Il ghiacciaio Matanuska in Alaska non sembra il posto più glamour del mondo, ma per la NASA è diventato il banco di prova perfetto. Qui, tra temperature glaciali e condizioni estreme, gli ingegneri hanno testato un robot esplorativo che potrebbe cambiare per sempre la nostra comprensione della vita nell’universo.
Non è un semplice rover: è un sistema integrato capace di perforare, analizzare e decidere autonomamente. Il suo obiettivo? Europa, quella luna di Giove che nasconde un oceano sotto chilometri di ghiaccio.
Un robot esplorativo che “pensa” da solo
“Lui” non ha bisogno di aspettare ordini dalla Terra: per questo è stato costruito, la NASA ha pensato a quello che può funzionare per esplorare Europa. Il team ha integrato software di controllo autonomo con hardware di perforazione per penetrare quella superficie ghiacciata in cerca dei primi campioni potenzialmente contenenti vita.
Il robot esplorativo ha una struttura particolare: quattro gambe robuste, due braccia articolate e una “testa” piena di telecamere stereo. Sembra quasi un insetto meccanico gigante, ma ogni componente ha uno scopo preciso. Le telecamere catturano informazioni visive dell’ambiente, mentre le braccia possono montare diversi strumenti per scavare, estrarre e raccogliere campioni.
Perché l’Alaska è perfetta per i test
Il ghiacciaio Matanuska non è stato scelto a caso. I test si sono concentrati non solo sui singoli strumenti ma anche su come l’intero sistema integrato si comportava in un ambiente reale. Le condizioni dell’Alaska simulano abbastanza bene quelle che il robot esplorativo troverà su Europa: ghiaccio spesso, temperature polari e terreno imprevedibile.
Già durante i primissimi test del luglio 2022, il robot esplorativo ha raccolto campioni da diversi siti con pendenze variabili, profondità del ghiaccio diverse e distribuzione irregolare di ghiaia. Tutto questo in completa autonomia. Oggi, però, si è superato dimostrando capacità di campionamento autonomo ed end-to-end con il lander (cioè, con un hardware che simulava il lander: Olaf, questo il nome del lander, è ancora ai box NASA. Potete vederne una ricostruzione nell’immagine di copertina di questo articolo).

L’autonomia è tutto
Su Europa non potete chiamare l’assistenza tecnica. La distanza dalla Terra crea ritardi di comunicazione enormi, e le condizioni estreme richiedono decisioni immediate. Joseph Bowkett, autore principale dello studio pubblicato su Science Robotics, spiega che il modello del lander aveva un’autonomia significativamente maggiore rispetto a quella tipicamente utilizzata sui rover e lander di Marte esistenti, soprattutto per il tempo limitato della missione e l’alta potenza richiesta per comunicare con la Terra.
Europa nel mirino
Europa è uno dei luoghi più promettenti per cercare vita nel nostro sistema solare. Sotto la sua crosta ghiacciata si nasconde un oceano che contiene più acqua di tutti gli oceani terrestri messi insieme. Europa può ospitare nel suo corpo liquido vita di ogni genere, da quella microbica in poi.
Il robot esplorativo dovrà scavare circa 10 centimetri sotto la superficie, dove la complessa chimica dei materiali provenienti dall’oceano sottostante sarebbe protetta dalle radiazioni dannose che esistono nello spazio intorno a Giove.
Come abbiamo sottolineato in questo articolo su Europa Clipper, la missione arriverà nel 2030 ma volerà solo sopra la superficie. Un robot esplorativo come quello testato in Alaska rappresenterebbe il passo successivo: toccare davvero quel mondo alieno e cercare i segreti della vita.
I test in Alaska dimostrano che siamo più vicini di quanto pensiamo a questo obiettivo straordinario.