Nell’ultimo decennio, la ricerca per prolungare la vita umana e renderla più sana negli ultimi anni ha trovato un nuovo eroe: i farmaci senolitici. Questi farmaci hanno il potenziale per sradicare le cellule danneggiate che si accumulano nel nostro corpo con l’avanzare dell’età, arrestando le malattie associate a tale processo, dall’Alzheimer al cancro.
Fino a poco tempo fa, però, nessun farmaco senolitico era abbastanza preciso: sicuramente quelli sviluppati attaccavano le cellule “cattive”, ma probabilmente colpivano anche quelle buone.
Largo alla seconda generazione
Lo scorso mese gli scienziati delle Università di Cambridge e Leicester hanno progettato un tipo di anticorpo che può attaccarsi a specifiche proteine all’esterno delle cellule (ve ne ho parlato qui). Questo lascia davvero poche possibilità di effetti collaterali. Ogni anticorpo “senolitico” è essenzialmente un missile alla ricerca di proteine, carico di tossine. Si insedia, “e una volta dentro, esplode”, dice Salvador Macip, il ricercatore capo del team. “Ecco perché la chiamiamo una bomba intelligente.”
Da questo avanzamento (del mese scorso, ripeto) non è stato ancora sviluppato un test sugli umani, e neanche sugli animali. Le ricerche di Macip, però, portano la medicina più vicina ad affrontare quella che sembra la principale causa delle condizioni legate all’età. Anche se è improbabile che riusciremo mai a sconfiggere la morte, questo approccio senolitico potrebbe aiutarci ad allungarla (anche di molto) e a concluderla con mente e corpo ancora in efficienza.
Due parole sulle cellule senescenti
Le cellule invecchiano. Si fanno male e smettono di produrre altre cellule. Questo è ciò che chiamiamo senescenza. Questo le aiuta a rimanere sane ed evita che accadano cose brutte come il cancro: ma anche se le cellule senescenti sono “morte”, sono ancora attive in un altro senso. Gli scienziati le paragonano spesso agli zombie: morte ma pericolose. Continuano ad emettere sostanze chimiche che causano infiammazioni e possono far morire anche altre cellule. Quando il nostro sistema immunitario funziona bene, uccide queste cellule cattive prima che facciano altri danni. A volte, però il sistema immunitario non funziona più così bene: per questo gli esperti ritengono che questa proliferazione di cellule senescenti sia responsabile di molte delle malattie della vecchiaia.
Gli scienziati, in sintesi, hanno scoperto che quando un senolitico viene usato per trattare alcune malattie, può farle sparire. E non da poco: già nel 2011 i ricercatori della Mayo Clinic negli USA hanno trattato la cataratta, la degenerazione muscolare e la perdita di grasso usando i senolitici di prima generazione. Cosa vedremo con quelli di seconda generazione?
Un futuro senolitico: cosa cambia nella guerra all’invecchiamento
La sfida di progettare trattamenti che attaccheranno esclusivamente le cellule giuste non è scomparsa con i nuovi anticorpi. Questo perché qualsiasi bersaglio su cui un senolitico potrebbe agganciarsi (in questo caso, una proteina di superficie) probabilmente esiste nelle cellule sane e in tutto il corpo. Per evitare questo “fuoco amico”, Macip suggerisce ai futuri ricercatori di utilizzare due, tre o più marcatori. In questo modo ci saranno meno possibilità di confusione. Si potrebbero progettare anticorpi separati per ogni marcatore e solo quando saranno “agganciati” tutti il senolitico farà il suo dovere.
Questo però sarà un problema per la terza e la quarta generazione di questi farmaci. Macip ci spera: “entro il prossimo decennio potremmo vedere uno o più senolitici mirati raggiungere gli studi.” Lui e i suoi colleghi non sono gli unici a lavorare su questo problema: un altro team di ricercatori, guidato dall’oncologo di Cambridge Daniel Muñoz-Espín, ha fatto il proprio salto l’anno scorso con un trattamento senolitico per il cancro che sembra fare il suo dovere con maggiore attenzione rispetto ai suoi predecessori.
Alla ricerca del senolitico perfetto: una roadmap
Man mano che l’accuratezza di questa medicina migliora, essa sarà in grado di aiutare più persone. Macip ha tracciato anche una possibile “roadmap” che porterà un senolitico (o più senolitici) a combattere contro la vecchiaia. I primi trattamenti dovrebbero sorgere contro le malattie polmonari e il cancro. Segue il morbo di Alzheimer, che uccide (ma non così velocemente come fibrosi polmonare e cancro). Ultimo, ma non ultimo, il diabete.
Più di tutto, lo sviluppo di un efficace senolitico darà il via alla prossima fase della battaglia: quella contro il comune denominatore di praticamente tutte queste malattie, la vecchiaia. Anzichè combattere una malattia, in altri termini, combatteremo contro la condizione che la determina: un cambio completo di paradigma.
Vita eterna? Non scherziamo
È un errore comune pensare che l’obiettivo finale della ricerca anti-età sia la vita eterna o la fonte della giovinezza. La verità è che la Scienza pensa di poter riuscire “solo” a mantenere le persone sane per più tempo possibile.
Forse saremo in grado di correre maratone fino ai nostri 70 anni o semplicemente rimanere attivi come lo eravamo a 50. Questo è ciò che i professionisti medici intendono per “estendere la durata della salute”. Potrebbe portare a una durata della vita più lunga, ma l’obiettivo non è l’immortalità. “Non è tornare indietro nel tempo”, dice Macip, “ma mantenere qualcuno più sano, per più tempo”.