In un laboratorio dell’Università di Milano stanno crescendo piante che non dovrebbero esistere. Sono alte appena 10 centimetri, non hanno bisogno di terra e crescono ruotando su se stesse come se la gravità fosse solo un’opinione. Non è un esperimento bizzarro, ma il futuro dell’alimentazione spaziale. Il progetto Moon-Rice, coordinato dall’Agenzia Spaziale Italiana, sta sviluppando il primo riso specificatamente progettato per le piante nello spazio. Queste varietà super-nane potrebbero essere il segreto per nutrire gli astronauti durante le missioni su Marte, trasformando il sogno di colonizzare altri pianeti in una realtà concreta.
Quando le piante nello spazio diventano indispensabili
Immaginate di dover partire per un viaggio di 500 giorni senza poter fare spesa. È esattamente quello che devono affrontare gli astronauti delle future missioni su Marte. Ogni chilogrammo di cibo portato dalla Terra costa migliaia di euro e occupa spazio prezioso. Marta Del Bianco, biologa vegetale dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha calcolato che per una missione marziana servirebbero tonnellate di rifornimenti per ogni membro dell’equipaggio. Un’impresa logisticamente impossibile e economicamente insostenibile.
La soluzione arriva dalle piante nello spazio. Non si tratta solo di nutrizione: queste colture rigenerano l’aria attraverso la fotosintesi, purificano l’acqua tramite la traspirazione e producono cibo fresco utilizzando perfino gli scarti organici dell’equipaggio. Un sistema biologico completo che trasforma una navicella spaziale in un ecosistema autosufficiente. Come spiega la dottoressa Del Bianco, “le piante sono la base della vita sulla Terra e possono esserlo anche nello spazio”.
Il riso nano che conquista lo spazio
Moon-Rice non è un progetto qualunque. Tre università italiane (Milano, Roma Sapienza e Napoli Federico II) stanno collaborando per creare quello che potrebbe essere il primo cereale progettato per crescere in microgravità. Il segreto sta nelle dimensioni: mentre le varietà terrestri raggiungono altezze impensabili per un ambiente spaziale, questi super-nani crescono solo 10 centimetri. Ma non è solo una questione di spazio.
L’Università di Milano sta isolando mutazioni genetiche che permettono alle piante di rimanere compatte senza perdere produttività. L’Università di Roma Sapienza lavora sui geni che controllano l’architettura della pianta, massimizzando resa ed efficienza. L’Università di Napoli Federico II contribuisce con la sua esperienza pluriennale nella coltivazione spaziale, sviluppata in collaborazione con l’ASI e l’Agenzia Spaziale Europea.
Il progetto prevede anche l’arricchimento proteico del riso, aumentando il rapporto tra embrione (ricco di proteine) e amido. In questo modo, le piante nello spazio potranno fornire un alimento completo anche in assenza di fonti proteiche animali, praticamente impossibili da produrre in ambiente spaziale.

Simulare la microgravità con piante nello spazio
Come si fa a testare piante nello spazio senza andare nello spazio? I ricercatori italiani hanno trovato una soluzione ingegnosa: fanno ruotare continuamente le piante, impedendo loro di percepire la direzione “verso l’alto” o “verso il basso”. Questa rotazione costante simula gli effetti della microgravità, permettendo di studiare le risposte fisiologiche delle piante in condizioni estreme.
I risultati sono incoraggianti. Le piante mostrano una capacità di adattamento sorprendente, sviluppando strategie di crescita completamente diverse da quelle terrestri. Sulla Stazione Spaziale Internazionale sono già stati coltivati con successo lattuga, cavolo cinese, ravanelli e persino fiori di zinnia. Ma Moon-Rice rappresenta un salto di qualità: dal semplice ortaggio al cereale completo.
Piante nello spazio contro lo stress degli astronauti
C’è un aspetto del progetto che va oltre la nutrizione: il benessere psicologico. Coltivare piante nello spazio ha un effetto terapeutico documentato sugli astronauti. Come dimostra la storia del giardinaggio spaziale, prendersi cura di organismi viventi riduce lo stress e migliora le condizioni mentali durante missioni prolungate in ambienti claustrofobici.
Spesso gli astronauti esprimono il desiderio di avere cibi con più sapore e carattere. Le piante fresche non solo forniscono nutrienti essenziali, ma rappresentano un contatto vitale con la Terra e la natura
Il problema del gusto è reale nello spazio. La microgravità altera parzialmente olfatto e gusto, rendendo insipidi anche i cibi più saporiti. Le piante nello spazio coltivate fresche mantengono caratteristiche organolettiche superiori al cibo processato e liofilizzato, migliorando non solo la nutrizione ma anche il morale dell’equipaggio.
Dal laboratorio spaziale ai campi terrestri
Moon-Rice non guarda solo al cielo. Le tecnologie sviluppate per le piante nello spazio avranno ricadute importanti sulla Terra. Coltivare nell’ambiente più ostile conosciuto significa sviluppare soluzioni utilizzabili anche in ambienti terrestri estremi: deserti, regioni polari, aree urbane densamente popolate o zone colpite da disastri naturali.
La ricerca italiana sta pioneering un nuovo campo: l’agricoltura spaziale. Come vi raccontavo in questo articolo sui primi frutti spaziali, siamo solo all’inizio di una rivoluzione che cambierà il modo di pensare l’alimentazione, sia nello spazio che sulla Terra.
Quando i primi astronauti raccoglieranno chicchi di riso su Marte, ricorderanno che tutto è iniziato in un laboratorio milanese. Le piante nello spazio non sono più fantascienza: sono il futuro che sta crescendo, 10 centimetri alla volta.