Non so se avete mai osservato una foresta dopo un incendio: dove prima c’era desolazione, col tempo tornano a spuntare nuovi germogli. È un po’ quello che succede al nostro cervello quando viene esposto a sostanze psicoplastogene come l’LSD: si creano nuove connessioni, si rigenerano circuiti. Ma c’è un problema: l’LSD provoca anche intense allucinazioni, rendendolo inadatto come farmaco per patologie gravi come la schizofrenia. Almeno, questo era vero fino a poco tempo fa.
Ora, un team di scienziati ha compiuto quello che molti consideravano impossibile: ha modificato la struttura dell’LSD, spostando appena due atomi, per creare il JRT, un composto che mantiene le proprietà rigenerative della sostanza originale ma elimina gli effetti allucinogeni. Una scoperta che potrebbe finalmente portare sollievo a milioni di persone con disturbi psichiatrici gravi, finora escluse dai benefici delle terapie psichedeliche.
La magia degli atomi in movimento
I chimici dell’Università della California, Davis hanno realizzato qualcosa che rasenta la magia molecolare. Hanno preso la struttura dell’LSD (che tutti conosciamo come potente allucinogeno) e hanno spostato solo due atomi, creando un composto completamente nuovo chiamato JRT.
“Fondamentalmente, quello che abbiamo fatto qui è una rotazione degli pneumatici”, spiega il professor David E. Olson, direttore dell’Institute for Psychedelics and Neurotherapeutics e professore all’UC Davis, autore principale dello studio.
“Spostando solo due atomi nell’LSD, abbiamo migliorato significativamente il profilo di selettività di JRT e ridotto il suo potenziale allucinogeno.”
Questa semplice ma geniale modifica ha prodotto un risultato straordinario: JRT mantiene tutte le proprietà benefiche dell’LSD originale sulla plasticità cerebrale, ma senza provocare gli effetti psichedelici. Una vera e propria rivoluzione nelle scienze farmaceutiche.
Un cervello che si rigenera
I risultati sono stati sorprendenti: nei test su topi, una singola dose di JRT ha aumentato la densità delle spine dendritiche (le piccole protuberanze che aiutano i neuroni a comunicare tra loro) del 46% e il numero di sinapsi del 18% nella corteccia prefrontale. Questi numeri riflettono una drammatica crescita delle connessioni neuronali.
Ma la parte più affascinante è che, a differenza dell’LSD, il JRT non ha prodotto comportamenti allucinogeni negli animali di laboratorio. Inoltre, non ha innescato l’espressione dei geni associati alla schizofrenia, cosa che invece avviene con l’uso dell’LSD tradizionale.
JRT, il cugino dell’LSD è più potente della ketamina
Per chi conosce il settore degli psicofarmaci, un dato balza agli occhi: il JRT ha prodotto potenti effetti antidepressivi, risultando circa 100 volte più potente della ketamina, l’antidepressivo a rapida azione attualmente considerato lo stato dell’arte.
Come vi dicevo lo scorso gennaio, la ketamina ha recentemente ottenuto l’approvazione FDA come spray nasale per la depressione, aprendo la strada a nuove generazioni di terapie, inclusi gli psichedelici. JRT potrebbe essere il prossimo passo in questa evoluzione terapeutica, con potenziale ancora maggiore.

LSD 2.0, la speranza per chi soffre di schizofrenia
La schizofrenia è uno dei disturbi mentali più debilitanti e complessi da trattare. I farmaci attualmente disponibili spesso falliscono nel migliorare sintomi come l’anedonia (l’incapacità di provare piacere) e i deficit cognitivi.
“Nessuno vuole davvero dare una molecola allucinogena come l’LSD a un paziente con schizofrenia”, afferma Olson. “Lo sviluppo di JRT sottolinea che possiamo usare psichedelici come l’LSD come punti di partenza per creare farmaci migliori.”
La lunga strada verso l’approvazione
Creare JRT non è stato facile. Il team ha impiegato quasi cinque anni per completare il processo di sintesi in 12 passaggi. La molecola prende il nome da Jeremy R. Tuck, un ex studente del laboratorio di Olson, che è stato il primo a sintetizzarla.
Questa scoperta si inserisce in un rinnovato interesse per le terapie psichedeliche che, come documentato anche da Futuro Prossimo, ha visto negli ultimi anni l’apertura di centri di ricerca dedicati, come quello inaugurato a Londra nel 2019 sotto la guida del noto ricercatore Robin Carhart-Harris.
Anche altre sostanze psichedeliche mostrano effetti promettenti sulla neurogenesi: sempre noi vi abbiamo riportato come il DMT, un altro potente psichedelico, promuova la creazione di nuove cellule cerebrali e migliori la memoria e le capacità cognitive.
Ora la strada verso l’approvazione clinica di JRT è ancora lunga, ma i risultati iniziali sono promettenti. Questa molecola rappresenta il futuro delle terapie psichedeliche senza gli effetti psichedelici.
Questa scoperta ci ricorda che a volte la soluzione a problemi complessi può nascondersi in semplici modifiche di ciò che già conosciamo. E per milioni di persone che soffrono di disturbi mentali gravi, quella soluzione potrebbe essere a portata di mano, nella forma di una molecola che cura senza sballarti.