Immaginate il capitalismo come un fantastico robot infallibile in un compito specifico, ma totalmente incapace in tutto il resto. Un esempio su tutti? Il capitalismo globale fa un ottimo lavoro nell’estrarre i combustibili fossili dalla terra, raffinarli e spedirli in tutto il mondo a scopo di lucro attraverso le compagnie petrolifere.
Un sistema talmente rodato ed efficace che alimenta da un secolo l’industria ed il consumo di questo pianeta, con tutto quello che hanno prodotto. C’è solo un problema: questo sistema ci sta uccidendo. E (torniamo alla voce ‘capitalismo’) sembra quasi impossibile disattivarlo.
I profitti delle compagnie petrolifere e del gas negli ultimi tre mesi sono stati incredibili. Exxon Mobil ha realizzato profitti per 18 miliardi. Shell e Chevron ne hanno fatti quasi 12 ciascuna. Sono numeri da record, simili per tutte.
Guerra in Ucraina, festa altrove
Non vi avevo parlato di un’altra caratteristica di questo sistema: le nazioni possono crollare o prosperare più facilmente delle multinazionali. Le grandi compagnie petrolifere stanno letteralmente volando sopra le nuvole del caos mondiale, senza preoccuparsi minimamente della situazione: anzi, godendosela.
Potreste obiettare che il prezzo del petrolio sale e scende, ma lo fa solo in apparenza. La sua volatilità a breve termine è solo un paravento per una tendenza generale che dura da sempre, almeno dagli ultimi 50 anni: dal 1970 ad oggi, le compagnie petrolifere hanno realizzato quasi 3 miliardi di dollari al giorno. Ogni giorno.
Non sono profitti nati da un “libero mercato” che esiste solo nelle favole, ma dall’esatto opposto: monopoli, cartelli, accordi, controllo della politica. Le compagnie petrolifere hanno così tanti soldi da condizionare le politiche energetiche e militari del pianeta, per blandire l’opinione pubblica e per mantenere sempre in piedi la nostra dipendenza dai combustibili fossili. Nonostante i cambiamenti climatici sempre più gravi, ormai sotto gli occhi di tutti.
Il mondo brucia, e le compagnie petrolifere continuano a pompare
Quello che sta accadendo è una prova formidabile: nessuna crisi esistenziale farà in modo che questa “macchina” si spenga da sola. Dobbiamo farlo noi, o ci ucciderà tutti.
Il capitalismo non è progettato per pensare a diverse generazioni, o a un bene superiore. È progettato per fare il massimo profitto, e in questo caso specifico per spremere fino all’ultimo barile di petrolio sul pianeta, finchè renderà un profitto. La logica malata di questo sistema rende coerente anche una follia come quella di distruggere il pianeta e poi esplorare il cosmo per andare altrove, ma è un’illusione ridicola.
Un’illusione che costa molto, molto più di quei 3 miliardi di dollari al giorno. Sono i costi della crisi climatica che colpisce il mondo oggi, e che continuerà a farlo anche per generazioni a venire se non facciamo nulla.
Il fatto che un sistema del genere sia totalmente incapace di valutare nel modo giusto il rapporto costi-benefici del petrolio mostra in modo evidente la nostra necessità di liberarcene.
Questa non è solo un’industria che offre un bene per soddisfare una domanda. È un pusher che lavora ogni giorno per tenerci schiavi di una droga tossica e letale. Lavora per tenere in piedi la politica che lo fa sopravvivere, lavora per nasconderci i costi sociali e sanitari di tutto questo. È un problema da rimuovere.
Come si può cambiare questa dinamica?
Fissare un tetto al prezzo di petrolio e gas? Applicare una carbon tax sempre più stringente? Lo so, state pensando che è una cosa ovvia. E lo è. E sapete anche perchè nonostante sia ovvia non è ancora stata applicata seriamente.
Più veloce sarebbe l’applicazione di queste regole, prima ci sarebbe una vera transizione energetica. Il problema non sono le idee, ma è la politica. La politica sabotata con un mare di soldi.
È un’illusione pensare che questo stesso sistema (messo in piedi anche dal potere economico delle compagnie petrolifere) troverà da solo un modo per frenare. Ed è un’illusione anche pensare che i politici in gioco saranno all’altezza.
Serve radicalismo, è dura da dire ma è così. Per chi ha soldi, serve il coraggio di disinvestire da questa industria fossile. Per chi non ne ha, o per i giovani, serve andare in strada molto di più, e molto più duramente.
Perchè questa è una guerra per la sopravvivenza.