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18 Maggio 2020
in Medicina

La mia fase due: niente consigli, vi dico solo cosa farò io.

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La mia fase due: niente consigli, vi dico solo cosa farò io.
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Tags: Coronavirus

Ecco come mi regolerò per la fase 2 dopo aver seguito con estremo impegno notizie, ricerche e affermazioni di scienziati ed esperti in tutto il mondo.

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
8 minuti di lettura

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Oggi inizia una nuova fase, la fase due della pandemia di coronavirus in Italia. Quasi ovunque i negozi al dettaglio, i ristoranti e altre attività commerciali iniziano a riaprire.

Una fase due, tuttavia, che non riduce i rischi attuali. La pressione della pandemia sulle imprese è stata enorme, e le riaperture sono più figlie della necessità che della tranquillità. Se potessimo permetterci di pensare solo a contenere il virus, la riapertura delle attività non dovrebbe neanche far parte delle ipotesi.

Ciò detto, la fotografia attuale dice che molte regioni sono almeno fuori da una fase acuta dell’emergenza. È in atto il tentativo di elaborare strategie che ci consentano di riprendere le parti meno rischiose della nostra “vecchia vita”. Dobbiamo trovare un modo di rallentare il virus che ci consenta anche di mantenere la nostra salute mentale e finanziaria.

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Penso che la cosa più sicura da fare nella fase due, se si riesce a gestirla, sia ancora rimanere a casa, ma credo si debba anche considerare di reintrodurre cautamente alcune attività non essenziali, pesando bene i rischi per noi e per gli altri.

Questione di scelte

Con l’ultimo DPCM, il governo ci ha presentato un ventaglio di cose che possiamo scegliere di fare nuovamente. Ma dobbiamo farle per forza? Alcune regioni si trovano (e continueranno a trovarsi) in fasi ancora avanzate della pandemia. Non ci sono risposte univoche a livello nazionale, e forse è meglio sprecare cautela che superficialità.

Ecco come mi regolerò io, dopo aver seguito con estremo impegno le notizie, le ricerche e le affermazioni di scienziati ed esperti in tutto il mondo. Come mi farebbe fare il buon Marzullo, mi faccio le domande e mi dò anche le risposte. (Per quelle ufficiali potete andare qui).

Devo stare a un metro di distanza dagli altri?

Sì. La legge me lo chiede. Riaprire non significa che ci si possa di nuovo abbracciare, per quanto sia dura. E dico di più: un metro non è una distanza magica, oltre la quale tutto è sicuro. Il principio generale per me sarà ancora “più lontano possibile”, specie da luoghi affollati.

Le misure di base che riducono il rischio di diffusione del virus non sono diventate improvvisamente inutili. Bisogna comunque lavarsi le mani regolarmente e accuratamente, usare disinfettante per le mani, evitare di toccarsi il ​​viso.

Anche se i media inviano messaggi diversi (e a volte in contrasto) sul pericolo rappresentato dal coronavirus, a me è chiaro che questa serie di precauzioni rimarrà importante per lungo tempo, forse finché non ci sarà un vaccino o la famosa (e per me agghiacciante) “immunità di gregge”.

Da cosa mi accorgerò che le precauzioni si stanno allentando troppo?

Idealmente, non è una cosa che può spettare a me. Non posso giudicare io se le restrizioni funzionano. Ma ci sono regole che vengono applicate in modo irregolare da regione a regione. In molti casi si dovrà prendere una decisione informata su ciò che è più sicuro per noi.

La migliore scelta dipende dalle condizioni di salute, dall’età, e dal rischio che siamo disposti a tollerare in relazione ai benefici. Altri parametri sono l’appartenenza ad un gruppo a rischio, o la residenza in un luogo che vede risalire i contagi.

Posso visitare i familiari? Gli amici? Posso abbracciarli?

Io dico Sì, ma con cautela, mantenendo la distanza sociale. Per me è molto più sicuro socializzare all’aperto, su cortili, prati, eccetera. Se capiterà di andare a casa di parenti o amici, si possono aprire le finestre e mantenere lo spazio ben ventilato.

Le aree esterne sono generalmente più sicure di quelle interne perché hanno una migliore ventilazione, più luce solare diretta e più spazio per le persone. Nessuno di questi elementi sembra interrompe completamente la trasmissione del virus, ma sembra ridurla.

Anche per incontri all’aperto, è meglio non avvicinarmi troppo a nessuno con cui non vivo. Purtroppo, questo significa niente abbracci. Ci sono così tanti amici che mi piacerebbe abbracciare in questo momento, ma per me è un no.

I nonni possono vedere la loro nipotina?

L’idea che i bambini siano fisicamente vicini a una persona più grande con cui non convivono mi ha messo in difficoltà per mesi. Nonni e nipoti sono fatti per stare insieme, la loro è una grande storia d’amore. Però mi sentirei orribile se scoprissi che mia figlia ha finito per farli ammalare, e poi ucciderli.

La mia risposta in questo caso è “forse” e solo con molta cautela e particolari condizioni. Anche qui sono da privilegiare le visite all’aperto.

Posso fare una passeggiata o un picnic con qualche amico?

Probabilmente andare a fare una passeggiata con un amico in un parco è meglio di andare a casa sua e stare ore nel suo salotto. No alla eccessiva vicinanza, e ovviamente mascherina.

Con quante persone posso ritrovarmi?

L’idea di organizzare una festa in casa mi atterrisce. E non sembra neanche ammissibile. Ma non ho un numero di persone in mente. Penserei più in termini di densità che di numero assoluto. Le persone dovrebbero essere distanziate fisicamente, quindi il numero dipende anche dalla dimensione dello spazio in cui ci si incontra. All’aperto. All’aperto.

Si va in chiesa?

Io non sono un praticante, se non di meditazione. La mia valutazione però resta uguale. Andare in una chiesa affollata o un luogo equivalente non mi sembra una grande idea in questo momento. Con molta pignoleria preferirei chiese grandi e molto distanziate, ma probabilmente poi rinuncerei, pensando ad un dettaglio: il canto! I canti in chiesa possono essere fattori di rischio, comportando l’emissione più “vigorosa” di respirazione.

Posso espandere la “bolla” di persone con cui interagisco maggiormente di persona?

Qui collego direttamente la questione dei nonni. È molto più sicuro non farlo, ma, a seconda della tolleranza per il rischio e della necessità di un contatto sociale, è possibile considerarlo. La bolla più sicura anche in fase due, ovviamente, è quella che include solo me, ma le persone con cui vivo sono già nella mia bolla. Se da mesi mi avvicino a meno di un metro con mia moglie e la mia bimba, trascorro tutto il giorno in casa, ci siamo già.

Lentamente, con cautela e solo se ci saranno le giuste condizioni allargherò la mia “bolla” agli altri membri della famiglia, purché adottino le stesse cautele. Perché ogni persona che aggiungo alla mia bolla porta con sé i rischi di tutte le persone con cui entra a contatto.

Ristorante: ci vado o non ci vado?

Non subito. Non me la sento. A medio termine probabilmente si, purché i tavoli siano sufficientemente distanziati (il che per la mia percezione è più del metro indicato dalla legge). Quasi certamente ci andrò se il ristorante ha posti a sedere all’aperto.

Tolleranza zero, comunque. Diserterei ogni luogo che ammette anche una sola eccezione, ad esempio un cliente accidentalmente senza mascherina lontano dal suo tavolo. Questo non è uno scenario a rischio zero e serve molta responsabilità, soprattutto per il rischio che corrono gli operatori della ristorazione.

Rifletterò comunque sul fatto che il piacere di essere in un ristorante debba essere maggiore del rischio. Dopotutto, posso comunque ordinare cibo dai ristoranti (già lo faccio con le pizzerie) e supportare le imprese locali. Se posso, anche dando una bella mancia: è un piccolo atto d’amore.

Shopping: si o no?

Negli ultimi tre mesi era consentito acquistare prodotti essenziali come generi alimentari e farmaci. Io sono un caso limite: sono riuscito a non mettere MAI (dico mai) piede in un supermercato né in una farmacia dal 7 marzo. Non cambierò a breve la linea di condotta generale, ma occasionalmente entrerò di nuovo in questi luoghi, sempre con la mascherina e mai in luoghi affollati. Niente ipermercato.

Privilegio comunque, se serve, il ritiro della merce o la consegna a casa.

Devo tagliare i capelli! Quelli che restano.

Cautela. Un taglio di capelli significa stretto contatto fisico e spesso conversazione, ci sono rischi reali qui. Se come sembra sia il cliente che il barbiere-parrucchiere indosseranno una mascherina, le cose mi andranno bene. Ma distanza giusta anche dagli altri clienti, o non ci metto piede.

Tornerò in ufficio?

In generale dipende dalle condizioni specifiche di un lavoro. Il mio può avere anche ampi spazi di smart working e potrebbe vivere meno problemi. Ciò nonostante, la ripresa della presenza fisica è un’opzione.

La fase due mi vedrà lavorare in presenza solo se potrò garantirmi e garantire la distanza giusta con i colleghi, una rotazione delle persone in presenza e l’uso delle mascherine.

Userò i trasporti pubblici?

Se fosse l’unica opzione disponibile per andare dal punto A al punto B lo farei. Essendo in grado di non utilizzarlo, preferisco evitare anche per renderlo in qualche modo più sicuro per chi è costretto a usarlo.

Questa estate farò il bagno?

Premesso che non so dove, nel caso, ovunque sarà lo farò solo se in grado di mantenere le distanze da tutti gli altri, sia dentro che fuori dall’acqua.

Nessuno dei tantissimi esperti di cui ho letto ricerche e dichiarazioni dice che l’acqua può trasportare il virus e infettare qualcuno: il rischio deriva semplicemente dall’essere vicini ad altre persone.

A naso, data la densità possibile, meglio spiaggia che piscina.

Il 15 giugno riaprono cinema e teatri!

Per me la fase due al teatro e al cinema è un no. Se al chiuso, evito perché gli spettatori siedono in un luogo chiuso per un lungo periodo di tempo. Prendo in considerazione l’idea di andare in un drive-in se ce ne saranno in giro.

Idem per eventuali spettacoli, solo all’aperto e con la giusta distanza per il pubblico.

Porterò la bimba in un parco giochi?

Non mi sembra una grande idea. I bambini non prendono le giuste distanze (poverini, non dovrebbero mai) e le strutture dei giochi sono grandi superfici costantemente toccate.

Al bosco e in giro per passeggiate si, però, con mascherina e detergente per mani, cercando di valutare di volta in volta la distanza di eventuali “incroci” tra mia figlia ed altri bambini.

Manderò mia figlia a fare attività estive con la scuola?

No. Non ci sono abbastanza informazioni su come il virus si diffonde tra i bambini e preferisco tenere d’occhio la mia questa estate.

La preoccupazione proseguirà col rientro a scuola. Speriamo si trovino più risposte per allora, o dovrò convivere con il timore che la piccola possa contrarre il virus e portarlo in casa. O scegliere di non farla tornare a scuola. (Preciso che la mia dovrebbe frequentare l’asilo, non è ancora un contesto in cui si può restare disciplinati in un banco).

Queste le scelte che ho programmato per la mia fase due. Quali sono le vostre? Fatemi sapere.

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L’autore

Gianluca Riccio, copywriter e giornalista - Classe 1975, è direttore creativo di un'agenzia pubblicitaria, è affiliato ad Italian Institute for the Future, World Future Society e H+, Network dei Transumanisti Italiani.

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