Quanto tempo pensate che un organismo possa vivere? Cento anni? Mille? E se vi dicessi che esistono creature che possono “respirare” metalli, sopravvivere in acido puro e restare in vita per centinaia di migliaia di anni? Non sto parlando di creature provenienti da un altro pianeta (o forse sì). Gli intraterrestri, come li ha battezzata la scienziata Karen Lloyd, sono organismi talmente strani e alieni da farci riconsiderare completamente cosa significhi essere vivi.
Non bisogna viaggiare negli spazi siderali per trovarli: sono proprio qui, sulla Terra, ma in luoghi così estremi e inaccessibili che fino a pochi decenni fa non sapevamo nemmeno della loro esistenza (e anche ora ne conosciamo molto poco).
Un mondo nascosto e sorprendente
Mentre gran parte del pubblico rimane affascinata dalla possibilità di vita oltre la Terra, esistono già minuscoli organismi sul nostro pianeta che sono alieni quanto qualsiasi cosa abbiamo immaginato. Questi microbi si trovano in luoghi un tempo considerati inospitali alla vita: all’interno di vulcani, sotto la crosta terrestre nei fondali marini o nel permafrost artico. Non stanno semplicemente sopravvivendo in questi ambienti ostili, lo stanno facendo in modi che sfidano principi biologici fondamentali che pensavamo fossero scolpiti nella pietra.
Nel suo nuovo libro (esce domani, ma ho avuto il privilegio di dargli un occhio) “Intraterrestrials: Discovering the Strangest Life on Earth“, Karen Lloyd, biochimica microbica all’Università della California del Sud, ci accompagna in un viaggio affascinante nel mondo di questi organismi straordinari. Vi confesso che questo approccio mi piace molto: invece di cercare vita aliena nello spazio, la Lloyd ha dedicato la sua carriera allo studio di forme di vita che, pur essendo terrestri, sono estremamente “aliene” rispetto a ciò che conosciamo. E come sono fatti, questi intraterrestri?
Telefono (sotto) casa: creature che sfidano le regole
La cosa più sorprendente di questi microbi è quanto siano evolutivamente distanti da tutto ciò che vediamo quotidianamente. Pensate alle differenze tra un gatto e una lumaca; bene, quella distanza evolutiva diventa insignificante quando paragoniamo questi animali agli intraterrestri.
“Ci sono cose che non avremmo mai potuto immaginare: che la vita sulla Terra fosse così varia come ora sappiamo che è. Sono semplicemente così diversi evolutivamente da tutto ciò che vediamo con i nostri occhi”.
Sapevamo già che esistono forme di vita che non hanno bisogno di ossigeno (pensate ai batteri nel nostro intestino). Ma l’idea di interi ecosistemi che non necessitano mai di ossigeno né dell’influenza della materia vegetale, che possono esistere esclusivamente grazie a reazioni chimiche provenienti dall’interno della Terra… questo è nuovo. Ed è ciò che stiamo imparando con questi organismi.
Intraterrestri: domande fondamentali ancora senza risposta
Le domande più grandi su questi organismi rimangono ancora molto basilari. Chi sono tutti? Cosa stanno facendo? Cosa mangiano? Che ruolo svolgono sulla Terra? Come interagiscono con i metalli? Quale ruolo hanno avuto nell’evoluzione del nostro pianeta nel tempo?
Rispondere anche solo a qualcuna di queste domande è complicato, e non voglio spoilerarvi prossime versioni italiane del libro. E poi, a prescindere, è complicato perché non possiamo semplicemente osservarli come faremmo con un albero. Serve tecnologia specializzata e metodi innovativi.

Perché cercare alieni nello spazio?
È interessante notare che mentre cerchiamo ossessivamente segnali di vita aliena nello spazio, gli organismi più “alieni” che abbiamo mai incontrato sono proprio qui, sotto i nostri piedi. Secondo una ricerca di cui vi parlavamo un po’ di tempo fa, l’86,6% degli astrobiologi è convinto che gli alieni esistano, almeno in forma basilare. Ma forse dovremmo rivolgere più attenzione a ciò che abbiamo già scoperto sul nostro pianeta.
Lloyd ha recentemente raccontato in un’intervista la sua ultima spedizione in Nuova Zelanda, dove ha esplorato una zona di subduzione (dove due placche tettoniche si sovrappongono). Questo processo crea vulcani, ma genera anche una sorta di “miscela alchemica” che permette a queste comunità sotterranee di stabilirsi. Il suo entusiasmo è contagioso quando descrive quanto sia divertente fare questo lavoro, “anche a livello umano”.
Vita su altri mondi?
Lo studio degli intraterrestri potrebbe aiutarci a comprendere meglio le possibilità di vita su altri pianeti. Se organismi possono vivere in ambienti così estremi sulla Terra, forse forme di vita simili potrebbero esistere in luoghi come Europa (luna di Giove) o Encelado (luna di Saturno), dove gli scienziati hanno identificato oceani sotto la superficie ghiacciata.
Su Europa, nello specifico, gli scienziati hanno individuato alcune pozze sotterranee di acqua salata che potrebbero dimostrare la presenza di vita. La NASA ha persino programmato la missione Europa Clipper per indagare su questa possibilità.
Intraterrestri, una finestra sul futuro
Mi ha colpito particolarmente il senso di speranza e possibilità che la dottoressa Lloyd trasmette attraverso la sua ricerca. Come ha detto lei stessa:
“Spero che le persone sentano un senso di speranza e possibilità. C’è un intero mondo sotto i nostri piedi. Stiamo appena iniziando a esplorarlo.”
C’è ancora così tanto da scoprire, proprio sotto i nostri piedi. Un intero mondo di esseri viventi che sfidano la nostra comprensione della vita stessa, ricordandoci quanto poco conosciamo ancora del nostro pianeta e, forse, dell’universo.