Ci siamo abituati a vivere nell’ansia costante della batteria scarica. Power bank, cavi ovunque, la corsa frenetica verso la presa elettrica più vicina. E se ci fosse un modo per ricaricare il vostro smartphone semplicemente vivendo la vostra vita quotidiana? Adam Abu-Taqa della Arizona State University ha creato un generatore per la ricarica dello smartphone che funziona 24 ore su 24, sfruttando l’energia che il vostro corpo produce naturalmente. Movimento, calore, attrito: tre forze che diventano elettricità in un dispositivo spesso meno di 5 millimetri.
La ricarica dello smartphone che non riposa mai
Pensavate che i pannelli solari fossero il massimo dell’innovazione energetica? Preparatevi a ricredervi. Il generatore di Abu-Taqa è una svolta nella ricarica dello smartphone perché non dipende da nessuna fonte esterna. Niente sole, niente vento, niente prese elettriche. Solo voi e la vostra normale routine quotidiana.
Il dispositivo sfrutta infatti tre principi fisici diversi in un’unica soluzione elegante. La prima fonte è la piezoelettricità: ogni volta che toccate, premete o piegate il generatore, si produce corrente elettrica. La seconda è la termoelettricità: il calore del vostro corpo e dell’ambiente circostante viene convertito in energia. La terza è la triboelettricità: l’attrito generato dal movimento produce elettricità attraverso lo sfregamento tra superfici diverse.
Insomma, camminare, gesticolare, persino respirare diventano azioni che alimentano il vostro telefono. È un po’ come avere una centrale elettrica personale che vi segue ovunque, invisibile e silenziosa.
Come funziona il “tocco magico”
La genialità del progetto sta nella sua semplicità costruttiva. Il generatore è composto da tre strati di materiali diversi, ciascuno specializzato in una forma di raccolta energetica. Il primo strato contiene materiali piezoelettrici che reagiscono alla pressione meccanica. Quando camminate o muovete il dispositivo, questo strato genera elettricità.
Il secondo strato è quello termoelettrico, che sfrutta la differenza di temperatura tra il vostro corpo (circa 37 gradi) e l’ambiente circostante per produrre corrente. È lo stesso principio utilizzato dalle sonde spaziali per alimentarsi nello spazio, ma miniaturizzato e ottimizzato per l’uso quotidiano.
Il terzo strato è quello triboelettrico, forse il più affascinante. Sfrutta l’elettricità statica che si genera naturalmente quando due materiali diversi entrano in contatto e si separano. Avete presente quando togliete una maglia di lana e sentite dei piccoli “clic”? Ecco, il generatore cattura proprio quel tipo di energia e la trasforma in elettricità utilizzabile.
Tutti e tre gli strati lavorano simultaneamente, creando un flusso costante di energia che viene poi immagazzinata in una batteria integrata. Il risultato? Un dispositivo che non si ferma mai, proprio come i nanogeneratori che convertono le vibrazioni in energia.
Un foglio che cambia tutto per la ricarica dello smartphone
Le dimensioni sono davvero impressionanti: meno di 5 millimetri di spessore per un dispositivo flessibile che può essere integrato direttamente negli smartphone o indossato come un accessorio. Abu-Taqa lo descrive come un “foglio elettronico” che potrebbe persino essere cucita negli abiti o incorporata negli oggetti di uso quotidiano.
Potrebbe essere integrato nelle cover degli smartphone, trasformando ogni tocco e ogni movimento in energia. Oppure potrebbe diventare parte degli indumenti smart del futuro, creando una rete di generazione energetica distribuita sul nostro corpo.

Ricarica dello smartphone: quando l’energia è ovunque
Ma quanta energia riesce effettivamente a produrre questo generatore? I test preliminari mostrano risultati promettenti, anche se Abu-Taqa non ha ancora rilasciato dati definitivi sulle prestazioni. Quello che sappiamo è che il principio funziona: ricerche precedenti sui generatori ibridi hanno dimostrato la possibilità di ottenere tensioni elevate e correnti significative combinando piezoeletricità e triboeletricità.
L’idea di sfruttare il corpo umano come fonte energetica, d’altra parte, non è nuova. Già nel 2020 avevamo visto dispositivi come HydraCell Power Cube che genera energia da acqua e sale, ma il generatore di Abu-Taqa rappresenta un salto qualitativo importante perché combina tre diverse fonti in un unico dispositivo ultra-compatto.
La vera forza di questo progetto sta nella sua applicabilità universale. Funziona in contesti dove l’accesso all’elettricità è limitato o impossibile: zone remote, situazioni di emergenza, attività all’aperto. Immaginate di essere in campeggio per una settimana e avere il telefono sempre carico semplicemente camminando e vivendo normalmente.
Il futuro della ricarica dello smartphone tra James Dyson Award e commercializzazione
Il riconoscimento del James Dyson Award non è casuale. Questo premio, che ha già premiato innovazioni come il plastic scanner e dispositivi per aiutare nuotatori ciechi, punta su invenzioni che risolvono problemi reali con soluzioni innovative.
Abu-Taqa sta ora lavorando per portare il progetto dalla fase concettuale alla prototipazione industriale. L’obiettivo è collaborare con aziende del settore energetico per sviluppare una versione commercializzabile del dispositivo. Non sarà facile: la sfida più grande sarà mantenere costi accessibili senza compromettere le prestazioni.
Le applicazioni potrebbero estendersi ben oltre la ricarica dello smartphone. Pensate ai dispositivi medici impiantabili che potrebbero alimentarsi con il battito cardiaco, o ai sensori IoT che non avrebbero mai bisogno di manutenzione. La tecnologia triboelettrica, in particolare, sta mostrando potenzialità enormi nell’ambito dei dispositivi indossabili e autoalimentati.
Energia dal nulla, o quasi
Non aspettatevi di ricaricare completamente un iPhone in cinque minuti solo camminando: ma l’idea di avere un flusso costante di energia che mantiene il dispositivo sempre funzionante, o allunga il suo range, è affascinante. Soprattutto considerando che la ricerca sui nanogeneratori sta facendo progressi costanti nell’aumentare l’efficienza e ridurre i costi.
Abu-Taqa prevede che nei prossimi anni vedremo sempre più dispositivi di questo tipo integrati nella nostra vita quotidiana. Non solo per la ricarica dello smartphone, ma per alimentare l’intero ecosistema di gadget e sensori che ci circonda.
E pensare che tutto è iniziato con una domanda semplice: perché sprecare l’energia del movimento umano quando potremmo utilizzarla? A volte le migliori innovazioni nascono dalle domande più ovvie, quelle che tutti si fanno ma che pochi hanno il coraggio di trasformare in realtà. Abu-Taqa lo ha fatto, e il risultato cambierà per sempre il nostro rapporto con l’energia portatile.