Quando la passione per la ricerca incontra l’incoscienza, nascono esperimenti come quello di Michael Raduga. Il fondatore del Phase Research Center ha deciso che aspettare l’approvazione etica per testare elettrodi cerebrali sul controllo dei sogni fosse troppo noioso. Così, armato di trapano da ferramenta e tutorial di YouTube, si è lanciato nell’autoimpianto di un chip nel cervello. Dieci ore di autotrapianto casalingo, un litro di sangue perso e cinque settimane con elettrodi nella testa: il tutto per dimostrare che si possono controllare i sogni lucidi.
I medici sono inorriditi, lui è convinto di aver aperto una nuova frontiera, a me fa male un po’ la testa: ma vi racconto lo stesso.
Autotrapianto in salotto: quando Youtube sostituisce la laurea in medicina
Il 17 maggio 2023, nell’appartamento di Michael Raduga ad Almaty, in Kazakistan, è andato in scena uno degli autotrapianti più folli della storia moderna. Senza qualifiche mediche, senza anestesia generale e senza supervisione, questo ricercatore si è perforato il cranio con un trapano acquistato in ferramenta. La preparazione? Ore di video su YouTube che mostravano neurochirurghi all’opera ed esperimenti su alcune pecore.
Raduga ha raccontato di aver usato delle graffette per tenere ferma la pelle e di aver “operato” per dieci ore consecutive.
“Nei primi 30 minuti ero pronto a rinunciare molte volte perché ho perso molto sangue, circa un litro”, ha dichiarato in un’intervista.
L’autotrapianto aveva un obiettivo preciso: impiantare elettrodi di platino e silicone nella corteccia motoria, quella zona del cervello responsabile del movimento delle dita della mano sinistra.
L’autotrapianto per hackerare i sogni REM
L’esperimento di autotrapianto di Raduga nasceva da anni di ricerca sui sogni lucidi. Il suo Phase Research Center si occupa di sviluppare tecnologie per controllare gli stati di coscienza alterata durante il sonno. L’idea era dimostrare che la stimolazione elettrica della corteccia motoria durante la fase REM potesse influenzare direttamente il contenuto dei sogni.
Durante le settimane successive all’autotrapianto, Raduga ha condotto esperimenti su se stesso. Collegando gli elettrodi a un sistema di stimolazione elettrica, ha testato l’effetto delle correnti durante i sogni lucidi. I risultati pubblicati su ResearchGate mostrano che la stimolazione non svegliava il soggetto, ma causava cambiamenti nei suoi contenuti onirici.
L’aspetto più interessante dell’autotrapianto è stato documentato durante un sogno lucido in cui Raduga è riuscito a osservare intenzionalmente una contrazione indotta dalla stimolazione elettrica, che interagiva con un oggetto del sogno. Per la prima volta nella storia, qualcuno ha riscontrato una connessione diretta tra stimolazione cerebrale e manipolazione onirica.
Le reazioni
L’autotrapianto di Raduga ha scatenato reazioni durissime dalla comunità medica internazionale. Alex Green, neurochirurgo dell’Università di Oxford, ha definito l’operazione “estremamente pericolosa”, sottolineando che “poteva causare ictus, deficit permanenti o morte”. L’assenza di formazione medica ha ovviamente reso l’autotrapianto ancora più rischioso.
Dopo cinque settimane, comunque, Raduga è stato costretto a farsi rimuovere gli elettrodi in ospedale. I medici erano preoccupati per possibili danni neurologici a lungo termine e per il rischio di epilessia causato dalle cicatrici nella corteccia cerebrale. Come vi sottolineavo in questo articolo sulle nuove interfacce neurali, esistono metodi molto meno invasivi per accedere al cervello.

Le cicatrici dell’autotrapianto sono ancora visibili nelle foto che Raduga ha condiviso sui social, accompagnate dalla frase sarcastica: “Dicono che per iniziare una nuova fase della vita, devi prima liberare la testa”.
Scienza o spettacolo?
L’esperimento di autotrapianto ha diviso l’opinione pubblica. Da un lato, i sostenitori di Raduga lo considerano un pioniere coraggioso disposto a rischiare tutto per la scienza. Dall’altro, gli scettici lo vedono come un pericoloso showman che ha messo la sua vita a rischio per pubblicità.
Raduga stesso ha ammesso: “Sono contento di essere sopravvissuto, ma ero pronto a morire”. Ha giustificato l’autotrapianto spiegando che potrebbe aiutare persone paralizzate a vivere esperienze complete nei sogni lucidi, dove “possono fare sesso, mangiare, fare cose interessanti”.
Il ricercatore sta già cercando volontari disposti a sottoporsi a impianti cerebrali per sogni lucidi più efficienti, ma esperti come quelli del nostro Neuromed di Pozzilli (che ho conosciuto per vicende familiari non piacevoli) dimostrano che gli autotrapianti sicuri richiedono équipe specializzate e protocolli rigorosi.
Il futuro oltre l’autotrapianto estremo
Per quanto estremo, l’autotrapianto di Raduga ha sollevato questioni importanti sul futuro delle interfacce cervello-computer. Aziende come Neuralink stanno sviluppando tecnologie simili, ma con protocolli di sicurezza (più o meno) rigorosi e supervisione medica costante.
La ricerca sui sogni lucidi continua ad avanzare con metodi più sicuri. Dispositivi come quelli sviluppati da foc.us promettono di stimolare il cervello senza invasivi autotrapianti, mentre studi su larga scala stanno mappando i meccanismi neurali del sogno.
L’autotrapianto di Raduga rimarrà probabilmente un caso isolato nella storia della neuroscienza, un promemoria di quanto la linea tra genio scientifico e incoscienza possa essere sottile. Ma ha forse confermato che, a volte, servono gesti estremi per spingere la scienza oltre i suoi limiti convenzionali.