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Ambiente, Robotica

I robot anti erbacce Greenfield ci faranno evitare i pesticidi

C'è solo una cosa peggiore delle erbacce: i pesticidi usati per eliminarle. Greenfield mette in campo robot anti erbacce per evitare i pesticidi. Cosa fanno? Zappano.

13 Luglio 2020
Gianluca RiccioGianluca Riccio
⚪ 6 minuti
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La fattoria di Clint Brauer nel Kansas, potrebbe essere descritta come quella di Zio Tobia, ma coi robot.

Insieme a 1.6km quadrati di serre, un gregge con oltre 100 pecore e Warren G, un lama mangiatore di banane, alla Greenfield c'è infatti una truppa di dieci robot anti erbacce da 60kg l'uno. Cosa fanno? Promettono di farci evitare i pesticidi.

Brauer, il co-fondatore di Greenfield Robotics, è cresciuto come il classico ragazzo di campagna di Pozzettiana memoria. È partito per la grande città, ma alla fine è tornato alla fattoria di famiglia. Ora ha unito tradizione e futuro, perché la fattoria è anche il quartier generale di ricerca e sviluppo per il team di Greenfield Robotics.

Robot anti erbacce Greenfield per evitare i pesticidi
Un robot Greenfield in azione

Ritorno al futuro

Quando Brauer tornò alle sue radici agricole, lo fece con uno scopo: dimostrare che il cibo poteva essere coltivato senza sostanze chimiche dannose. Si possono evitare i pesticidi abbracciando pratiche rispettose del suolo e del pianeta. Lo ha fatto, diventando uno dei principali agricoltori che coltivano ortaggi senza pesticidi. Vende i suoi ottimi prodotti ai mercati locali, alle catene di negozi di alimentari e agli chef.

Non era abbastanza per fare la differenza, però. Pochi ettari di produzione di ortaggi privi di sostanze chimiche non erano nulla. Specie in confronto ai chilometri e chilometri di vasti terreni agricoli coltivabili che costituiscono la maggior parte delle tenute agricole negli USA.

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Ed è qui che entrano in gioco i robot.

Vecchi e giovani agricoltori spendono almeno il 50% del loro tempo (e del loro denaro) a controllare le erbe infestanti. In questo momento, ci sono tre soluzioni al problema. Nessuna di loro è perfetta.

C'è la buona, vecchia fatica umana, un compito costoso e debilitante fisicamente. È sempre più difficile trovare aiuto perché, francamente, quasi nessuno vuole farlo.

Ci sono soluzioni meccaniche, come trattori che tirano aratri, dischi, pale e motozappe che uccidono le piantine di piante infestanti. Ma, come hanno scoperto gli agricoltori, la lavorazione del terreno disturba la delicata vita microbica del suolo, portando a raccolti decrescenti e perdita di terriccio.

Poi c'è la soluzione numero tre: gli erbicidi. Sono ancora costosi, ma più economici del lavoro, e funzionano. Dov'è la fregatura? La fregatura c'è eccome, ed è atroce.

Gli agricoltori scelgono l'opzione chimica in modo schiacciante. Uno studio pubblicato il mese scorso sull'Environmental Health Journal mostra che negli USA sono stati utilizzati 1,3 miliardi di euro in pesticidi agricoli.

Il Glifosato, o "Roundup", è l'erbicida più comunemente usato al mondo e quello di cui la maggior parte dei consumatori ha sentito parlare. È stato designato probabile cancerogeno per l'uomo dall'agenzia per il cancro dell'OMS già nel 2015. Il gruppo di ricerca indipendente The Detox Project riferisce che il glifosato potrebbe essere un disgregatore endocrino e non è chiaro se i livelli di "uso sicuro" stabiliti siano sicuri a lungo termine.

Il suo uso eccessivo ha portato a "super erbacce" resistenti al glifosato he talvolta richiedono sostanze ancora più aggressive e tossiche, anche per la stessa salute degli agricoltori.

La soluzione robotica Greenfield si basa su un'idea semplice: continuare a falciare.

Semplicemente non farlo più a mano, ma delegare qualcun, pardon: qualcos'altro.

Il nemico numero uno

Quando Brauer iniziò a pensare a quale erba colpire per prima, la portulaca orelacea o amaranto era un ovvio primo nemico. È il prototipo dell'erbaccia nefasta: invasiva, adattivo e resistente agli erbicidi.

Una singola pianta può crescere oltre un metro e ottanta e produrre fino a mezzo milione di semi. Si diffonde facilmente e gli agricoltori devono continuare a lavorare per liberarsene anche dopo che il loro raccolto inizia a crescere, altrimenti prende rapidamente il sopravvento.

Avanti, weedbot!

Brauer ha banalmente scoperto che se falcata ripetutamente, a pochi centimetri da terra, la portulaca alla fine rinuncia alla lotta e muore. Bene. C'è un problema, però: se falci un campo di amarene, stai falciando tutto. Compreso, tecnicamente, il raccolto che stai cercando di coltivare.

Un trattore e una falciatrice di dimensioni standard non si adattano a file di soia, mais, cotone o qualsiasi altra coltura a falda larga, che in genere vengono seminate in file distanti 75 centimetri. E un trattore e un tosaerba pesanti non possono andare nei campi quando sono troppo bagnati o rischiano di piantarsi lí.

Senza contare che per evitare i pesticidi, fiaccare la crescita delle erbacce e superare il loro ritmo si dovrebbe star lì a falciare senza sosta.

I weedbot, robottini falciatori, sono abbastanza piccoli da adattarsi tra le file, abbastanza leggeri da lavorare in campi fangosi e, la parte migliore, possono farlo da soli. Anche in squadra.

Brauer ha contattato un vecchio amico, Steven Gentner, fondatore di RoboRealm, una società informatica. Insegnare ai robot agricoli a vedere le file di colture è stato relativamente facile.

La produzione agricola su larga scala è già adatta ai robot perché è già iper-controllata. I grandi agricoltori piantano file diritte che si estendono per chilometri esattamente alla stessa distanza.

I robot anti erbacce

Robot anti erbacce Greenfield per evitare i pesticidi
Lo staff di The Small Robot Company

Ogni weedbot ha un sensore che gli consente di rilevare la profondità. Può "vedere" le file piantate nel campo che si estendono in lontananza, grazie alla visione artificiale. Può combinare questa capacità con i dati di spaziatura delle file standard, e aggiornare in tempo reale la sua posizione con il GPS.

I contadini robot avanzano

The Small Robot Company è una startup robotica con sede nel Regno Unito che produce robot che “zappano” elettricamente le piantine per evitare i pesticidi. Ha ottenuto fondi per 5 milioni di euro. Fondata nel 2015 con un equipaggio di quattro robot (Tom, Dick, Harry e Wilma) si è quasi subito concentrata sul problema delle erbacce.

La Small Robot Company distingue tra erbacce e colture in modo diverso rispetto a Greenfield. Invece di fare affidamento su file di colture consolidate che i robot anti erbacce possono vedere e seguire, si concentra invece su una tecnologia fotografica e di scansione.

Il robot Tom inizia il processo scorrendo il campo e mappandolo. Tali informazioni vengono caricate su Wilma. Quindi Wilma dice a "Dick", il robottino "zappatore", di mettersi al lavoro,

Dick, che ha le dimensioni di una piccola auto, segue le indicazioni di Wilma e si muove attraverso il campo a passo d'uomo, identificando ogni piantina di erbaccia in base ai dati di mappatura precedenti.

Robot anti erbacce Greenfield per evitare i pesticidi
Dick, il robot "zappatore" della Small Robot Company

Questa soluzione è più complicata delle falciatrici Greenfields, ma consente una maggiore capillarità.

Nelle sue prime prove in Kansas, il team di Greenfield ha incontrato alcuni ostacoli imprevisti: una pala. Un pezzo di tubo. Un sasso. Quando ciò accade, il robot spegne il tosaerba, un operatore fuori sede interviene e risolve il problema da remoto. Nonostante questo limite, i prezzi dei robot anti erbacce sono inferiori a quelli delle soluzioni chimiche.

Per questo la Greenfield ha raccolto 500.000 dollari in finanziamenti per i suoi robot anti erbacce, ed è in procinto di riceverne altri 8 milioni.

Seppure i robot non sapessero fare nient'altro che controllare le erbacce, evitare i pesticidi avrebbe il potenziale per rivoluzionare l'agricoltura. Avanti, weedbot!

Tags: agricoltura del futuro

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