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Medicina

Memoria, nuovi studi: i ricordi 'perduti' sono ancora lí (ma inaccessibili)

Dimenticare come parte dell'apprendimento: i ricordi che crediamo perduti per sempre potrebbero essere semplicemente inattivi.

17 Settembre 2023
Gianluca RiccioGianluca Riccio
⚪ 4 minuti
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La memoria umana è un enigma. Una nuova ricerca rivela che il nostro sistema di apprendimento potrebbe avere meccanismi nascosti che vanno oltre la semplice perdita di informazioni. In sostanza, le informazioni apparentemente perse nei nostri ricordi potrebbero ancora risiedere nel nostro cervello, perfettamente intatti, anche se non riusciamo ad accedervi.

Dimenticare: un processo protettivo o un difetto?

Le dimenticanze sono una realtà con cui tutti noi conviviamo. Tuttavia, l'idea che un lapsus o un vuoto nei nostri ricordi sia intrinsecamente negativo viene sfidata da nuove evidenze. Dimenticare, è accertato, può talvolta aiutare le persone a gestire psicologicamente delle informazioni, e a liberarsi di conoscenze inutili. Ho detto "liberarsi di conoscenze inutili"? O non si tratta piuttosto di "disattivarle"?

Tomás Ryan, neuroscienziato del Trinity College di Dublino, ha esaminato insieme ai suoi colleghi la biologia fondamentale alla base di una forma di dimenticanza che viviamo quotidianamente. I loro risultati (ve li linko qui) suggeriscono che quando non possiamo ricordare un vecchio numero di telefono o il nome di un insegnante delle superiori, quei dettagli non sono necessariamente persi. Come Ryan ha spiegato, la dimenticanza potrebbe essere un processo attivo che il cervello utilizza per supportare l'apprendimento. Ha anche discusso di come la demenza possa riflettere più una dimenticanza disordinata che ricordi perduti per sempre.

Mettere da parte i ricordi è una tappa dell'apprendimento

La percezione comune vede la dimenticanza come un deficit del cervello. La perdita di ricordi a causa della demenza o di un trauma cerebrale può essere devastante. Oltre quello, la "dimenticanza quotidiana" è qualcosa che tutti sperimentiamo. Siamo costantemente bombardati da informazioni e ci si aspetta che ne tratteniamo tantissime per "funzionare" nella società moderna.

L'articolo prosegue dopo i link correlati

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Alcune di queste informazioni che scegliamo di immagazzinare sono arbitrarie, come memorizzare fatti che non useremo mai più per gli esami scolastici. Altre sono essenziali, come le conoscenze necessarie per diventare un medico praticante. E poi, ci sono quelle che improvvisamente scordiamo: un nome, un indirizzo, un'esperienza vissuta.

Ricordi

Le diverse forme di dimenticanza

La dimenticanza può assumere molte forme. L'amnesia, per esempio, è una forma di dimenticanza che la maggior parte delle persone considera né adattiva né benefica. Alcune forme di amnesia rendono difficile formare nuovi ricordi, mentre altre rendono difficile richiamare memorie formate prima di un incidente. Ma la dimenticanza quotidiana è diversa. Se dimentichi dove hai parcheggiato la tua auto, nessuno la chiama amnesia.

La dimenticanza naturale, invece, si ritiene che avvenga per molte ragioni. I ricordi possono semplicemente svanire nel tempo. Ma la dimenticanza può anche essere causata da "interferenza retroattiva", che si verifica quando si vivono due eventi molto simili in tempi ravvicinati. Il ricordo di uno interferisce con l'altro.

Gli studi sui roditori

Nel loro nuovo studio, Ryan e il suo team hanno esaminato la dimenticanza quotidiana nei roditori. Li hanno addestrati ad associare un oggetto a una stanza o a un ambiente. Il giorno successivo o una settimana dopo, hanno chiesto ai topi di ispezionare due oggetti: uno che era stato associato a quel contesto e un altro che non lo era.

Se i topi avevano dimenticato l'associazione, entrambi gli oggetti sembravano nuovi e venivano esplorati allo stesso modo degli altri.

Archiviare (e disarchiviare) i ricordi: prospettive future

Il cervello è diverso prima e dopo aver appreso informazioni. Questa differenza è rappresentata da cambiamenti fisici o chimici nella struttura del cervello. Chiamiamo engramma un cambiamento cerebrale che si verifica durante l'apprendimento, e che è necessario per la memoria.

La ricerca di Ryan e del suo team ha aperto nuove porte sulla comprensione della memoria. La scoperta che i ricordi apparentemente dimenticati potrebbero ancora esistere nel cervello potrebbe rivoluzionare il modo in cui vediamo la dimenticanza e la perdita di memoria. Potrebbe anche offrire nuove prospettive sul trattamento di condizioni come la demenza e l'Alzheimer.

In un remoto futuro (quanto remoto?), magari complici l'optogenetica oppure le interfacce cervello-computer, potrebbe consentirci perfino di recuperare tutti i nostri ricordi come se fossero film on demand. È il caso di dirlo: ci ricorderemo di queste ricerche.

Tags: cervellomemoria

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