Nel 2004, i ricercatori hanno iniziato a esplorare la possibilità di alterare i ricordi e la chimica del cervello per aiutare chi soffre di disturbo post traumatico da stress (PTSD) a dimenticare i loro traumi. Da allora, chi lavora in questo campo spera nello sviluppo di un trattamento di massa. Sfortunatamente, gli sforzi per riprodurre i promettenti risultati iniziali sono ripetutamente falliti.
Ora, un team dell’Università di Cambridge ha annunciato di aver stretto il cerchio intorno a una proteina specifica nota come proteina “Shank“. Ritengono possa essere la responsabile di quei risultati difficili da replicare. Lavorare su questa proteina può portare alla capacità di modificare o cancellare completamente i ricordi, specie quelli particolarmente dolorosi.
I una antica leggenda greca parlavano di un farmaco, il Nepenthe, che faceva dimenticare loro i ricordi dolorosi. Speriamo che questo sia un passo avanti nel percorso verso il trattamento.
Amy Pelton, ricercatrice capo del progetto
Di che parliamo? Ah…si. Di ricordi. L’avevo dimenticato.
Sulla base delle attuali conoscenze, i ricordi sono suddivisi in due diverse categorie. La prima memorizza dati concreti come nomi, luoghi, volti e altre informazioni di base. La seconda comporta la cattura e il mantenimento delle emozioni associate a particolari ricordi. Di conseguenza, gli scienziati hanno iniziato a prendere di mira la creazione e l’archiviazione di ricordi emotivi per vedere se potevano essere modificati o addirittura cancellati del tutto.
Questo ha portato allo studio del 2004, in cui i ricercatori hanno mostrato come gli animali a cui era stato somministrato il propranololo “dimenticassero” di un trauma appreso. Tuttavia (ne ho parlato anche qui), tali risultati si sono rivelati particolarmente difficili da riprodurre. Però hanno aperto la strada allo studio del team di Cambridge.
Lo studio attuale
Nella presentazione fatta alla conferenza 2021 dell’European College of Neuropsychopharmacology (ECNP), la dott.ssa Amy Pelton e il suo team hanno spiegato le basi e l’obiettivo del loro studio. “I ricercatori hanno scoperto che una particolare proteina può essere utilizzata come marker cerebrale per indicare se i ricordi emotivi possono essere modificati o dimenticati”, si legge nel comunicato stampa.
Inoltre, aggiunge il comunicato, sebbene questo studio sia stato eseguito su animali, “i ricercatori sperano che i risultati alla fine consentiranno alle persone con disturbo post-traumatico da stress (PTSD) di tornare a condurre una vita più equilibrata”.
Come hanno proceduto i ricercatori
Il team di ricerca di Cambridge aveva prima bisogno di creare ricordi dolorosi nei topi da laboratorio per eseguire i loro esperimenti. E lo ha fatto usando un classico metodo della scienza comportamentale.
I ricercatori hanno addestrato i topi ad associare un click a un lieve shock elettrico, per creare un ricordo di paura, un po’ come Pavlov faceva con i cani più di cento anni fa. Hanno quindi riattivato questi ricordi ai topi facendo sentire solo il suono del click. Infine, subito dopo questo ‘promemoria’ hanno somministrato ai topi un’iniezione di propranololo. E hanno fallito.
Come altri che avevano cercato di replicare lo studio del 2004, Pelton e il suo team hanno scoperto che la memoria d’urto non era stata ridotta affatto. I topi continuavano a reagire con paura al suono del click. Scavando più a fondo, il team si è concentrato sulla proteina “Shank”, che secondo loro “agisce come un’impalcatura per i recettori che determinano la forza delle connessioni tra i neuroni”. Questa proteina, dice Pelton, va degradata se si vuole modificare o cancellare una memoria a cui è collegata.
“Abbiamo usato la presenza della proteina Shank per determinare se i ricordi erano diventati instabili in primo luogo”, ha detto Pelton, “e abbiamo scoperto che non lo erano”.
Il futuro dei ricordi: “l’infinita letizia della mente candida?”
Nelle conclusioni dello studio, la dottoressa Pelton ha parlato dell’eccitazione intorno a questa scoperta, ma ha predicato cautela riguardo all’applicabilità a lungo termine di questa ricerca.
Si tratta di meccanismi davvero complessi e dobbiamo tenere a mente che questo è lavoro sugli animali; i cervelli degli umani sono simili, ma molto più complessi. Speriamo di ridurre l’impatto inconscio dei ricordi emotivi traumatici, il tipo di trauma che può rovinare la vita delle persone con disturbo da stress post-traumatico.
Amy Pelton
Per quanto riguarda la forma che tali trattamenti possono assumere alla fine, Pelton è rimasto cauto ma fiducioso.
Difficile pensare che un giorno, come nel celebre film con Jim Carrey e Kate Winslet, le persone sceglieranno quali ricordi farsi cancellare. Nel tempo, però, la scienza inizierà a capire i fattori che rendono alcuni ricordi ‘incancellabili’ ed altri no. E questo, a prescindere dal benessere (che auguro) a tutti i pazienti di sindrome da stress post-traumatico, ci avvicinerà moltissimo alla comprensione di come vengono creati e modificati i ricordi, e di come funziona la mente.