L’altro giorno, andando in ufficio, ho incontrato Marco: un signore torinese di 93 anni che fa jogging ogni mattina e programma il suo prossimo viaggio in Giappone (dopo aver attraversato tutta l’Italia). Gli ho chiesto come facesse, considerato il fatto che a me fa male la schiena anche se faccio due passi in più. Mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto: “Sai qual è il segreto? Non pensare mai di essere vecchio”. Vivere 100 anni mi sembra un traguardo lontano, quasi fantascientifico, eppure è esattamente quello che accadrà a tanti.
La popolazione dei centenari sta crescendo a ritmi vertiginosi, e dietro questo fenomeno si nasconde un passaggio sociale che cambierà per sempre il nostro modo di concepire la vita.
I numeri non mentono: secondo le Nazioni Unite, i centenari sono il gruppo demografico in più rapida crescita al mondo. Erano appena 14.000 nel 1950, oggi sono circa 750.000, e si prevede che raggiungeranno i 4 milioni entro il 2054. Questa non è più una questione di casi eccezionali, ma un futuro probabile per molti.

Vivere 100 anni: genetica o stile di vita?
Fino a poco tempo fa si credeva che vivere 100 anni fosse questione di “fortuna genetica”. Oggi sappiamo che non è così semplice. Come spiega un recente studio di cui vi abbiamo parlato, circa l’80% di come invecchiamo dipende dal nostro comportamento e dall’ambiente in cui viviamo.
La genetica gioca certamente un ruolo (avere un genitore centenario aumenta le probabilità del 31%, due genitori del 67%), ma le nostre abitudini quotidiane hanno un peso ancora maggiore. Non c’è alcuna magia nei consigli che ormai conosciamo tutti: alimentazione equilibrata, esercizio fisico regolare, sonno di qualità e controlli medici preventivi.
Quello che sta davvero cambiando? È la nostra motivazione a seguirli. Quando l’orizzonte temporale si estende, diventa molto più sensato investire nella propria salute oggi per raccogliere i frutti domani. Tanto più che il vero problema non è tanto quanto vivremo, ma come.

Il gap da colmare
Attualmente esiste un divario preoccupante tra la durata media della vita (lifespan) e gli anni vissuti in buona salute (healthspan). A cosa serve vivere fino a 100 anni se gli ultimi 20 o addirittura 30 sono segnati da fragilità e malattie?
La buona notizia è che la scienza sta cambiando approccio. Invece di combattere singole patologie, la ricerca si sta concentrando su una battaglia “sistemica” sui meccanismi dell’invecchiamento stesso. David Sinclair, biologo dell’Università di Harvard, ha sintetizzato bene il concetto: “Vivere fino a 150 anni? Forse. Ma il vero obiettivo è arrivarci in salute, non come mummie connesse a macchine“. E ha ragione.
La società longeva
Oltre alle questioni biologiche, c’è un aspetto sociale da considerare. I nostri sistemi pensionistici, sanitari e assistenziali sono pronti ad affrontare una popolazione con un’aspettativa di vita così estesa?
Come evidenziato in un articolo su Futuranetwork, vivere oltre i 100 anni “potrà essere una benedizione o una disdetta a seconda che ci si prepari o meno”. Buona salute, socialità, disponibilità finanziarie e famiglia sono componenti essenziali per essere centenari felici.
La struttura tradizionale della vita in tre fasi (formazione, lavoro, pensione) è già diventata obsoleta. In un mondo dove si può vivere un secolo, dovremo reinventare le nostre carriere più volte, alternare periodi di lavoro intenso ad altri di formazione, e ripensare completamente il concetto di pensionamento.

Vivere 100 anni non dipende solo da noi, ma vivere bene si: quella è una scelta
Nel passato, raggiungere la vecchiaia era un privilegio di pochi. Oggi, con un’aspettativa di vita media che in molti paesi supera gli 80 anni, è una certezza per la maggioranza. Il prossimo passo non è solo vivere più a lungo, ma trasformare questi anni aggiuntivi in tempo di qualità.
Come ci ricorda la storia di Jeanne Calment, la donna vissuta fino a 122 anni che smise di fumare solo a 117 anni, non esistono formule magiche. Ma la combinazione di progressi medici, tecnologici e cambiamenti nello stile di vita può fare una differenza enorme.
Vivere 100 anni, come ho scritto nel titolo di questo articolo, sarà la nuova normalità. La domanda non è più “se” accadrà, ma “come” ci arriveremo. E la risposta a questa domanda dipende dalle scelte che facciamo oggi.