La missione cinese Chang’e 5 ha portato alla luce un nuovo minerale sulla superficie lunare. Gli scienziati lo chiamano “Changesite-(Y)”, ed è una sorta di cristallo incolore con una importante caratteristica: contiene Elio-3. Si tratta dell’isotopo che potrebbe diventare il combustibile per futuri reattori a fusione nucleare, e non solo.
Il minerale cristallino ricavato, a dirla tutta, è davvero minuscolo. Ha circa un decimo delle dimensioni di un capello umano. Eppure, quel piccolissimo campione (le capacità di raccolta dei rover attuali sono quelle che sono) è di immenso interesse per i geologi lunari. L’Elio-3 ha davvero il potenziale per cambiare il mondo.
Changesite, Elio-3 e sviluppi futuri
Sappiamo da un bel po’ che la nostra Luna ospita depositi di Elio-3: sin dal programma Apollo. Ed è da allora che gli scienziati si industriano per capire come portarlo sulla terra, perché presenterebbe vantaggi enormi sul piano energetico.
Quali? Anzitutto, la fusione con Elio-3 rispetto a quella che utilizzerebbe deuterio e trizio, isotopi dell’idrogeno, non produrrebbe neutroni radioattivi. Il “contro” da affrontare: una maggiore difficoltà di ottenere reazioni controllate, ma abbiamo tempo per risolvere questo problema.
Secondo la NASA, la Cina si sta preparando alla prossima fase del suo programma di esplorazione lunare. Una fase che porterà alla costruzione di una “base di ricerca” al polo sud della luna. La roadmap delle missioni previste nel prossimo futuro è:
- Chang’e 6, che, come Chang’e 5, sarà una missione di raccolta campioni. Questa volta tenterà di riportare sulla Terra il ghiaccio situato nei crateri permanentemente in ombra al polo sud.
- Chang’e 7, che sarà una combinazione orbiter, lander e rover progettata per cercare l’acqua al polo sud lunare. A dispetto del numero, questa missione potrebbe seguire, ma anche precedere Chang’e 6.
- Chang’e 8, che testerà le tecnologie per l’eventuale costruzione di una base lunare.
A queste missioni si aggiungono quelle con equipaggio che la Cina, in collaborazione con la Russia, pianifica nel prossimo decennio.
Il versante occidentale
Nel mentre, come saprete, la missione Artemis 1 della NASA, due volte ritardata, ha una nuova data di lancio. Se tutto va bene, il potente razzo Space Launch System decollerà il 27 settembre. Per sicurezza c’è anche la data per il lancio “di riserva”: sarà il 2 ottobre.
Due missioni spaziali robotiche, una di Intuitive Machines , l’altra di Astrobotic , dovrebbero essere lanciate fine 2022 o inizio 2023. In caso di successo, porteranno sonde “pubblico-private” sulla superficie lunare, nel quadro del programma CLPS (Commercial Lunar Payload Systems).
Nel 2024 è prevista Artemis 2, con un equipaggio di quattro astronauti che orbiterà intorno alla Luna. L’anno seguente (o forse quello dopo), Artemis 3 porterà esseri umani sulla Luna dopo oltre 50 anni dall’ultima volta (la missione Apollo 17 nel 1972).
Perchè ci torniamo?
Ci sono molte ragioni per tornare sulla Luna: su tutte, la ricerca scientifica e il soft power (nel secolo scorso il simbolo della bandiera USA ha determinato nell’immaginario collettivo il primato assoluto della scienza occidentale).
L’ingresso dell’Elio-3 in questo scacchiere, però, ci porta un’immagine suggestiva e strana: la Luna potrebbe diventare il Golfo Persico di questo secolo. Impossibile valutare oggi l’impatto che energia di fusione pulita e abbondante avrebbe sul mondo.
Gli ostacoli alla realizzazione di un reattore funzionante potrebbero essere rimossi entro la metà di questo secolo, e questa rinnovata corsa allo spazio potrebbe anticipare ulteriormente i tempi.
Tutto è legato alla nostra capacità di riportare sulla Terra campioni ben più grandi del “capello” raccolto dai cinesi. Un “capello”, tuttavia, dall’importanza fondamentale: segna un punto a favore della Cina in una partita cruciale.
Il paese che controllerà la fonte di energia che fa funzionare la civiltà tecnologica controllerà la Terra.