Il trametinib era solo un farmaco contro il melanoma. Almeno fino a quando i ricercatori tedeschi non hanno deciso di testarlo sui topi insieme alla rapamicina. Il risultato? Una combinazione che allunga la vita del 30% e soprattutto mantiene gli animali in salute anche in età avanzata. Non è il solito studio preliminare: stiamo parlando di centinaia di topi seguiti per tutta la vita, con dati pubblicati su Nature Aging. La scoperta è così promettente che i ricercatori parlano già di sperimentazioni umane. E considerando che entrambi i farmaci sono già approvati, potremmo non dover aspettare decenni per vedere i risultati.
Il trametinib esce dall’ombra della rapamicina
Per anni abbiamo sentito parlare della rapamicina come farmaco miracoloso contro l’invecchiamento. I suoi effetti sui topi erano già noti: da sola riesce ad allungare la vita del 17-18%. Il trametinib, invece, era rimasto nell’ombra. Questo inibitore del pathway Ras-MEK-ERK aveva mostrato qualche risultato sui moscerini della frutta, ma nessuno aveva mai testato seriamente i suoi effetti anti-invecchiamento sui mammiferi.
Il team guidato da Linda Partridge dell’University College London e Sebastian Grönke del Max Planck Institute for Biology of Ageing ha deciso di colmare questa lacuna. E i risultati li hanno sorpresi anche loro.
La rapamicina da sola ha esteso la durata della vita dei topi del 17-18%. Il trametinib non se l’è cavata male neanche lui, aumentando la longevità del 7-16%. Ma quando le loro forze si sono unite, i topi trattati hanno visto un’estensione significativa della durata della vita di circa il 26-35%.

La combinazione perfetta: quando uno più uno fa tre
Quello che rende speciale questa scoperta non è solo l’effetto additivo. I due farmaci, pur agendo sulla stessa rete di segnalazione cellulare, colpiscono punti diversi del pathway insulina-IGF-mTORC1-Ras. La rapamicina blocca mTORC1, mentre il trametinib inibisce la cascata Ras-MEK-ERK.
In parole semplici
I due farmaci agiscono su una stessa catena di segnali dentro la cellula, ma fermano due punti diversi di questa catena.
- La rapamicina blocca una parte chiamata mTORC1, che è come un interruttore che dice alla cellula di crescere e dividersi.
- Il trametinib invece blocca un’altra parte della catena, chiamata Ras-MEK-ERK, che è un percorso che manda messaggi per far crescere la cellula.
Quindi, anche se lavorano sulla stessa “strada” di segnali, fermano due “incroci” diversi per impedire alla cellula di crescere troppo. E questa doppia azione crea effetti completamente nuovi che nessuno dei due farmaci riesce a ottenere da solo.
Gli scienziati hanno nutrito centinaia di topi con dosi regolari di rapamicina, trametinib o entrambi a partire dai sei mesi di età. I risultati sono stati monitorati per tutta la loro vita naturale. Le femmine trattate con la combinazione hanno visto aumentare la durata mediana della vita del 34,9% e quella massima del 32,4%. I maschi hanno ottenuto rispettivamente il 27,4% e il 26,1%.
Ma il tempo extra guadagnato non è stato solo quantità: è stata soprattutto qualità.
Meno tumori, meno infiammazione, più energia
La vera sorpresa è arrivata quando i ricercatori hanno analizzato lo stato di salute generale dei topi anziani. Il trattamento combinato ha ridotto i tumori al fegato in entrambi i sessi e quelli alla milza nei maschi. L’infiammazione cronica, quel processo subdolo che accelera l’invecchiamento in tutti gli organi, è diminuita drasticamente nel cervello, nei reni, nella milza e nei muscoli.
Gli animali trattati erano più attivi anche in età avanzata, con un peso corporeo ridotto e un declino più lento della funzione cardiaca. Come ha spiegato la professoressa Partridge:
“Sebbene non ci aspettiamo un’estensione simile alla durata della vita umana come abbiamo trovato nei topi, speriamo che i farmaci che stiamo studiando possano aiutare le persone a rimanere sane e libere da malattie più a lungo nella vita”.
Il trametinib si prepara al salto nell’uomo
La strada verso le sperimentazioni umane sembra più breve del previsto. Entrambi i farmaci sono già approvati dalla FDA e dall’Agenzia Europea per i Medicinali per il trattamento di diversi tipi di cancro. La rapamicina viene anche utilizzata per prevenire il rigetto di organi trapiantati e recenti studi hanno mostrato i suoi effetti benefici sulla memoria.
Il prossimo passo per i ricercatori sarà ottimizzare il dosaggio del trametinib per massimizzare i benefici sulla salute e sulla longevità, minimizzando gli effetti collaterali indesiderati. “Il trametinib, specialmente in combinazione con la rapamicina, è un buon candidato per essere testato in trial clinici come geroprotettore”, ha dichiarato Grönke.
L’invecchiamento come bersaglio farmacologico
Questa ricerca, pubblicata su Nature Aging, rappresenta un cambio di paradigma. Non stiamo più parlando di trattare le singole malattie dell’invecchiamento, ma di colpire il processo stesso che le genera. Il trametinib e la rapamicina insieme potrebbero diventare il primo vero cocktail anti-invecchiamento della storia della medicina.
La cosa più incredibile? Tutto questo potrebbe accadere molto prima di quanto immaginiamo. I farmaci ci sono già, i risultati sono solidi, e i ricercatori sono pronti a fare il grande salto. Forse stavolta non dovremo aspettare decenni per vedere se ciò che sembrava impossibile diventerà realtà.