Gli esseri umani sono diversi dagli altri animali sulla terra. Gli altri animali non cucinano il loro cibo, non inventano gli smartphone e non perdono tutti i Bitcoin quando non trovano il modo di accedere ad un loro wallet.
E se gli esseri umani scomparissero improvvisamente? Quali altri animali potrebbero prendere il nostro posto in caso di nostra estinzione? Quali altri animali sarebbero in grado di creare società grandi e complesse come la nostra?
Dopo di noi, chi potrebbe beneficiare della nostra estinzione?
Con le nuove tecnologie e la nostra comprensione dell’evoluzione, possiamo fare previsioni sul futuro a breve termine. Ad esempio, possiamo prevedere che in caso di un’estinzione molto prossima del genere umano (vi andrebbe bene giovedì?) il cambiamento climatico spingerebbe molte specie verso la resilienza alla siccità per sopravvivere. Anche le specie adattate al freddo si estinguerebbero: orsi polari e pinguini ci seguirebbero nell’estinzione a breve distanza.
È possibile che si assisterebbe ad una certa convergenza, intesa come il processo evolutivo attraverso il quale due organismi non correlati alla fine sviluppano caratteristiche simili.
Un esempio? La forma dei pesci, con tanto di pinne stabilizzatrici che li rendono adatti alla vita nell’acqua. Ebbene, i delfini hanno un’anatomia molto simile a quella dei pesci anche se, a differenza di questi ultimi, sono mammiferi a sangue caldo che respirano aria. E hanno una storia evolutiva del tutto distinta.
Abilità manuale, roba nostra? E le scimmie?
Una cosa che ci rende speciali è nelle nostre mani, e non lo dice solo questa ricerca dell’Università di Manchester. Possiamo costruire città, modificare l’ambiente che ci circonda e fare selfie. Per fare la stessa cosa, i “fortunati” sopravvissuti alla nostra eventuale estinzione dovrebbero avere pollici opponibili, o almeno qualcosa di simile.
Scimpanzé, Bonobo, siete voi i nostri eredi? In effetti sono già i nostri parenti viventi più prossimi, e hanno già pollici opponibili che usano per fabbricare strumenti in natura. È possibile che con l’estinzione degli umani potrebbero sostituirci loro: allora sì che sarebbe “Il pianeta delle scimmie”.
Un po’ come abbiamo fatto noi stessi quando siamo sopravvissuti ai Neanderthal circa 40.000 anni fa: lo dice uno studio del 2021 pubblicato su Nature. Detto questo, probabilmente ci vorrebbero centinaia di migliaia o addirittura milioni di anni perché queste scimmie sviluppino la capacità di creare e utilizzare strumenti sofisticati simili a quelli umani e ordinare la pizza su un’app.
Sfortunatamente siamo tanto simili: qualsiasi disastro abbastanza potente da provocare un’estinzione di umani rischia anche di spazzare via gli scimpanzé. Questo accende il faro su un altro possibile candidato alla nostra successione: gli uccelli.
Pensa se ho scritto bene “Hitchcock” senza cercare su Google.
Con l’estinzione dei dinosauri terrestri 66 milioni di anni fa, i mammiferi iniziarono a riempire i loro slot lasciati liberi. Se gli esseri umani scomparissero, gli uccelli potrebbero prendere il nostro posto come animali intelligenti e abili.
Alcuni uccelli, come corvi e corvi, hanno intelletti che rivaleggiano anche con gli scimpanzé, secondo una ricerca pubblicata nel 2020 sulla rivista Science. Sempre secondo uno studio pubblicato su Science alcuni uccelli possono usare i loro abili piedi e becchi per modellare il filo in ganci. Un pappagallo cenerino africano (Psittacus erithacus) opportunamente addestrato può imparare fino a 100 parole e fare semplici calcoli, inclusa la comprensione del concetto di zero. Questa non la sapevate, ammettetelo.
Gli uccelli possono radunarsi in grandi gruppi, ma non riesco ad immaginare grandi metropoli fatte di nidi: magari perchè è impossibile, magari perchè semplicemente non ci riesco io. Avanti un altro candidato!
C’è un altro gruppo di animali che potrebbe godersi la nostra estinzione. Un animale estremamente abile nel manipolare oggetti con i suoi arti.
Tutti e otto.
In quanto a capacità, i polpi sono probabilmente gli animali non umani più intelligenti sulla Terra. Possono imparare a distinguere tra oggetti reali e virtuali, secondo una ricerca del 2020 pubblicata su The Biological Bulletin, e possono persino progettare il loro ambiente rimuovendo le alghe indesiderate dalle loro tane e barricando l’ingresso con conchiglie, secondo uno studio sulla rivista Communicative and Integrative Biology. Sono persino noti per vivere in comunità di qualche tipo.
I polpi avrebbero difficoltà ad adattarsi alla vita sulla terraferma. I vertebrati hanno il ferro nelle loro cellule del sangue, che si legano all’ossigeno molto facilmente. Al contrario, i polpi e i loro parenti hanno cellule del sangue a base di rame. Queste molecole si legano ancora all’ossigeno, ma meno facilmente e, di conseguenza, i polpi sono confinati in acque sature di ossigeno. Dubito che sarebbero capaci di venir fuori e fondare una Roma per polpi.
Chi resta come candidato a prendere il nostro posto dopo una nostra (eventuale) estinzione?
I miei 50 centesimi li punto sugli insetti sociali. Formiche e termiti. Sono più resistenti di noi, delle scimmie, degli uccelli e pure dei cefalopodi. Altro che estinzione, sono in giro da 480 milioni di anni e in tutto questo tempo hanno imparato a fare di tutto: nuotare, scavare, costruire.
Niente somiglia alla nostra organizzazione come una colonia di formiche (avremmo perfino qualcosina da imparare, in alcuni casi). Le formiche allevano funghi, secondo una ricerca pubblicata nel 2017 sulla rivista Proceedings of the Royal Society B, e le termiti possono comunicare su lunghe distanze all’interno delle loro colonie usando le vibrazioni, secondo uno studio del 2021 sulla rivista Scientific Reports. In caso di estinzione, questi simpaticoni potrebbero fare bingo.
Naturalmente, tutto questo è speculazione; è praticamente impossibile prevedere veramente come si svilupperà l’evoluzione su una scala temporale geologica. Più si va avanti con le previsioni, più variabili intervengono.
Non si può prevedere se un’altra specie svilupperà un’intelligenza a livello umano o il desiderio di costruire città. Potrebbe succedere, ma non senza milioni di anni di pressione selettiva.