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12 Dicembre 2020

Perché Facebook è morto, ma ancora non lo sa

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Tecnologia
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blue and white logo guessing game

Photo by Brett Jordan on Unsplash

Il colosso da oltre 750 miliardi di dollari ha ancora diverse opzioni, ma a detta di tanti nessuna ha un lieto fine.

La scorsa settimana ha iniziato a circolare un po’ in sordina una convinzione: Facebook, il social network che “abito” dal 2008, è morto, o sta per estinguersi.

Perché Facebook è morto ma ancora non lo sa

Sono in contatto con i miei soci di lavoro ogni giorno (tramite Zoom), e con la stessa piattaforma sono in contatto con il parentado.

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La prima constatazione: tutti gli adolescenti tra i 14 e i 16 anni che conosco non hanno Facebook.

Sintesi dei motivi: non vogliono importuni e fastidi alla privacy, non vogliono zuffe politiche. Entrambe cose di cui la creatura di Zuckerberg abbonda.

Ho chiesto loro se qualcuno dei loro amici avesse Facebook. Mi hanno riso in faccia.

Mi hanno detto: “Facebook è per mamme e nonni”. È vero?

Facebook è morto
Photo by Annie Spratt on Unsplash

La grande F scricchiola

In verità, la realtà per Facebook è molto peggiore. Il monopolio granitico di questo social media dovrà affrontare 5 sfide nei prossimi anni. Sono tutte potenzialmente insormontabili.

Alla generazione Z non interessa molto

Gli under 18 sono andati avanti. Tik Tok, Snap, forse IG. Vogliono la crittografia end-to-end, non vogliono essere monitorati, hanno paura del bullismo online e dell’incitamento all’odio e non amano gli annunci.

Soprattutto, non vogliono essere sugli stessi social di mamme, papà, zie, zii e nonni. Per loro Facebook è morto sul serio, anzi: un mortorio.

Per essere chiari, Facebook è ancora il social leader tra gli under 17, ma considero impossibile che mantenga quel vantaggio a lungo. In effetti, ha già il 2,6% in meno di adolescenti rispetto al secondo trimestre del 2019. Facebook potrebbe potenzialmente lanciare una sorta di social solo per i minori di 18 anni, ma i ragazzi probabilmente non lo userebbero ugualmente.

I millennial sono pronti a mollare

Anche tra qualche mio collaboratore e amico più piccolo di me noto defezioni. Persone che dopo aver visto il documentario “The Social Dilemma” puntano a mollare la presa. Perché ammettiamolo: Facebook è una macchina dell’odio, il tipo di luogo in cui i contenuti negativi diventano virali in modo molto più rapido e solido dei contenuti positivi.

Per questo i Millennial consapevoli stanno diventando diffidenti. Plus: ora si sentono troppo vecchi per litigare con sconosciuti e conoscenti online, non sono interessati a farsi manipolare l’umore, magari non hanno un’ora libera ogni giorno da passare su Facebook. E sembrano dirsi “sono social anche senza media”. Ricordano ancora quei giorni meravigliosi di amicizie analogiche, e dal post Covid si aspettano che permetta di costruire relazioni reali invece di connessioni digitali mediate da un social… che è morto. Per questo dico: aspettatevi che i Millennial abbandonino Facebook in gran numero quando emergerà un valido concorrente. Nel frattempo, molti altri adotteranno procedure di controllo: installeranno Newsfeed Eradicator per eliminare la loro dipendenza dallo scroll, poi magari uBlockOrigin e Ghostery per bloccare annunci e monitoraggio. Useranno Messenger e occasionalmente guarderanno la bacheca di un amico. A quel punto, avranno già un piede fuori dalla porta.

L’esodo dei complottardi…

La censura è una brutta bestia. Ovunque. In Occidente, in Cina, in Russia. Ciò detto, le piattaforme dei social media hanno iniziato a “censurare” bugie comprovabil e indicazioni vistosamente sbagliate. La verità non deve mai essere censurata, ma dobbiamo stare in guardia da bugie eclatanti e verificabili come “la terra è piatta” o “Hillary Clinton gestisce un circoletto sessuale infantile sotto una pizzeria”.

Questo approccio di Facebook fa infuriare diverse persone. Ed è solo questione di tempo prima che decine di milioni di loro abbandonino Facebook per una nuova piattaforma di social media che rispetti il ​​loro diritto di essere illusi. Se li taglia fuori è morto. In effetti, esiste già una nuova piattaforma di social media che può offrire un esempio: si chiama Parler, e si definisce “Free Speech Social Network”.

… E quello degli intellettuali

Il fenomeno delle “echo chambers” cui accennavo prima (quelli che vogliono illudersi vanno in un posto dove potranno farlo, preferibilmente tra loro) non sarà isolato ai vari Napalm51 e complottardi.

Aspettatevi di vedere anche gruppi di attivisti per i diritti fare lo stesso. Dopotutto, l’internazionale arcobaleno si è davvero svegliata chiedendo l’uguaglianza del reddito mentre utilizza una piattaforma che arricchisce un 36enne con un patrimonio netto sopra i 100 miliardi di dollari? Anche questo bacino potrebbe mollare a favore di un social nel quale sentirsi maggiormente tutelato e rappresentato.

Chi rimane non varrà la pena

Tolti larghi strati di Generazione Z, di Millennials, di complottardi e di attivisti cosa rimane? Un mezzo noioso e gonfio.

La base di utenti sarà un gruppo di sessantenni apolitici a cui piacciono le foto di gatti e i video di cani che ballano, più un tot di troll con troppo tempo a disposizione. Pensavate che Myspace fosse cattivo? In cinque anni, Facebook potrebbe diventare il posto più deprimente di Internet.

Cosa può fare Facebook per evitarlo?

Le opzioni a disposizione del social di. Menlo Park sono varie:

1 – Appoggiarsi al suo gruppo demografico in più rapida crescita: gli anziani.

Non c’è niente di sbagliato a rifugiarsi nei Boomer, ma la nostra società ossessionata dai giovani non vedrà più Facebook come la piattaforma principale.

2 – Provare a trattenere i giovani andando giù di pubblicità

Investire una tonnellata di denaro nel tentativo di convincere la prossima generazione che Facebook è ancora cool, nonostante la piattaforma obsoleta e le serie preoccupazioni per la privacy. Potrebbe funzionare per un po’.

3 – Continuare ad acquisire veri innovatori come furono Instagram e WhatsApp (o ad esempio TikTok, l’ho detto).

Questo funzionerà sicuramente a breve termine. Almeno fino a quando una raffica di cause legali anti-monopolio farà saltare tutto il conglomerato di nuovo.

Facebook collasserà, dunque? Impossibile!

No, non lo è.

Anche se Facebook non sparirà presto (ha ancora oltre due miliardi di utenti attivi al giorno) il vecchio Myspace ci ha insegnato che quando il più grande sito di social media del mondo crolla, lo fa praticamente dall’oggi al domani. È l’effetto rete, ma al contrario. Non lo dico io, e nemmeno la legge di Murphy.

Il cognome giusto è Metcalfe

Per chi non conosce la legge di Metcalfe, la teoria postula quanto segue:

Il valore di una rete è proporzionale al quadrato del numero di utenti connessi. Man mano che il costo fisico della rete cresce in modo lineare, il suo valore cresce in modo esponenziale.

Facebook è morto
Robert Metcalfe

Esempio. Diamo a tutti un valore di 1,5 dollari. Una rete di 2 persone vale 2,25 dollari (1,5 x 1,5). Una rete di 3 persone non vale 3 dollari, ma ne vale 3,375. E così via.

La rete di Facebook di due miliardi vale $ 750.000.000.000. Siamo noi, gli utenti, a dare a Facebook il 100% del suo valore.

E chiaramente, man mano che la gente va via questa rete perde valore. La deflazione di Facebook potrebbe richiedere più tempo di altri a causa delle sue enormi dimensioni e, come Myspace, continuerà sicuramente ad esistere in qualche modo. Ma posso dire con certezza che i suoi giorni migliori sono nel passato. Perché è solo questione di tempo prima che l’effetto rete si interrompa.

Il lato positivo? Il cambiamento

Alla fine, come detto, se Facebook è morto (o abbandonerà questo tipo di piattaforma a favore di una vera next thing, come ad esempio un social VR) è solo questione di tempo. E sarà davvero un’ottima notizia per i professionisti del marketing, gli imprenditori, gli utenti dei social media e il pubblico in generale.

facebook è morto
Photo by NeONBRAND on Unsplash

Per i professionisti del marketing, più piattaforme offrono più opzioni di marketing, più specificità di nicchia e meno concorrenza pubblicitaria.

Per gli imprenditori, c’è l’opportunità di creare “eredi” eleganti e innovativi per la prima volta in un decennio. Man mano che la società individualista-consumista cresce, aspettatevi di vedere una proliferazione di siti specifici di nicchia negli anni a venire. (E, forse ironicamente, un “reflusso” con una sorta di sito principale per accedervi tutti da una singola app.)

Per gli utenti dei social media, aspettatevi (o chiedete) l’introduzione di una Carta dei diritti dell’utente, inclusi standard di privacy rafforzati, algoritmi che creano molta meno dipendenza, protezione innovativa dal trolling straniero e forse anche compartecipazione alle entrate pubblicitarie.

Per il pubblico in generale, la diffusione delle nostre interazioni digitali su una fascia più ampia di siti potrebbe portare a un ecosistema non monopolizzato di diversi piattaforme da cui esprimere verità reali senza censura.

Forse lo stesso Zuckerberg potrà tirare un sospiro di sollievo, voltare pagina e iniziare qualcosa di nuovo. Facebook è morto, dirà. Viva Facebook.

Tags: FacebookSocial network
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Gianluca Riccio, copywriter e giornalista - Classe 1975, è direttore creativo di un'agenzia pubblicitaria, è affiliato ad Italian Institute for the Future, World Future Society e H+, Network dei Transumanisti Italiani.

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