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Beeing e l’internet delle api: digitalizzare l’apicoltura per salvare il pianeta

Digitalizzare l'apicoltura per educare al rispetto delle api, salvarle e salvare anche il resto del pianeta? Obiettivi ambiziosi e grande impegno: questa è Beeing.

Gianluca Ricciodi Gianluca Riccio
in Italia Next
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beeing, apicoltura digitale
15 Ottobre 2021
⚪ Si legge in 5 minuti
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Italia Next di oggi si occupa di una startup molto interessante. Di più: la considero il prototipo di ciò che un’azienda dovrebbe fare per ricostruire una Weltanschauung più giusta su questo pianeta. Si chiama Beeing, è nata a Faenza nel 2017 e si occupa di apicoltura. In che modo? Beh, in tutti i modi in cui ci si può occupare di questi magnifici insetti. Ho fatto due chiacchiere con i suoi fondatori.

Dalla sua nascita Roberto Pasi (CEO e co-founder) e Gabriele Garavini (co-founder) hanno sviluppato e coordinato diversi progetti dedicati alla tutela della api. Beeing si è occupata di Alveari urbani, bio-monitoraggio della qualità dell’aria attraverso miele ed api, formazione in apicoltura e altro. Si tratta di progetti innovativi, che anche altri laboratori nel mondo stanno portando avanti (ad esempio qui, o qui). Di Beiing mi ha particolarmente colpito “IoBee”, Internet of bees, un sistema che supporta il lavoro degli apicoltori e il monitoraggio a distanza delle arnie.

Roberto Pasi (a sinistra) e Gabriele Garavini (a destra).

Come funziona una “internet delle api”? Sono curioso.

Risponde Roberto Pasi, CEO e founder: È un complesso di strumenti digitali in grado di interpretare alcuni aspetti della vita delle api. Siamo partiti con lo sviluppo di sensori relativamente semplici: prima sensori antifurto, poi sensori in grado di rilevare temperatura e umidità all’interno dell’arnia, due valori molto importanti per il benessere dello sciame. Ora ci stiamo spingendo ben oltre, con lo sviluppo di un sensore che faccia da vero e proprio traduttore del linguaggio delle api. Uno strumento cioè che rileva e interpreta vibrazioni e suoni per restituire messaggi a noi esseri umani, circa la salute della regina e dello sciame in generale. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel mondo dell’apicoltura. Ora siamo in fase di test con alcune università e centri di ricerca in diversi paesi del mondo.

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Bella storia. Risponde ad una necessità assoluta: quella di capire le api per correggere noi stessi. Dobbiamo intervenire per cambiare abitudini, per cambiare il nostro modo di agire in contiguità con l’ambiente, anche per cambiare l’organizzazione del lavoro. E ben venga anche la digitalizzazione dell’apicoltura, con sensori per monitorare insetti ed arnie.

Adottare un alveare, avvicinare le persone all’apicoltura

Per diffondere apicoltura responsabile e cultura del rispetto delle api, Beiing ha anche lanciato un progetto di “adozione” degli alveari: Bee The Change, questo il nome del programma, è partito ad inizio ottobre. Si può scegliere il luogo di adozione da una cartina, si sceglie l’apicoltore, l’alveare (dandogli anche un nome), il miele preferito da ricevere. In alcuni periodi dell’anno si possono anche visitare le api adottate, per vedere dal vivo gli effetti del proprio sostegno economico. Se volete partecipare, trovate tutto qui.

apicoltura digitalizzata

Le api sono fondamentali: due terzi di tutto ciò che mangiamo dipendono dall’impollinazione, eppure le api sono a rischio di estinzione. Il problema di fondo è di matrice culturale. Nasce da un approccio sempre più sbagliato verso il pianeta, del quale vediamo solo oggi gli effetti devastanti (nonostante conosciamo la situazione da 150 anni). Ora è corsa, almeno teorica, alla tutela delle api mellifere e al ripopolamento anche delle aree urbane con progetti ad hoc, ma bisogna far presto, prima che l’apicoltura sia costretta ad arrendersi ad un miele realizzato senza api, e a tutte le conseguenze terribili che la strage di questi preziosi insetti comporta.


Da cosa pensate si dovrebbe iniziare per invertire subito la tendenza che vede le api sempre più in pericolo?

Risponde Gabriele Garavini, CTO e Co-Founder: Nel nostro piccolo stiamo impiegando tutte le nostre energie nel diffondere la conoscenza e il rispetto degli insetti impollinatori con corsi di formazione e affiancamento, lo sviluppo di apiari urbani, il programma di adozione a distanza con gli apicoltori più virtuosi. Il tutto con l’obiettivo di creare comunità a misura d’ape. Ma sicuramente c’è bisogno di decisioni forti da parte dei governi, che ancora non stiamo vedendo. Erano stati fatti dei passi avanti nel 2018, con la decisione dell’Unione Europea di restringere l’utilizzo dei neonicotinoidi, a seguito del rapporto dell’EFSA che dimostrava gli effetti nocivi disastrosi di queste sostanze sulla salute e la sopravvivenza delle api. Purtroppo non è sufficiente. Basti pensare che lo scorso giugno, il Consiglio Europeo ha ritenuto accettabile una perdita degli insetti impollinatori pari al 10%. Tale soglia, precedentemente fissata al 7% dagli stessi stati membri su consultazione dell’European Food Safety Agency (EFSA), desta grandi preoccupazioni da parte degli ambientalisti di tutto il mondo. In ogni caso crediamo fortemente che ogni azione conti, per questo perseguiamo la nostra mission con tanta devozione.

apicoltura digitalizzata

Come immaginate il futuro di Beeing? Avete in mente nuovi sviluppi di apicoltura digitale?

Risponde Roberto Pasi, CEO e founder: La vision di Beeing è di diventare il punto di riferimento per l’apicoltura urbana e la tutela delle api in Italia, e non solo. Dalle arnie urbane innovative, abbiamo ampliato i servizi, puntando moltissimo sulla formazione – sia digitale che in presenza- dei nostri apicoltori urbani neofiti, perché siamo convinti che sia la chiave per un approccio all’apicoltura consapevole. Abbiamo una rete corposa di apicoltori professionisti in tutt’Italia, i nostri ambassador, che accompagnano i neo-apicoltori in un percorso di crescita, oltre ad aver lanciato il primo corso online di apicoltura di base. Stiamo dedicando molte energie anche a progetti di creazione di apiari urbani, con enti pubblici e privati, con l’obiettivo di creare città a misura di ape. Prossimamente vogliamo estendere il nostro focus alla tutela di tutti gli insetti impollinatori, e non solo alle api mellifere. Insomma l’asticella si è alzata e abbiamo un dialogo aperto con fondi di investimento e i private equity più attenti alla green economy con l’obiettivo di chiudere l’operazione entro l’anno.


In bocca al lupo, amici: c’è bisogno di aziende come la vostra.

Tags: Apistartup
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