Il mondo dei semiconduttori è diventato un campo di battaglia tra Stati Uniti e Cina, con il Brasile e altri paesi messi alle strette. Le sanzioni americane sulle aziende cinesi stanno spingendo il Brasile e diversi altri paesi a valutare collaborazioni con la Cina.
Lula Hoop, il girotondo carioca
Il neo-eletto presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva non ha solo il grattacapo della deforestazione sulla sua scrivania. La necessità di sviluppare un’industria dei semiconduttori nel suo paese è fondamentale, viste le sue riserve di grafite. L’assenza di un’industria dei semiconduttori frena diversi settori brasiliani: quello dell’auto innanzitutto. Per questo, nonostante gli sforzi degli Stati Uniti nel convincere i paesi a non fare affari con la Cina, il ministro degli esteri brasiliano Celso Amorim ha affermato che il Brasile non può permettersi di schierarsi nella guerra dei chip tra USA e Cina.
Perchè la Cina conviene al Brasile?
La ragione principale è il costo. Stati Uniti ed Europa hanno stanziato miliardi in sussidi e incentivi fiscali per attirare produttori di semiconduttori. Il CHIPS and Science Act statunitense ha dedicato 39 miliardi di dollari a questa causa, mentre la versione europea del disegno di legge, una volta approvata, stanzierebbe 43 miliardi di euro (46,6 miliardi di dollari). Il Brasile no: ha un PIL inferiore rispetto a questi giganti economici, il che rende difficile per Lula attrarre produttori di chip allineati con gli USA. Di conseguenza, il Brasile trova decisamente più conveniente collaborare con aziende cinesi.

Ed è un “matrimonio” ambito anche sulla sponda orientale, perchè pur con le sue difficoltà nella produzione di chip avanzati (per le restrizioni sugli strumenti di litografia EUV e DUV) la Cina si sta attrezzando. La situazione potrebbe cambiare nel giro di pochi anni. Diversi analisti prevedono che la Cina raggiungerà l’autosufficienza nella produzione di semiconduttori entro il 2025. Entro due anni, dunque, il Brasile potrebbe beneficiare di una partnership con produttori cinesi di semiconduttori come YMTC, usando tecnologie esistenti, per raggiungere l’obiettivo di stabilire un’industria dei semiconduttori nel paese.
Meu amigu Xi Jin Ping: tra Brasile e Cina un legame sempre più stretto
La Cina ha una lunga storia di investimenti in infrastrutture come mezzo per instaurare buone relazioni e dipendenza dai propri prodotti e servizi. Un approccio che si sta rivelando particolarmente efficace in paesi come il Brasile, che necessitano di un miglioramento delle infrastrutture per supportare la produzione di semiconduttori. Per questo la nazione verdeoro ha già attinto alla tecnologia cinese, in particolare dalle attrezzature di rete Huawei per le reti 4G e 5G. E ha già respinto le pressioni USA per rimuovere tali dispositivi dalle reti (per “cause di sicurezza nazionale”).
Come finirà?
Al momento il Brasile non ha ancora firmato accordi cruciali che lo allineino del tutto con la Cina. La sensazione, però, è che la cosa sia imminente. E proprio la direzione attuale della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina potrebbe dare l’ultimo colpo di acceleratore a questo processo. In un quadro che vede anche altre nazioni amichevoli nei confronti della Cina accodarsi.
In sostanza: nell’ennesima tappa di una nuova guerra fredda (sperando che non diventi “calda”) gli sforzi USA di scoraggiare la cooperazione con la Cina stanno spingendo alleati e altre nazioni a cambiare campo e avvicinarsi a Pechino.