Come spesso accade, i nostri media perdono pezzi di notizie cinesi. Talvolta sono frutto di propaganda e vanno considerate in un contesto politico più ampio, certo, ma questo non vuol dire che vadano ignorate. Ad esempio, la scorsa settimana è passata inosservata una dichiarazione fatta all’emittente statale CCTV da parte di Wu Weiren, capo progettista del programma di esplorazione lunare. Un vero e proprio discorso di… insediamento:
Stiamo ora sviluppando un nuovo sistema che utilizza l’energia nucleare per soddisfare le richieste di energia ad alta potenza a lungo termine della nostra stazione lunare
Come valutare la dichiarazione?
È il tentativo di rispondere agli USA, che pochi giorni fa hanno (finalmente) lanciato il loro razzo più potente e aperto la sua Missione Artemis, che prevede il ritorno sul nostro satellite? Il primo passo verso una base lunare, e verso la riaffermazione della supremazia nella corsa allo spazio.
Può darsi. Dopotutto, la Cina si affaccia da pochissimo tempo sulla scena del “club della Luna”. E lo scorso gennaio negoziava ancora con la Russia per la costruzione di una Stazione di Ricerca Lunare Internazionale. Il programma (i cui colloqui risalgono all’anno precedente ed evidentemente risentono del conflitto in Ucraina) prevede l’istituzione di un insediamento lunare, ma non prima del 2040.
Negli ultimi mesi, tuttavia, il Celeste Impero sembra aver deciso di pigiare sull’acceleratore. Per questo ora parla di insediamento lunare entro il 2028, con un notevole anticipo sulla tabella di marcia.
Merito del nucleare?
L’uso continuo, affidabile e conveniente di energia nucleare per scopi di esplorazione spaziale non fa gola solo alla Cina. Da tempo anche la NASA riflette seriamente su questa opzione. Se gli scienziati USA (o quelli cinesi) ottimizzeranno i processi che coinvolgono questa tecnologia, potranno generare anche ossigeno e acqua direttamente da un insediamento sulla superficie lunare.
La Cina non si sbottona in merito, ma una cosa l’ha dichiarata a più riprese: sta sviluppando un reattore nucleare per le missioni sulla Luna e oltre, e lo sta facendo dal 2019 con un programma del governo. Lo scorso anno, il gruppo di ricerca ha annunciato al South China Morning Post di aver già completato la progettazione ingegneristica del prototipo. Sarebbe in grado di produrre un megawatt di elettricità. Sarebbe 100 volte più potente del corrispondente progetto NASA annunciato nel 2021 e previsto per il 2030. E non è l’unica cosa “competitiva” di tutta la storia.
Insediamento lunare cinese: come sarebbe
La configurazione di base dell’insediamento lunare cinese includerà un rover (sempre alimentato a energia nucleare), una sorta di tramoggia, un orbiter e un lander. Il rover dovrebbe essere più grande dei due rover già sviluppati dalla Cina. L’energia nucleare, dice Wu, potrebbe anche essere utilizzata per alimentare la tramoggia, la macchina destinata a spostare materiali dentro e fuori un cratere lunare, alla ricerca di acqua.
L’energia nucleare supporterà le strutture di comunicazione della stazione per mantenere la comunicazione con la Terra e alimentare i sistemi di comunicazione della stazione. L’insediamento rimarrà anche connesso alla Terra e trasmetterà segnali tra la Terra, Marte e lo spazio profondo.
“La Cina è stata il primo paese a proporre la costruzione di un insediamento di ricerca al Polo Sud lunare”, dice Wu.
Alla latitudine di circa 89 gradi sud potrebbero esserci 180 giorni consecutivi di luce per sostenere operazioni prolungate, sia per gli strumenti che per gli astronauti.
La roadmap verso l’insediamento
Wu ha affermato che le missioni Chang’e 6, 7 e 8 realizzeranno l’ossatura dell’insediamento, e poco dopo un team di astronauti completerà la sua costruzione. Successivamente, la stazione verrà trasformata in una struttura di ricerca scientifica globale in cui lavorano occasionalmente astronauti provenienti da Cina, Russia e altre potenziali nazioni partner.
Allora, come detto: è propaganda o no? La Cina sta correndo a tutta birra su questa strada. Tra poco anche la “ISS” cinese sarà operativa, e questo renderà il paese asiatico il primo ad avere una sua presenza spaziale indipendente.
Ci sono sfide da affrontare, però: le prossime missioni Chang’e 6, 7 e 8 richiedono molti sforzi in più. E qui arriva qualche ammissione: “Serve quadruplicare la potenza di spinta dei nostri razzi per supportare gli atterraggi con equipaggio sulla Luna, e il trasporto di massa tra il suolo e lo spazio vicino alla Terra”, dice Wu.
Ecco: fossi in lui, con Artemis appena decollato e il nuovo allunaggio americano previsto nel 2025, parlerei di balistica prima che di un eventuale insediamento.