Nel cuore delle acque internazionali, una nuova forma di sovranità sta prendendo forma. Non si tratta di un’isola o di una piattaforma petrolifera come fu la mitica Isola delle Rose, ma di un data center galleggiante. Il BlueSea Frontier Compute Cluster, con i suoi 10.000 Nvidia H100 GPUs, non è solo un colosso tecnologico da mezzo miliardo di dollari, ma potrebbe rappresentare l’alba di una (micro) nazione trainata interamente dall’intelligenza artificiale.
Un’utopia per alcuni, una minaccia normativa per altri, questo progetto solleva questioni fondamentali sulla regolamentazione e il futuro dell’AI.
Secessione computazionale
Nel mondo (purtroppo e per fortuna) l’innovazione tecnologica si scontra spesso con le barriere legislative. Per questo il BlueSea Frontier Compute Cluster (BSFCC) emerge come una soluzione tanto audace quanto controversa. Questa struttura rappresenta un tentativo di creare un “luogo” in cui l’intelligenza artificiale possa evolvere senza le catene delle regolamentazioni terrestri.
La visione della Del Complex (azienda che ha lanciato il progetto) è chiara: un data center che, pur non avendo una terra ferma sotto i piedi, possiede tutti gli attributi di uno stato sovrano. La loro dichiarazione invoca la Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare e la Convenzione di Montevideo, sostenendo che il BSFCC ha una popolazione permanente, un territorio definito, un governo e la capacità di intrattenere relazioni con altri stati. Vi ricorda qualcosa?

Innovazione o Evasione?
Come fu all’epoca per la “visione” dell’ingegnere bolognese Giorgio Rosa, alcuni vedono nel BSFCC un faro di progresso, altri lo scrutano con sospetto, vedendolo come un espediente per eludere responsabilità fiscali e normative. Del Complex, tuttavia, difende la sua creazione come un baluardo contro il “decelerazionismo”. Un termine coniato da loro (sto cercando ancora di capire che relazione avrebbe con l’accelerazionismo) che usano per descrivere le forze che credono rallentino il progresso umano.
Stringi stringi, è un data center
Nonostante le polemiche, se penso solo alla visione (senza pensare alle intenzioni), il data center proposto mi sembra “radicale”. La struttura promette di essere un modello di sostenibilità, con un sistema di raffreddamento avanzato e la immancabile promessa di un’alimentazione ad energia solare, oltre a misure di sicurezza all’avanguardia per proteggere sia la tecnologia sia il personale a bordo.
Riuscirà nell’impresa? Non credo sia un caso che questo sviluppo sia stato presentato in un momento cruciale, con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha firmato un ordine esecutivo per regolamentare lo sviluppo dell’AI generativa. Il BSFCC si posiziona quindi come un’alternativa per coloro che cercano di operare al di fuori di queste nuove restrizioni.

Io mi domando e dico
Resta da vedere se questo ambizioso progetto riuscirà a navigare non solo le acque internazionali, ma anche le complesse correnti della politica globale e dell’etica.
Ho capito che tra Big Tech e Principi Sauditi le nostre concezioni di Stato, sovranità e regolamentazione rischiano di fare un salto in avanti (e nel vuoto). Per quanto mi riguarda, però, non posso fare a meno di chiedermi: siamo pronti per un mondo in cui l’intelligenza artificiale non solo supera i confini fisici, ma anche quelli legali e morali?
Il BSFCC potrebbe essere solo l’inizio di un dibattito molto più ampio sul ruolo dell’AI nella nostra società e sulla nostra capacità di controllarla e indirizzarla verso un futuro che sia vantaggioso per tutti.