, è direttore creativo di un'agenzia pubblicitaria, è affiliato ad Italian Institute for the Future, World Future Society e H+, Network dei Transumanisti Italiani.

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