Negli scorsi mesi l'ipotesi è stata bollata come una teoria della cospirazione. Oggi, alcuni esperti di intelligence ammettono di considerare seriamente la possibilità che la pandemia di coronavirus Covid-19 possa essere nata da un incidente in laboratori di ricerca cinesi.
"Dopo approfondite ricerche, scienziati negli USA e altrove hanno stabilito che il nuovo ceppo del coronavirus scoperto in Cina a dicembre è di origine naturale, ma stanno prendendo seriamente in considerazione che il percorso per l'infezione umana possa essere iniziato in laboratori cinesi a Wuhan", scrive Jenna McLaughlin di Yahoo News.
Poca trasparenza da Pechino
Uno dei motivi del sospetto è la mancanza di informazioni provenienti dalla Cina. I rapidi dinieghi del coinvolgimento di Pechino e la decisione di identificare immediatamente il mercato del pesce di Wuhan come fonte non hanno convinto alcuni funzionari dell'intelligence degli Stati Uniti.
Il governo cinese non ha risposto alle molteplici richieste di commento fatte attraverso il suo ministero degli Esteri e la sua ambasciata negli Stati Uniti.
In effetti, alcuni dei primissimi casi di COVID-19 non erano collegati al mercato e ci sono un certo numero di importanti istituti di ricerca a Wuhan in cui vengono studiate le malattie infettive.
Questi laboratori cinesi includono il Wuhan National Biosafety Lab, il primo riconosciuto pubblicamente con i più alti standard di biosicurezza. La filiale di Wuhan dei CDC, Centri cinesi per il controllo e la prevenzione delle malattie. Infine, il Wuhan Institute of Virology, sede di uno dei principali gruppi di ricerca al mondo sui coronavirus dei pipistrelli, dove gli scienziati hanno studiato migliaia di campioni.
Wuhan Institute of Virology
È questo centro in particolare, il Wuhan Institute of Virology, ad essere considerato cruciale. Collabora con ricercatori e istituzioni in tutto il mondo, incluso il National Institutes of Health degli Stati Uniti, ed è un sito chiave per il Global Virome Project, un'iniziativa globale focalizzata sulla prevenzione delle prossime pandemie.
Secondo David Relman, un microbiologo dell'Università di Stanford, "è possibile" che i ricercatori possano aver raccolto un campione di virus da un pipistrello e averlo ricercato all'interno del laboratorio.
Anche in UK muovono sospetti
Anche il governo britannico starebbe considerando la possibilità che il nuovo coronavirus sia trapelato accidentalmente da un laboratorio nella città cinese di Wuhan nel corso di ricerche sul virus. Lo afferma un rapporto del quotidiano Mail on Sunday.
La maggior parte degli esperti ritiene che lo scoppio del virus sia iniziato con animali che hanno trasmesso la malattia all'uomo all'interno o nei pressi di un mercato nella città cinese di Wuhan, dove venivano venduti animali vivi.
Il rapporto del Mail on Sunday, tuttavia, afferma che mentre i funzionari del governo del Primo Ministro Boris Johnson credono che questa sia ancora la spiegazione più probabile, "non viene più scontato" che una perdita da un laboratorio vicino abbia effettivamente causato l'epidemia.
"Esiste una visione alternativa credibile alla teoria zoonotica basata sulla natura del virus". Lo ha detto al giornale inglese un membro del Cobra, il comitato di emergenza degli alti funzionari del governo britannico. "Forse non è un caso che ci sia quel laboratorio a Wuhan."
Anche gli alti papaveri inglesi si concentrano su due laboratori scientifici a Wuhan. Lì si ritiene che gli scienziati stessero effettuando test sui virus: l'Istituto di virologia e il Centro di controllo delle malattie di Wuhan.
Entrambi si trovano a 16 chilometri dal wet market, il mercato degli animali vivi dove si ritiene che l'epidemia sia iniziata alla fine dell'anno scorso.
"Raccolta, coltura, isolamento o infezione degli animali a BSL-2 [livello di biosicurezza moderato] con virus di queste caratteristiche porterebbero un rischio infettivo. Un rischio sostanziale. Sia di infezione per un lavoratore del laboratorio che tra i lavoratori di un laboratorio". A dirlo è Richard Ebright, professore al Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University.
Per Elbright le prove disponibili "permettono di escludere la creazione del virus in laboratorio. Non permettono però di escludere un incidente nei laboratori cinesi" .
In sintesi?
Sebbene il virus sia "naturale", potrebbe essere sfuggito per un errore in laboratorio.
Secondo quanto riferito, il governo Johnson ha iniziato a mettere in discussione la veridicità delle dichiarazioni della Cina in merito al coronavirus.
Il 29 marzo, il famoso politico britannico Michael Gove ha dichiarato alla BBC di essere scettico sul numero di virus ufficiali della Cina.
"Il primo caso di coronavirus in Cina è stato istituito nel dicembre dello scorso anno. Ma alcuni dei resoconti provenienti dalla Cina non sono stati chiari sulla portata, sulla natura, sull'infettività", ha detto.
Un rapporto della commissione per gli affari esteri del Parlamento britannico la scorsa settimana ha accusato il governo cinese. Il celeste Impero farebbe disinformazione sulla diffusione del virus. "La disinformazione su COVID-19 è già costata molte vite", si legge. "È essenziale che il governo dia messaggi chiari e trasparenti per confutare la disinformazione diffusa dalle potenze straniere".
Queste accuse, a mezza voce ma non troppo, potrebbero essere strumentali. Potrebbero essere frutto del tentativo USA e Inglese di deviare l'attenzione dalle critiche sui loro sistemi sanitari in forte difficoltà.
Di certo, comunque, fanno il paio con le accuse ancora più dirette e di segno opposto mosse da politici cinesi (come Zhao Lijian, un rappresentante del governo).
Completano un quadro piuttosto turbolento con le accuse del presidente Trump all'OMS di essere filocinese.