Una volta c’erano i camionisti. Quelli veri. Con le mani callose, il braccio fuori dal finestrino anche d’inverno, i poster di Edwige Fenech e la radio CB accesa a coprire i chilometri. Oggi ci sono i sensori. Le videocamere. Gli algoritmi. Aurora ha appena lanciato la sua flotta di TIR autonomi sulle autostrade texane, e sembra che nessuno se ne sia davvero accorto.
Fine del romanticismo su ruote: ora guidano i robot
Nessun clacson di protesta, nessuna bandiera ai caselli. Forse perché, dopo anni di attese e promesse non mantenute, l’idea di un camion che si guida da solo era diventata una barzelletta. E invece eccoli qui: silenziosi, precisi, senza fame né sonno. Il futuro è arrivato ancora una volta. E come al solito, non ha chiesto il permesso agli scettici (né agli altri, a dirla tutta).

Mille miglia senza pilota (e senza sbavature)
Aurora è una (ex) startup fondata da ex pezzi grossi di Google, Uber e Tesla, con un sogno tanto ambizioso quanto controverso: togliere gli esseri umani dal sedile di guida. Dopo anni di test supervisionati (oltre 3 milioni di chilometri, per la cronaca), ha schierato i suoi TIR autonomi tra le città americane di Dallas e Houston, completando i primi 1.200 km in modalità no human inside. Nessun volante toccato, nessun pedale premuto. Solo software, radar e Lidar. E un CEO, Chris Urmson, che per la corsa inaugurale ha deciso di sedersi dietro. “Un onore”, ha detto.
“Siamo la prima compagnia del mondo a operare un servizio commerciale di trasporto senza conducente su strade pubbliche.” – Chris Urmson, CEO di Aurora
TIR autonomi: autostrade sì, città… ni
Il trucco, se vogliamo chiamarlo così, è che le autostrade sono molto più semplici da gestire per un’intelligenza artificiale. Corsie larghe, niente incroci a sorpresa, niente nonna col carrello nel mezzo della carreggiata. Ma non fatevi illusioni: Aurora sta già lavorando per estendere il servizio verso altre due città, El Paso e Phoenix. E a quel punto, i TIR autonomi inizieranno a muoversi anche attraverso le città. Prossima fermata: i semafori, i parcheggi, i lavori in corso. Insomma, l’anarchia su quattro ruote.
Intanto i clienti già ci sono: Uber Freight e Hirschbach Motor Lines, cioè trasporto commerciale pesante, quello vero. Dicono che i TIR autonomi aiuteranno a combattere la carenza di autisti e ad abbattere i costi. Il che, tradotto, significa ovviamente: meno stipendi, meno scioperi, meno umani.
Tra fallimenti e rinascite: perché proprio Aurora?
Non è stato un cammino semplice. Nel frattempo, aziende concorrenti come TuSimple, Embark Trucks e Locomation sono sparite dal radar, affondate tra problemi tecnici, mancanza di fondi e normative impossibili. Aurora, invece, ha tenuto botta.
“Abbiamo dimostrato di poter evitare incidenti, prevedere auto che passano col rosso, perfino individuare pedoni al buio.” – Aurora
Con una strategia prudente (ma non troppo), ha investito su sicurezza, partnership di peso (come Volvo e Continental) e un marketing che punta tutto su affidabilità e futuro sostenibile. Tutto molto bello. Certo, anche lei nel 2024 ha perso qualcosa come 748 milioni di dollari. Meno dell’anno prima, ma ancora parecchio. E la pazienza degli investitori non è infinita.
TIR autonomi, la strada è lunga (ma almeno non c’è traffico)
Il bello (si fa per dire) è che tutta questa corsa alla guida autonoma nasce per risolvere problemi veri: mancanza di autisti, logistica inefficiente, costi in crescita. E sono certo che, a suo modo, li risolverà tutti. Eppure, mentre i camion robot avanzano spediti, la domanda scomoda rimane: cosa succede alle persone? A quei mestieri che, nel bene e nel male, davano un’identità a chi li faceva?
Aurora guida da sola, sì. Ma noi, senza più nessuno al volante, abbiamo ancora idea di dove stiamo andando?