Quando ci siamo occupati di flessibilità e mobilità del lavoro ibrido "asimmetrico e luminoso" non immaginavamo che la parola "mobilità" fosse presa così alla lettera. Il lavoro remoto è diventato sempre più comune, con una pandemia come detonatore. Lavoratori nomadi, con laptop e smartphone, cercano soluzioni pratiche per lavorare in qualsiasi angolo del mondo. Refold risponde a questa esigenza... con una scrivania pieghevole e portatile in cartone. Ma perché proprio in cartone?
Nulla di personale contro il cartone, intendiamoci
I mobili in cartone ondulato riciclato sono leggeri, economici e a basso impatto ambientale. Si adattano a diverse esigenze, per non parlare delle innumerevoli personalizzazioni possibili. Questa scrivania pieghevole di Refold, ad esempio, permette di lavorare sia seduto che in piedi, pesa solo 6,5 kg e si monta in meno di 2 minuti. Può sostenere fino a 60 kg, più che sufficiente per un uso quotidiano. A fine giornata basta ripiegarla e riporla nella sua custodia. Un'ottima soluzione per chi vive in spazi ridotti o in movimento, come furgoni o tiny house. E poi è al 100% riciclabile, inutile dirlo.
E allora perchè sono perplesso?
Non posso negare che questo oggetto sia interessante, magari utile, ma in un mondo in cui l'intelligenza artificiale e l'automazione minacciano posti di lavoro, l'idea di un ufficio in cartone può assumere un significato più cupo. In un periodo di licenziamenti nel settore tecnologico e preoccupazioni per il futuro del lavoro, l'ufficio in cartone non mi arriva come la consacrazione della "leggerezza" e della "portabilità" del lavoro, ma come un suo svilimento. Sembra quasi il presagio di un futuro precario per molti lavoratori.
