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Tecnologia

Una nuova interfaccia cervello-computer codifica 62 parole al minuto

Uno sviluppo che avvicina il ritmo delle parole a quello di una conversazione naturale, e a una conversione vocale praticamente istantanea.

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25 Gennaio 2023
Gianluca RiccioGianluca Riccio
⚪ 3 minuti

I ricercatori dell'Università di Stanford hanno fatto un significativo passo avanti nello sviluppo delle interfacce cervello-computer (BCI). Con la creazione di una tecnologia che consente di decifrare il linguaggio parlato a una velocità fino a 62 parole al minuto, infatti, il team ha migliorato il precedente record di quasi 3 volte e mezza.

Uno sviluppo che avvicina ancora un po' questi sistemi ai ritmi di una conversazione naturale, e a una conversione vocale praticamente istantanea.

Parole, parole, parole

Il co-fondatore di Neuralink insieme a Elon Musk, Max Hodak, ha definito la ricerca di Stanford "un cambiamento significativo nell'utilità degli impianti cervello-computer". Ma in cosa consiste esattamente?

Il nodo di tutto il lavoro, dettagliato in un paper che vi linko qui, è la possibilità di "tradurre" i segnali cerebrali in discorsi coerenti usando un algoritmo di apprendimento automatico. E farlo analizzando l'attività cerebrale in una regione relativamente piccola della corteccia.

L'articolo prosegue dopo i link correlati

Creato neurone artificiale in grado di rilasciare dopamina

Siamo pronti per avere parti del corpo bioniche controllabili con la mente?

L'obiettivo? Aiutare le persone che non possono più parlare a causa di malattie come la SLA a recuperare la voce. Un vero e proprio salto di qualità: un'interfaccia vocale di questo tipo potrebbe accelerare significativamente la decodifica dei segnali cerebrali.

Parole interfaccia cervello-computer

I test

In un esperimento, il team ha registrato (da due piccole aree del cervello) l'attività neurale di un paziente affetto da SLA che può muovere la bocca ma ha difficoltà a formare parole.

Usando un decodificatore di rete neurale ricorrente in grado di prevedere il testo, i ricercatori hanno poi trasformato questi segnali in parole. Parole che vanno a un ritmo mai visto prima.

E' stato scoperto che l'analisi dei movimenti del volto e delle attività neurali ad essi associate è abbastanza forte da poter supportare un sistema di interfacciamento cervello-computer nonostante la paralisi e la limitata estensione della corteccia cerebrale.

Le sfide da affrontare

Al momento il sistema è veloce, ma resta ancora imperfetto: il tasso di errore del decodificatore della rete neurale ricorrente (RNN) utilizzato dai ricercatori è ancora del 20%.

I ricercatori lo sanno bene: "la nostra dimostrazione," scrivono, "è una prova che la decodifica dei tentativi di movimenti del parlato dalle registrazioni intracorticali è un approccio promettente, anche se non è ancora un sistema completo e clinicamente praticabile".

Per migliorare il tasso di errore e ottimizzare l'algoritmo, gli studi punteranno ora a sondare più aree del cervello.

Immaginate tecnologie del genere abbinate a intelligenze artificiali. Algoritmi in grado di clonare perfettamente una voce, come quello recentemente presentato da Microsoft cui bastano appena 3 secondi di audio.

In futuro, nessuno rimarrà muto.

Tags: cervello-computer

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