Alberi di Natale e ornamenti luccicanti fanno bella mostra di sé in un negozio di souvenir saudita. È un’immagine una volta impensabile nella culla dell’Islam, dove è vietata ogni celebrazione pubblica non musulmana.
Negli ultimi anni, addobbi natalizi e vendite festive si sono gradualmente introdotte nella bella capitale Riyad, un segno di allentamento delle restrizioni sociali da quando il principe ereditario Mohammed bin Salman si è impegnato a guidare il regno conservatore del Golfo verso un “Islam aperto e moderato”.
“Non avrei mai immaginato di vederlo in Arabia Saudita”, dice all’Associated France Presse un residente di Riyad (che preferisce restare anonimo) pizzicato e intervistato nel negozio che vende addobbi natalizi, alberi, abiti da Babbo Natale, orpelli, palline e altri ornamenti.
“Sono sorpreso”, dice un residente, che ha chiesto di restare anonimo.
Scene impensabili anche solo poco tempo fa
Fino ad appena tre anni fa, era quasi impossibile vendere apertamente addobbi natalizi e articoli simili in Arabia Saudita, ma le autorità hanno “limato” i poteri dell’establishment clericale, da tempo noto per far rispettare le tradizioni islamiche.
Per decenni, le vendite natalizie sono state in gran parte clandestine e i cristiani di Filippine, Libano e altri paesi hanno festeggiato a porte chiuse o in enclave di espatriati.
“Era molto difficile trovare questi articoli natalizi nel regno,” dice Mary, una libanese espatriata con sede a Riyadh che preferisce essere identificata con il suo solo nome. “Molti dei miei amici li compravano dal Libano o dalla Siria e li portavano di nascosto nel paese”, ha detto.
Addobbi natalizi in Arabia Saudita: un forte segno dei tempi
Il direttore di un negozio di Riyadh riferisce che quest’anno il suo negozio ha venduto non solo articoli natalizi ma anche abiti per Halloween, ricorrenza ampiamente vista dai conservatori come una tradizione americana che devia dall’Islam.
Può non sembrare, ma è un segnale molto forte. L’Arabia Saudita è custode della Mecca e Medina, i due luoghi più sacri dell’Islam. Il regno arabo è stato a lungo accusato di esportare la sua dottrina sunnita wahhabita ultra-conservatrice in tutto il mondo. Oggi, sta lentamente spingendo per lo scambio interreligioso.
Negli ultimi anni ha ospitato anche funzionari legati al Vaticano e personalità ebraiche.
Nuove prospettive
Funzionari locali affermano che i libri di testo scolastici, un tempo noti per denigrare gli ebrei e altri non musulmani come “maiali” e “scimmie”, sono in fase di revisione. È una iniziativa che fa parte della campagna del principe Mohammed per combattere l’estremismo nell’istruzione.
L’erede al trono saudita ha frenato l’influenza della polizia religiosa un tempo potente. Un apparato molto invasivo che consente concerti di musica di genere misto, cinema e altri intrattenimenti, ma i templi e le chiese sono ancora vietati.
All’inizio di questo mese, gli Stati Uniti hanno riconfermato il posto dell’Arabia Saudita nella lista dei paesi in una lista nera per la libertà religiosa. Paesi accusati di aver commesso o tollerato “violazioni sistematiche, continue ed eclatanti della libertà religiosa”, secondo il Dipartimento di Stato americano.
Il mese scorso, il principe Mohammed si è impegnato a colpire gli estremisti con un “pugno di ferro”, dopo un attentato contro un raduno di diplomatici occidentali in un cimitero non musulmano nella città di Jeddah sul Mar Rosso, rivendicato dal gruppo dello Stato Islamico.