Non tutti i bambini prodigio confermano le premesse una volta adulti. Molti di loro perdono interesse nel loro campo, o addirittura abbandonano la scuola. Alcuni però “diventano ciò che sono” imprimendo al futuro un segno inequivocabile. Pochi, per la verità, ma cambiano il corso della Storia.
Ecco quattro bambini prodigio che hanno fatto parlare di sé quando da piccoli sono diventati grandi. In tutti i sensi.
Blaise Pascal
Pascal, lo sapete, è il mio preferito. Nacque nel 1623 e crebbe a Parigi. Suo padre, un matematico, gli impartì lezioni a casa perché era un bambino malaticcio. Non di matematica, però: sorprendentemente, Pascal Senior voleva per il piccolo Blaise studi di tipo umanistico. Un piano disastrosamente fallito.
Nonostante suo padre, infatti, Pascal si appassionò a tal punto alle materie scientifiche da arrivare praticamente a reinventare la geometria: fu a quel punto che il redento genitore dette a suo figlio una copia degli Elementi di Euclide per dargli l’ultima spintarella.
E stavolta la cosa funzionò: da adulto, Blaise Pascal ha contribuito a importanti lavori nei campi della fisica, della matematica e della filosofia. Oh, dimenticavo: ha anche inventato la ruota della roulette.
John von Neumann
Nato nel 1903 a Budapest, von Neumann da bambino aveva capacità impressionanti: imparava le lingue in modo rapidissimo ed era dotato di una memoria sorprendente.
Come tutti i bambini prodigio, tra i suoi innocenti “giochi infantili” Little John amava dare sfoggio di intelligenza facendo battute in greco classico o recitando a memoria intere pagine dell’elenco telefonico, compresi numeri e indirizzi.
A 27 anni von Neumann emigrò negli Stati Uniti. Lì contribuì a sviluppare i primi computer, fu pioniere della teoria dei giochi e contribuì ad aree come la fisica quantistica, la logica matematica e la statistica. Poteva fermarsi lì, ma lavorò anche al Progetto Manhattan, sviluppando le prime armi nucleari: il futuro si cambia anche in peggio.
Enrico Fermi
Anche Fermi fu uno dei bambini prodigio finiti per contribuire all’inizio dell’era nucleare. Nel suo caso, forse, qualcosa di più: il piccolo romano nato nella Capitale d’Italia nel 1901 viene spesso definito il “padre dell’era nucleare”. Il suo lavoro ha proprio portato alla scoperta della fissione nucleare: un “Big Bang” cui hanno fatto seguito molti altri.
Quello che rense speciale l’adulto Enrico Fermi fu la incredibile versatilità: uno dei pochi scienziati sia teorici che sperimentatori. Nel 1938 ricevette il Premio Nobel per aver scoperto che la maggior parte degli elementi diventa radioattiva quando bombardata con neutroni. Quattro anni dopo, diresse la prima reazione nucleare a catena in un campo da squash sotterraneo dell’Università di Chicago.
Fermi fece importanti scoperte nella fisica nucleare, ovviamente, ma anche nella geofisica e nell’astrofisica. Si dice che sul letto di morte fu in grado di cronometrare “ad occhio” la sua flebo per calcolare la quantità di fluido che stava assumendo.
Anne-Marie Imafidon
Imafidon è nata a Londra nel 1990 da genitori immigrati nigeriani. A soli 11 anni ha superato il livello A di informatica; a 20 anni ha conseguito un master in matematica e informatica all’Università di Oxford. I bambini prodigio non sono rari, ma Anne-Marie era eccezionale per le sue competenze in matematica, informatica e lingue (ne parla sei).
Oggi, da adulta 32enne ha già lavorato nel settore tecnologico di aziende come Hewlett Packard e Deutsche Bank. “Non mi ero accorta che nel 70% dei miei esami di matematica di livello A ero l’unica ragazza”, disse a The Evening Standard in un’intervista del 2019.
Beh, lo era. Era l’unica. E per questo oggi gran parte della sua energia va a incoraggiare la diversità nella scienza e nella tecnologia.