Un nuovo studio condotto congiuntamente dall'Università di Liegi (Belgio) e dall'Ecole normale superieure - PSL (Francia) mostra che le interazioni cuore-cervello, misurate mediante l'elettroencefalografia (EEG), forniscono una nuova via diagnostica per i pazienti con disturbi della coscienza.
Negli ultimi decenni sono stati tanti i miglioramenti nella diagnosi delle funzioni di pazienti in coma e post coma. La grande sfida, però, è ancora aperta: quella di misurare il grado di autocoscienza di persone che non possono comunicare. La comunità scientifica sapeva già che la risposta del cervello al battito cardiaco è correlata alla percezione corporea e all'autocoscienza. Ora uno studio dimostra che si possono ottenere informazioni clinicamente significative anche in pazienti con disturbo della coscienza.
Lo studio sul battito cardiaco per rivelare segni di coscienza sui pazienti in coma

Per il loro studio, i ricercatori hanno incluso 68 pazienti con un disturbo della coscienza. 55 soffrivano di uno stato di coscienza minimo, con segni di coscienza fluttuanti e coerenti ma non erano in grado di comunicare. 13 pazienti erano invece in stato di veglia non responsivo (precedentemente chiamato "stato vegetativo") che non mostravano alcun segno comportamentale di consapevolezza. Questi pazienti sono stati diagnosticati con un test clinico standardizzato per valutare il comportamento cosciente.
Poiché questi pazienti hanno sofferto di gravi lesioni cerebrali, potrebbero non essere in grado di mostrare segni comportamentali di consapevolezza. Pertanto, abbiamo anche basato la nostra diagnosi sul metabolismo del cervello. Questa è una tecnica di neuroimaging all'avanguardia che può essere applicata solo in centri specializzati
Jitka Annen (GIGA Consciousness, ULiege)
I ricercatori hanno registrato l'attività cerebrale durante lo stato di riposo. Hanno selezionato segmenti di EEG subito dopo un battito cardiaco e segmenti di EEG in punti temporali casuali. Hanno quindi utilizzato algoritmi di apprendimento automatico per classificare (o diagnosticare) i pazienti nei due gruppi diagnostici in base alla reazione del loro cervello al battito cardiaco.
I risultati
I nostri risultati indicano che il potenziale evocato dal battito cardiaco può darci prove supplementari per la presenza della coscienza
Diego Candia-Rivera (Ecole normale superieure)
È importante notare che le risposte evocate dal battito cardiaco erano più in accordo con la diagnosi basata sul metabolismo cerebrale rispetto alla diagnosi basata sulla valutazione comportamentale. Sembra quindi che la risposta evocata dal battito cardiaco possa essere utilizzata per misurare una prospettiva di autocoscienza che non viene valutata con successo utilizzando strumenti comportamentali.
"La prossima sfida è tradurre i nostri risultati in applicazioni cliniche. In questo modo tutti i pazienti con disturbi della coscienza potranno beneficiare di una migliore diagnosi con tecnologie di valutazione ampiamente disponibili", conclude Steven Laureys, capo dell'unità di ricerca GIGA Consciousness e Centre du Cerveau (ULiege, CHU Liegi).