Le lesioni ai tendini capitano quando si fa sport o quando si invecchia. In entrambi i casi fanno molto male al tuo corpo, e possono arrivare ad impedirti di muovere braccia e gambe. Quel che è peggio è che le lesioni ai tendini richiedono molto tempo per guarire: anche dopo averlo fatto, potrebbero non essere più forti come prima e questo rende difficile tornare alla mobilità.
Il Wyss Institute di Harvard ha appena sviluppato un biomateriale a due facce: un lato si lega saldamente ai tendini ed un altro lato, più scorrevole, si armonizza con gli altri tessuti. Il biomateriale può anche essere riempito con farmaci a lento rilascio per minimizzare la cicatrizzazione e l'infiammazione.
Una 'bava' di lumaca per riparare i tendini

Per il loro nuovo studio, i ricercatori della Wyss hanno lavorato a partire da un gel adesivo chirurgico che avevano sviluppato qualche anno fa. Un materiale ispirato alla bava della lumaca Arion Fuscus. Hanno poi cambiato la piattaforma per creare un nuovo idrogel, che hanno chiamato Janus Tough Adhesive (JTA) dal nome del Giano Bifronte.
La funzione è spiegata chiaramente: Janus tiene insieme i tendini per farli guarire prima, ma il suo lato esterno 'scorre' meglio sugli altri tessuti permettendo un movimento più fluido.
I test
Il team ha testato diversi tipi tessuti umani ed animali. Ha scoperto che le JTA ha funzionato particolarmente bene su tendini di maiale e topo, e hanno anche visto risultati simili con i cadaveri umani. In ulteriori test, il team ha messo del corticosteroide nell'idrogel, applicandolo su una lesione di bicipite femorale murino. L'infiammazione è andata via molto più rapidamente.
"È importante sottolineare che quando abbiamo applicato JTA ai tendini rotulei dei ratti, sono rimasti in posizione durante il loro impianto di tre settimane e hanno facilitato la guarigione del tendine", dice Benjamin Freedman, primo autore dello studio.
Ha anche ridotto la formazione di cicatrici del 25%, rispetto ai tendini riparati chirurgicamente
Benjamin Freedman
Sebbene vadano ancora condotti test su persone viventi, il team afferma che tutti i componenti dei JTA sono biocompatibili, il che è un primo passo importante.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature Biomedical Engineering.