La Russia non fornirà gas naturale ai paesi europei senza ricevere un pagamento anticipato, ed in rubli, per le consegne di gas russo. La scadenza prevista inizialmente per domani, 31 marzo 2022, è stata rimandata in modo vago, ma i rischi per l'Europa sono più che concreti.
Questo è, se non avete tempo di guardarla per intero, il succo di un'intervista alla PBS, European Truth Reports, fatta nelle scorse ore dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Abbiamo rubli per pagare? Vogliamo farlo oppure no? Quali sono le possibili conseguenze?


L'addetto stampa del Cremlino non ha lesinato ragionamenti, nello stile verboso ma asciutto che i russi mostrano, come d'abitudine, nelle loro comunicazioni. E d'altra parte anche le domande sono state ottime e precise.
"Non sono sicuro di cosa succederà se i paesi europei rifiutano questa offerta," ha detto laconicamente Peskov. "Quindi, non appena avremo una risposta definitiva, vedremo cosa si può fare. Naturalmente, non ci impegneremo in opere di carità e di certo non invieremo gas all'Europa occidentale gratuitamente". Sic.
Alla domanda diretta se la Russia chiuderà il gas se non viene pagato in rubli, in sostanza, Peskov ha risposto: "Nessun pagamento, niente gas".
E noi?
Le reazioni sono varie e confuse, come nello stile dei paesi dell'Unione: alla vigilia di queste dichiarazioni "ultimative" era già stata in qualche modo respinta la richiesta della Russia di pagare le bollette del gas in rubli.
Oggi però arriva un segnale significativo. Alla stazione tedesca di Mallnow, il flusso di gas russo lungo il gasdotto Yamal-Europa è sceso a "zero", secondo quanto riportato da Reuters. E sono emersi due casi specifici: Italia e Germania.
Italia e Germania in prima linea


Non è un caso che oggi ci sia una chiamata diretta tra Draghi e Putin. E non è un caso che il ministero dell'Economia tedesco attivi un piano di emergenza per il gas, chiedendo alle imprese e alle famiglie di tagliare i consumi alla luce di un potenziale peggioramento delle forniture.
La fibrillazione di Germania ed Italia, coinvolti a pieno titolo in questo problema, è facilmente spiegabile: il 60% della manifattura tedesca e il 70% di quella italiana dipendono attualmente dal gas russo. Uno stop brusco delle forniture non è impossibile, ma è impensabile per i danni che produrrebbe. Letteralmente, esporrebbe i due paesi a carenze di energia, cibo e prodotti, con effetti marcatamente visibili già a partire dalla prossima estate. Detto così, senza girarci troppo intorno.
Il massimo diplomatico dell'UE crede che Putin non interromperà le forniture di gas all'Europa in risposta alle sanzioni. Vedremo. Nel frattempo, i rubli sono tornati ai livelli del 24 febbraio: qualcuno, nel "gran segreto" di cancellerie e consigli di gabinetto, potrebbe aver iniziato a chiedere dove trovarne un po'.